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I critici lo hanno accolto male a Venezia, invece è un film profondo e toccante. Tratto dal romanzo di Joyce Carlos Oates, narra la storia di Norma Jeane non di Marilyn, biondissima e acclamata diva. Vediamo Norma bambina, il rapporto con la sfurtunata madre e le successive fasi di una breve e intensa vita costellata di incontri con il mondo maschile (i produttori, gli amanti "gemelli" i mariti e il Presidente). Tutti gli uomini a cui lei si aggrappava l'hanno delusa, in un eterno confronto con il padre che non ha mai conosciuto. Dall'ex pugile e dallo scrittore divenuti suoi mariti, lei cercava il sostegno della figura paterna, per lei erano "daddy", un dolce appellativo che gli attribuiva, come se si aggrappasse ad un'illusione di affetto sincero e protezione che non ci sono stati mai stati davvero. L'amore incondizionato di un padre, Norma non lo ha mai avuto, ha conosciuto solamente amanti e compagni che l'hanno sfruttata per quello che rappresentava, che non l'hanno mai davvero compresa, da qui la sua profonda solitudine. Ci sono due scene che non vorresti vedere che infangano l'immagine di una dea, ma Norma Jeane le ha vissute di certo (anche se il romanzato si sovrappone alla storia reale) e ti arrivano dritte nella loro crudezza. I bagni di folla in bianco e nero, rappresentano bene quello che tutto il pubblico vedeva ma che nascondeva la vera essenza di questa donna dolce, bellissima e sfortunata. Se amavo Marilyn prima di questo film ora amo Norma, una persona unica che nessuno ha saputo proteggere ed aiutare davvero. La sua solitidine ti arriva al cuore oggi a distanza di 60 anni dalla sua morte e vorresti che non fosse andata così. Bravissima Ana de Arnas, merita tutto a mio avviso.