La neoagente Megan Turner uccide un rapinatore la cui arma viene sottratta da un distinto agente di borsa. Costui si sente una specie di emissario di Dio e comincia a uccidere, dopo aver inciso sui proiettili il nome di Megan. Poi fa di tutto per conoscerla, e ci riesce, mentre la donna si prende una bella sbandata per lui. A questo punto non resta che una resa dei conti finale, per le strade della città, tra la poliziotta pistolera e il suo folle ammiratore.
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L'immersione di Kathryn Bigelow nel cinema di genere, spinta da una recondita tendenza verso questa parte di mondo cinematografico, ha tra i suoi effetti un ridimensionamento dei relativi stereotipi, frutto di una visione personale e di un'appropriazione del canovaccio tradizionale, quello di un thriller poliziesco nel caso di BLUE STEEL, predisposto a stravolgere la vita professionale e sociale di un carattere centrale forte, tipico del noir moderno, ma aggiungendo una costante femminile che ordina tutto il resto, dalla sensibilità della pellicola alla coerenza delle sottotracce, distaccate dal tronco narrativo principale per ampliare lo sguardo esistenziale della protagonista e per aggiungere, a quello che è un film d'intrattenimento, uno sfondo ricco di dramma.