Un ex marine viene coinvolto suo malgrado nel tentativo di stabilirsi su di un pianeta particolarmente ricco di specie vegetali ed animali e di sfruttarne le grandi risorse: quando però la razza indigena si ribellerà a questo colonialismo cosmico, l’uomo passerà dalla loro parte per guidarne la rivolta.
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Ottimo prodotto commerciale, è il genere di film che attrae maggiormente il pubblico (una "gioia per gli occhi", come ho letto in qualche commento...) ma che, alla fin fine, risulta nella sua trama piuttosto prevedibile. E non perchè ispirato ad altri film, ma perchè nel suo snodarsi la pellicola appare inevitabilmente ancorata a un buonismo di fondo che, alla lunga, stanca. I buoni vincono, i cattivi perdono, i traditori (ma redenti) vengono perdonati: anche nella loro caratterizzazione, i personaggi appaiono un po' come delle "macchiette". Sarò forse semplicistica io, ma alla fine, oltre alla "gioia per gli occhi" non ho visto altro. Questo per me non è più "grande cinema", ma un semplice prodotto ad uso e consumo del pubblico. Nonostante ciò, meno di 7 e mezzo non si può dare, di cui mezzo punto in più per via di Sigourney Weaver.