Un ex marine viene coinvolto suo malgrado nel tentativo di stabilirsi su di un pianeta particolarmente ricco di specie vegetali ed animali e di sfruttarne le grandi risorse: quando però la razza indigena si ribellerà a questo colonialismo cosmico, l’uomo passerà dalla loro parte per guidarne la rivolta.
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Film visivamente spettacolare, anche se retorico per ovvie ragioni commerciali (dato l'ingente budget). Nel complesso la storia è avvincente anche se riproposizione di un format già noto (quello dei western), con l'innesto di una filosofia ecologista spicciola che comunque non guasta. Le americanate ci sono sempre, è chiaro, e Cameron non è certo l'ultimo arrivato in fatto di scelte commerciali. A proposito di questo lessi una volta un'intervista a Carpenter, in cui a un certo punto spiegava le ragioni per cui registi come Spielberg o lo stesso Cameron fossero a parer suo dei grandi 'geni': la ragione sta proprio nel fatto di "sapere sentire il polso" del pubblico, capire cosa vogliono nel momento in cui lo vogliono. E' chiaro che dietro al complimento c'è l'orgoglio e la rivendicazione, se vogliamo anche polemica, di uno che non è mai sceso a compromessi con le major, di uno che ha sempre messo davanti ai soldi (mai disdegnandoli!!) le scelte creative. Cameron ha capito la portata di alcune parole chiavi di questa nostra epoca, tra cui le parole Avatar e Natura, così come negli anni 80 il pubblico sentiva il bisogno di una figura aliena rassicurante come ET che cancellasse gli incubi di Alien e la fantascienza degli anni 50 e 60.
Non vuole essere un discorso polemico, piuttosto ritengo sia costruttivo dare una valutazione del film in base al suo reale peso artistico, e non per via della sua spettacolarità. Film come questi li definirei "a rischio zero" perchè si sa già che faranno un mucchio di soldi. Qui stiamo parlando di film che riescono a muovere una notevole quantità di capitali ed è quindi impensabile aspettarsi qualcosa di innovativo, che significherebbe rischio. E' difficile accettare questa idea, lo so, ma oltre la maschera dell' ultra-fantascienza di Avatar, dietro questa overdose di progresso ipertecnologico e la prospettiva di un futuro avvenieristico in cui l'uomo diventa conquistatore dello spazio, si nasconde la stessa consumata retorica di sempre, quella che non sbaglia mai perchè è sempre identica e a noi piace così soprattutto perchè la(ci) riconosciamo facilmente.
Avatar è un bel film, ma non ha riscritto o innovato un bel niente. Ho letto molti commenti che mi ricordano i tempi in cui uscì il primo Matrix, che da tanti era stato accolto come un film che avrebbe cambiato per sempre la storia del cinema per sempre; beh alla fine non è stato così. Blade Runner lo ha fatto, riscrivendo i codici della fantascienza e forse anche della linguaggio cinematografico stesso, Avatar no.