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Rispetto al lungometraggio d'esordio il secondo lavoro di Kitano è molto più radicale e coraggioso ma in ogni caso meno riuscito. Non so,ho come la sensazione di aver visto una specie di oggetto estraneo difficilissimo se non impossibile da catalogare: è un viaggio folle di indottrinamento di un ragazzo goffo e sfigatello amante del baseball; nulla lascia presagire quello che poi accadrà nella parte centrale,ovvero dall'entrata in scena di Takeshi in un ruolo di certo indimenticabile per pazzia,irrazionalità e violenza. Ma a voler essere precisi sin dall'inizio a momenti di calma e di normalità Kitano fa contrapporre scoppi di violenza feroce ed insensata. Se poi interamente questa volta il film non è del tutto riuscito se non a sprazzi di certo ciò non vuol dire che non meriti una visione,anche per l'ottimo finale spiazzante e per la filosofia nichilista e votata al sacrificio (ancora una volta) che fa da perno a un lavoro complesso sotto i termini di significato e di non facile visione. Una cosa è certa: impossibile trovare qualcosa che gli somigli e anche per questo è un buon film.