cannibal holocaust regia di Ruggero Deodato Italia 1979
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cannibal holocaust (1979)

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locandina del film CANNIBAL HOLOCAUST

Titolo Originale: CANNIBAL HOLOCAUST

RegiaRuggero Deodato

InterpretiLuca Barbareschi , Francesca Ciardi , Robert Kerman

Durata: h 1.35
NazionalitàItalia 1979
Generehorror
Al cinema nel Dicembre 1979

•  Altri film di Ruggero Deodato

Trama del film Cannibal holocaust

Un gruppo di documentaristi parte da New York alla volta della foresta amazzonica e poi scompare nel nulla: vengono ritrovate le bobine che testimoniano una fine incredibilmente orribile.

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Voti e commenti su Cannibal holocaust, 261 opinioni inserite

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C.Spaulding  @  28/05/2012 11:32:20
   9 / 10
Film crudo e scioccante..forse il film più bello di Deodato. Un Barbareschi giovanissimo e sadico. Un vero cult.

Gruppo COLLABORATORI Invia una mail all'autore del commento paul  @  12/01/2005 13:26:44
   9 / 10
Ancora una volta: BEATO CINEMA DI GENERE! BEATO CINEMA ITALIANO DEGLI ANNI '60 E '70! Quando cioè il nostro cinema contava veramente qualcosa nel mondo.
Questo mio giudizio tralascia quelli morali su questo film: ma "Cannibal Holocaust" è un'opera grandiosa. Innanzitutto, indipendentemente dallo stile di regia, è una pellicola difficilissima da girare. Non capisco poi perchè un tempo si girava negli Stati Uniti (qui vedi New York) con attori americani, e si girava in inglese, mentre oggi no. Poi passo al montaggio ed alla fotografia: veramente superlative.
Il film è una botta, una botta nello stomaco di quelle che difficilmente si digerirà, anche nel tempo. Ma anche (scrivo anche) questo è cinema. Forse Deodato ha voluto girare qualcosa di sensazionalistico, ma a mio giudizio, pur essendo la forza e grandiosità di "cannibal Holocaust" proprio quella di essere una pellicola di genere, realizza al contempo qualcosa di estremamente "freddo moraleggiante". Il cannibalismo è qualcosa di archetipo nel dna della nostra coscienza collettiva, ne è il più chiaro esempio il successo dei vari "morti viventi-movies", di non aprite quella porta, ma anche degli odierni reality show in cui i vari concorrenti "si mangiano vivi". E' un qualcosa di atavico, un pò come la paura che abbiamo dei topi e dei ragni, forse perchè un tempo che fu, convivevamo nelle grotte-abitazioni il nostro quotidiano con questi animali.
Ci voleva perciò un film sui cannibali, che fosse di genere, ma trattasse l'argomento anche come un qualcosa da sempre presente nella nostra coscienza, proprio come poteva essere nella nostra civiltà milioni di anni fa (ma, non dimentichiamoci, anche perno della cultura cristiana: "ecco il mio corpo offerto in sacrificio per voi", che ha dominato ed in parte domina tutta la cultura occidentale da duemila anni).
Deodato forse inconsciamente firma un'opera avveniristica e anche profetica. Da un punto di vista commerciale non dimentichiamoci "The Blair With Project", ma anche il sensazionalismo delle news televisive e dei reality show non sono certo meno estremizzanti nella violenza concettuale di questo film. E da un lato indaga nell'intimo di ognuno di noi (la parte oscura, quell'ombra che è sempre pronta ad uccidere o comunque ad essere attirata da ciò che è morte o macabro). In questo caso Artaud sarebbe stato molto fiero, giudizio personale s'intende, di tale pellicola.
Ed il fatto che il professore, protagonista del film, alla fine dica "Mi chiedo chi siano i veri cannibali" già la dice lunga sull'intento del regista, che forse voleva si stupire, ma attraverso una violenza, che, salvo in un caso (la morte della testuggine) di gratuito non ha proprio nulla.
La musica di Riz Ortolani poi è indovinata come non mai, vuole e riesce ad ammorbidire delle scene schock che sarebbero state in caso contrario impossibili da digerire.
Per quanto riguarda le uccisioni degli animali: anch'io ho sofferto, ma non possiamo nasconderci. Un mattatoio non è diverso da quelle scene che vediamo. Certo, se gli indigeni mangiano le scimmiette la cosa ci fa pena e ribrezzo, ma, purtroppo, è nella loro cultura, e contribuisce all'equilibrio della natura che l'uomo civilizzato sta letteralmente distruggendo.
E di fatti l'uccisione della tartaruga, l'unica scena che potevano veramente risparmiarsi, è perperata ai danni del povero animale da parte degli uomini cosiddetti "civilizzati".
Il finale poi, con il professore che dopo avere detto la sopra citata e fatidica frase si allontana, e con la macchina da presa che inquadara i grattacieli di New York, simbolo massimo della civilizzazione e del progresso occidentale, dal basso verso l'alto, in un'inquadratura volutamente decadente, distorta (un pò come i campanili cattolici del "Martin" romeriano), è addirittura grandiosa.
Come mai, allora, ci si chiede, non siamo più in grado di girare film così?
Come mai non esistono più i vari Terence Hill e Bud Spencer, i western, i polizieschi, gli horror che tanti quattrini hanno incassato nel mondo ed hanno anche permesso ai nostri produttori di investire anche in registi autoriali?
Suggerirei quindi di guardarsi negli extra l'intervista a Luca Barbareschi, personaggio che, anche se non ne ho mai condiviso in alcun modo le idee politiche, ho sempre stimato.

18 risposte al commento
Ultima risposta 29/04/2005 14.04.13
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