beach rats (2017)

Frankie, adolescente di Brooklyn, passa le giornate a bighellonare tra spiaggia, parco e luna park con gli amici. Privo di obiettivi e dedito all'uso di droghe, entra in conflitto con se stesso spaventato dall'attrazione sessuale che ha cominciato a nutrire. Dapprima incontri virtuali, poi isolati boschetti e motel in cui consumare veloci amplessi con uomini più maturi, mentre il rapporto con la bella Simone assume sempre più connotati di facciata.
In tempi di coming out Elisa Hittman immagina l' angustia di un ragazzo nel pieno del suo sviluppo nell'accettare qualcosa che la società, in genere, stigmatizza senza mezzi termini.
Ciò che manca a "Beach Rats" è un veemente impulso drammatico, il contesto sociale appena accennato con personaggi messi in secondo piano dai tormenti del protagonista restituisce figurine senza spessore, non adatte a giustificare le preoccupazioni di Frankie.
La violenza è fin troppo trattenuta anche nei momenti in cui dovrebbe esplodere, ma in genere tutti i conflitti presentati, più o meno astratti, non scavano mai nel profondo. La crisi d' identità avviene senza un naturale decorso dettato da cause ed effetti, lo spettatore è così costretto ad immaginare il senso di colpa e la vergogna, il terrore di essere emarginato, purtroppo mai esposti in modo chiaro.
Da apprezzare sono la fittizia "dichiarazione" al branco ed il finale che in qualche modo richiama la morte di un nostro grande artista*. Vengono colpevolmente suggeriti e poi lasciati per strada i rapporti con la madre fin troppo comprensiva e con la sorella minore, a cui Frankie invidia il rapporto "normale" col fidanzatino. Troppo marginali anche gli amici ai quali le pochissime battute concesse non permettono il riconoscimento di un ambiente fondamentalmente ignorante e machista.
L'ho trovato assai sopravvalutato con buona pace della positiva accoglienza ricevuta nei festival in cui è stato presentato.

SPOILER