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Vedere questo film mi ha disturbata: la violenza su chi è indifeso e non può reagire è qualcosa di difficile da sopportare. E poi l'autismo è un problema che genera compassione quando i malati sono bambini, per poi perdere progressivamente di interesse e diventare, in definitiva, una malattia socialmente inaccettabile, antiestetica, insopportabile... uno di quei casini che, ai nostri tempi in cui la facciata è tutto, la maggior parte delle persone non riesce a sopportare se non con qualche espressione di compatimento. Così, essere messi brutalmente di fronte al modo in cui il povero Ben viene trattato dai suoi spietati compagni di scuola è dura da mandar giù: gli unici momenti in cui il ragazzo riesce a trovare pace e conforto sono quelli in cui si trasforma nel suo avatar e in cui sogna di essere "normale". Non ci davvero pietà nè ipocrisia nel modo in cui la malattia di Ben e l'idiozia violenta del branco vengono rappresentati, ed è un vero pregio del film, assieme alla bella interpretazione del protagonista. Di contro,
trovo consolatorio il finale: purtroppo non va quasi mai a finire così. Però è cinema, e concediamogli il beneficio di alleggerire la pena dello spettatore
. In definitiva, non un capolavoro ma un bel film, a suo modo anche didattico.