aguirre furore di dio regia di Werner Herzog Germania 1972
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aguirre furore di dio (1972)

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locandina del film AGUIRRE FURORE DI DIO

Titolo Originale: AGUIRRE DER ZORN GOTTES

RegiaWerner Herzog

InterpretiHelena Rojo, Klaus Kinski, Cecilia Rivera, Ruy Guerra

Durata: h 1.34
NazionalitàGermania 1972
Generedrammatico
Al cinema nell'Agosto 1972

•  Altri film di Werner Herzog

Trama del film Aguirre furore di dio

Nel 1560 una spedizione spagnola, guidata da Gonzalo Pizarro, fratello di Francisco, discende la Cordigliera delle Ande alla ricerca del mitico El Dorado. La giungla inestricabile la blocca. Si invia allora un pattuglione esplorativo, munito di zattere, sul fiume Urubamba al comando di Pedro de Urrua al cui fianco è l'ambizioso e spietato Lope de Aguirre. Finirà vittima della sua folle megalomania.

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Voto Visitatori:   8,47 / 10 (71 voti)8,47Grafico
Voto Recensore:   8,50 / 10  8,50
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Voti e commenti su Aguirre furore di dio, 71 opinioni inserite

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  Pagina di 1  

Mr.Bowie  @  02/02/2015 11:14:15
   9 / 10
"Sono il furore di Dio, la terra che io calpesto mi vede e trema"

Siamo in Perù località mistica, enigmatica e soprattutto pericolosa dove la maestosità della natura fa paura a se stessa. E' qui che Aguirre ( Klaus Kinski ) tenta un improbabile viaggio fuori e dentro di lui alla ricerca della città d'oro, assieme un manipolo di pseudo/guerrieri terrorizzati e con solo zattere come garanzia. Un uomo che per saziare la sua sete di potere dichiara guerra al Rio delle Amazzoni convinto che si arrenderà soltanto quando la vita lo abbandonerà. E' un vero leader, un capitano pazzo e visionario, uno che seguiresti anche in capo al mondo per il suo charme agghiacciante che ti imprigiona senza possibilità di scampo. Epilogo amaro e prevedibile. Pare che "Apocalypse Now" di Coppola sia stato ispirato da questo film che racconta una storia realmente accaduta ma interpretata diversamente da Herzog che con il suo "capolavoro" sancisce la travagliata relazione con l'attore Klaus Kinski la quale darà meravigliosi frutti. Assolutamente da vedere.

4 risposte al commento
Ultima risposta 02/02/2015 13.41.45
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Jack_Burton  @  05/03/2013 22:32:28
   4 / 10
Sarà, ma a me l'unica emozione che mi ha suscitato questo film è la noia, al punto tale da non essere riuscito a portarlo a termine...
L'unico merito che ha, dal mio punto di vista è quello di aver ispirato coppola per il suo apocalypse now (quello si che è un capolavoro).
Non è la prima volta che dando retta alla media voti qui su filmscoop mi ritrovo delle brutte sorprese...
Comunque, ritornando al film, penso che sia piuttosto sopravvalutato e risente non poco del peso degli anni.
Si c'è kinski che fa una bella interpretazione, ma poi per il resto...il nulla; il resto degli attori, allucinante, la regia, documentaristica, la musica,inpalpabile...mah, il mondo è bello perchè è vario...
Se questo è IL film di herzog posso anche fermarmi a questa prima (non) visione...basta e avanza.

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Ultima risposta 05/03/2013 23.35.59
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Gruppo COLLABORATORI JUNIOR pier91  @  30/07/2011 13:25:07
   9 / 10
Nel Rio delle Amazzoni Aguirre si è riconosciuto una docile fibra dell'universo.

6 risposte al commento
Ultima risposta 01/08/2011 13.53.22
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Invia una mail all'autore del commento Suskis  @  12/10/2010 10:08:18
   9 / 10
Veramente un film epico (come spesso accade per i film di Herzog, la lavorazione merita un film a parte!) in cui l'uomo, preda della sua follia, perde tutto nel suo scontro con la natura (che rivedremo in Fitzcarraldo, con esiti apparentemente diversi). Kinski dà il meglio di sè e ci regala un personaggio indimenticabile, come lo sono varie sequenze di questo film. Il fiume è ancora una volta una metafora che domina il film (in questo, per come il film inghiotta gli uomini con la sua immensità, mi ricorda Apocalypse Now!)

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Ultima risposta 12/10/2010 23.07.09
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Gruppo COLLABORATORI SENIOR elio91  @  09/04/2010 18:15:35
   8½ / 10
La follia del Potere in uno splendido film di Herzog e chi meglio dell'attore più "pazzo" di sempre poteva interpretare il protagonista se non Kinski?
Aguirre ha veramente scene che lasciano senza fiato per la loro bellezza ed autenticità.
La forza lirica del film sta non solo in una gran bella storia che racconta in maniera poetica e apocalittica il Potere e la conseguente follia (o magari sono la stessa cosa travestita l'una nell'altra),ma anche nella scelta di girare in modo tanto spontaneo e naturale,tra film e documentario.
Kinski incommentabile,è perfetto e strabordante,reso completamente pazzo e allo stesso tempo incredibilmente lucido dal Potere,la conquista,la megalomania...
Herzog dirige in una giungla vertiginosa (fantastica la prima scena) e splendida che lentamente si trasforma in un limbo in cui la Natura diventa predominante e vince su tutto.
Interessante è anche tutto quello che è accaduto prima,durante e dopo la lavorazione di Aguirre,avvenimenti tanto "avventurosi" che si potrebbe fare un film anche su quelli.

Finale meraviglioso,lirico,potente e anche pauroso. Kinski e Herzog sono paurosi.

8 risposte al commento
Ultima risposta 26/01/2013 12.17.20
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Gruppo REDAZIONE VincentVega1  @  16/03/2010 14:05:51
   10 / 10
Werner Herzog è un uomo di 68 anni che ha dedicato la sua vita al cinema, in tutti i sensi. Tante sono le volte in cui si è messo in gioco per progettare e realizzare i suoi film, veri e propri diari di un'esistenza.

Per loro ha calpestato il suolo di un vulcano prossimo all'eruzione.
Ha attraversato fiumi in piena e deserti aridi.
E' letteralmente finito in mezzo a dei cactus.
Ha spento un nano infuocato solo con il suo corpo.
E' stato punto da tarantole velenose.
Ha mangiato le sue scarpe per scommessa ed ha attraversato a piedi mezza Europa per una promessa.

Ma c'è un episodio in cui ha rischiato più di tutti gli altri la sua vita ed è stato con un uomo di origina polacca, un certo Klaus Kinski, nonché il suo nemico più caro e persona da un caratterino tutt'altro che facile.
Sul set di “Aguirre”, il suo film più personale, nella giungla sudamericana, Kinski minacciò di andarsene, non riusciva a sostenere i ritmi di una foresta vergine così piena di insidie, a pochi passi dallo spaventoso Rio delle Amazzoni. Herzog lo guardò negli occhi e gli disse: “Se tu ora te ne vai io prendo il mio fucile e ti ammazzo, poi mi ammazzo, e finisce tutto qui”.
Non scherzava, per l'unica volta nella sua esistenza aveva messo in mano ad un'altra persona quella stessa vita che poi ci consegnerà tantissimi altri capolavori.

“Aguirre furore di Dio” non è dunque soltanto un film, è il punto di svolta che ogni uomo dovrebbe conseguire, quel punto di svolta che non ti fa più tornare indietro, che ti permette di trovare l'Eldorado, quello stesso Eldorado che Lope De Aguirre non ha mai smesso di cercare, nemmeno da solo, su una zattera in mezzo ad un fiume, circondato da cadaveri e scimmie urlatrici. L'uomo deve essere pazzo, deve avere manie di grandezza, deve confrontarsi con la sua stessa ferocia e con la ferocia della natura, cattiva e senza pietà. Nelle mani forse ci rimarrà solo un pugno di mosche e saremo circondati dalla morte, ma il vero scopo di tutto è provarci, anche quando il nemico è invincibile.

L'interpretazione è mia e personale, nessuno potrà mai stravolgermela e nessun altro film come questo potrà essermi vicino nei momenti più difficili. D'altronde Werner Herzog la natura la odia e la sfida, sarebbe in contraddizione se esprimesse il contrario: “Ognuno ha i propri segreti, io non verrò a raccontarveli, io sono semplicemente i miei film”.

“Ieri ha parlato a lungo di Aguirre e mi è tornata in mente una serie di atrocità, che in parte avevo dimenticato e in parte volutamente rimosso. Ma anche bei ricordi. Noi due che nuotiamo verso un punto più tranquillo dell'Urubamba sempre più impetuoso e vorticoso per raggiungere la chiatta sulla riva opposta che permetteva di attraversare il fiume con un cavo d'acciaio: quando ci siamo guardati intorno, tutto a un tratto un gorgo semicircolare avanzava verso di noi con un terribile e fragoroso risucchio, per poi cambiare direzione poco prima di raggiungerci.”

“Ho trentotto anni, ho visto di tutto. Il lavoro mi ha dato tutto e si è preso tutto. Non posso più essere fuorviato: da chi, da cosa?”

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Ultima risposta 26/01/2013 12.27.54
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Gruppo COLLABORATORI julian  @  22/02/2010 21:46:52
   6 / 10
Un'altra profonda delusione del mese.
Forse se non ci fossero stati quegli altri tre quattro utenti a mettere un voto basso - tra cui Ferro e Cash che sono due sicurezze del sito - mi sarei ripromesso di vederlo con più calma altre volte perchè era chiaro che l'errore risiedeva in me. Di solito faccio così, i film importanti su cui mi trovo in difficoltà li lascio perdere; Aguirre, però, è uno di quei casi in cui sono quasi fermamente convinto di non aver preso una cantonata. Semmai l'avrà presa qualcun altro...
Herzog è un autore nuovo per me, ovviamente questo significa che mi sono trovato di fronte a uno stile del tutto inedito: pochi soldi racimolati per un film/documentario con soluzioni amatoriali (una delle poche cose da apprezzare che vanno un pò a tamponare la delusione presa), lentezza maniacale anche se con movimenti di macchina, specie sul fiume, parecchio interessanti, sottofondo musicale pseudoepico ma sempre uguale, poi scrittura dei personaggi inesistente, escluso Don Lope de Aguirre, e sceneggiatura nulla, scritta di getto in due giorni.
E' chiaro che Herzog volesse fare un film di fotografia (altra cosa buona della pellicola a quanto pare, ma non ho potuto goderne per la versione marcia che ho visto), incentrata su una sola figura, Aguirre, l'unico impersonato da un attore degno di tal nome: se ne ha la conferma anche leggendo che il regista non si attenne molto al canovaccio appena abbozzato, che perse addirittura alcune pagine e che cambiò il progetto sul posto rinunciando a scene troppo difficili da realizzare con i pochi mezzi.
Il film è un'improvvisazione continua portata avanti dal solo Kinski, cui è stato indicato di impazzire progressivamente insieme al suo personaggio (ci riesce bene, ma suona falso, costruito fin nelle espressioni); i buchi dei personaggi secondari (l'esempio più eclatante è Helena Rojo che non ha ruolo alcuno) li riempie la natura con il suo silenzio.
Personalmente non ricordo molti altri film di un'ora e mezza che riescono ad annoiare e la cui visione sia così maledettamente ardua.
Le tre letture che propone il Morandini - storica, drammatica e politica - più la dimensione onirica, sono percepibili, come diceva anche Ferro, solo se lo spettatore è già predisposto al bene verso tale pellicola.
Il discorso è lo stesso di Elephant di Van Sant: un racconto stilizzato non può ambire alla definizione di ritratto universale. I temi trattati da Herzog, follia e magalomania su tutti, sono rappresentati in una maniera francamente discutibile e quanto mai tediosa.
Più che un capolavoro, un cult che a molti è rimasto nel cuore, sennò tante cose non me le spiego.

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Ultima risposta 24/02/2010 01.08.51
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paride_86  @  24/09/2009 01:48:38
   5 / 10
Mah, probabilmente sono io che non capisco Herzog; in ogni modo questo film proprio non mi è piaciuto.
Certo, le intenzioni sono chiare e leggibili: il discorso sulla megalomania, il potere, la schizofrenia ecc, però, come in molti film dello stesso autore, il tono onirico si accompagna a delle immagini scarne e semplici, in pieno stile documentaristico. E' proprio questo il punto su Herzog: non si capisce mai dove finisce il documentario e dove comincia il cinema.
Per quanto riguarda la recitazione degli attori, a parte Kinski, stendiamo un velo pietoso: probabilmente l'inespressività sarà stata una prerogativa del regista - come quando in "Cuore di vetro" fece recitare i protagonisti sotto ipsosi - , fatto sta che sembrano tutti mummie imbambolate, inerti ai (pochi) eventi che si susseguono.
Il film, inoltre, nonostante la breve durata, è molto lento e pesante: si trascina piatto senza pathos e anche nel finale non c'è un vero climax.

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Ultima risposta 22/11/2009 14.58.24
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Gruppo COLLABORATORI SENIOR Ciumi  @  26/07/2009 20:43:12
   10 / 10
E' considerato il risultato maggiormente rappresentativo del sodalizio Herzog-Kinski. E a giusto merito, a mio parere, per diverse ragioni.
Innanzitutto Aguirre è il personaggio che più assomiglia a Kinski: egocentrico, ambizioso, carismatico, folle, collerico, confuso, megalomane. In secondo luogo, la scelta della storia.
Già dalla bellissima prima immagine ove, scortata dalla nebbia, la spedizione discende come una colonia di formiche la parete d'una montagna, una forza immensa e impassibile sembra prepararsi all'arrivo dei conquistadores. La natura, madre predatrice, e vergine inesplorabile, mostra allora la sua lingua nell'acque irascibili del fiume Urubamba. L'oro di El Dorado, emblema dell'ambizione umana, non compare: ma la foresta chiude il suo verde fosco, e gli esploratori ribelli devono cominciare un'allucinata lotta contro nemici invisibili, incarnazioni della natura stessa.
Il risucchiare del fiume, in una progressione violenta di febbre e di follia (che anticiperà, e probabilmente avrà ispirato, quella di " Apocalypse now"), ingerirà da lì a poco l'intero equipaggio, annullando ogni ragione di tradimento, di resistenza, ogni delirante sogno di gloria d'Aguirre e dei suoi seguaci.

Ma non è tutto qui il fascino di questo film. E per comprenderlo fino in fondo, e approfondire meglio il pazzesco e straordinario rapporto tra Kinski e il regista-atleta Herzog, invito chiunque fosse interessato a guardare il documentario girato dallo stesso regista tedesco: "Kinski, il mio nemico più caro." I film di Herzog non sono semplici pellicole. Né normali documentari. Sono sofferte prove di sopravvivenza ed esperienze estreme d'altissima umanità.

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Ultima risposta 23/09/2009 21.18.52
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Gruppo COLLABORATORI Marco Iafrate  @  19/06/2009 18:04:06
   8 / 10
Questo film è una lezione di vita. Riporta l’uomo nella sua dimensione, quella di elemento pensante, intelligente, vanaglorioso, crudele, ma infinitamente piccolo di fronte alla maestosità della natura, imperturbabile, indifferente, ogni qual volta l’essere umano si arroga la presunzione di sfidarla. Herzog sottolinea, in un crescendo disarmante, l’inutile tentativo dell’uomo di dominare forze che dall’alto della loro grandezza ignorano e rendono ridicola qualsiasi manifestazione di potere nei suoi confronti. La lucida follia di Aguirre è in grado soltanto di affascinare il suo equipaggio che, accecato dal suo carisma, decide di seguirlo, ma la foresta con i suoi alleati li inghiotte, annullandoli, rendendo di fatto grottesca ogni loro azione e vana ogni lotta per la sopravvivenza. L’enorme contrasto tra le due forze in campo ci viene offerto da Herzog fin dalla prima sequenza mentre l’esercito di Pizarro scende il fianco della montagna avvolto nella nebbia (l’azione è accompagnata dalla magica musica dei Popol Vuh ) ed in seguito con l’addentrarsi nella foresta da parte di una spedizione su zattere comandata da Ursùa . La violenza incontrastata del fiume, con la morte di diversi uomini, convince Ursùa a desistere ed a ritirarsi, ma non colui che lo affianca, quel Lope de Aguirre che esaltato dalla propria delirante grandezza non farà altro che sintetizzare il senso di inutilità dell’impresa. Come sempre il regista descrive nitidamente quanto sono enormi gli sforzi che fa l’essere umano per costringere la natura al suo volere e di contro quanto la natura non necessiti di ostilità per ridimensionare le velleità dell’uomo, le basta stare lì, a seguire il suo corso.

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Ultima risposta 13/08/2009 10.10.54
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USELESS  @  25/02/2009 06:32:25
   10 / 10
Ispirato a Herzog dalla lettura della storia di Lope de Aguirre (1510- 1561) conquistador basco.
Kinski supera il possibile fino a diventare Aguirre.
Indimenticabile la scena finale.

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Ultima risposta 24/09/2009 18.05.01
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Gruppo COLLABORATORI SENIOR ferro84  @  25/02/2009 00:00:47
   6 / 10
Perplesso, una storia comune, la ricerca di un sogno, il triste risveglio.

Mah questo film non mi ha detto niente, forse avendo ispirato pellicole successive come Apocalypse Now o Mission, può essere una spiegazione.

Non so, non è noioso ma non ho trovato tutta sta profondità, tutti sti rimandi, li leggi se li vuoi leggere, ma forse lo puoi fare con ogni film........

Mah

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Ultima risposta 02/07/2009 09.16.39
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Invia una mail all'autore del commento wega  @  21/09/2008 13:24:25
   10 / 10
L' uomo come un' isola vulnerabile perimetralmente. Il fiume non più come metafora di vita, ma di un destino implacabile verso la morte. Aguirre è un uomo che crede addirittura nell' impresa di sfidare la natura tanto è forte la sua personalità. Herzog dirige un capolavoro visionario assoluto, con una drammaturgia sviluppata in maniera particolare, senza articolazioni. Quasi un riassunto delle sequenze della sceneggiatura mostrandone le essenziali, che, con in codici sonori, creano nello spettatore uno straniamento dall' opera stessa: la bellezza fotografica di un documentario assume i connotati ed i colori tragici(e qui credo stia il talento visionario di Herzog) di un fallimento preannunciato. Un film incredibile.

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Ultima risposta 22/09/2008 16.56.44
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Gruppo REDAZIONE amterme63  @  18/05/2008 12:21:55
   9 / 10
Con questo film Herzog dà maggiore risalto e profondità a quelli che sono i temi e gli stili della sua opera: indagine spassionata e distaccata (ma affascinata) nei meandri della parte scura/irrazionale dell’animo umano, l’incontro/scontro dell’Uomo con la Natura, la follia e l’inciviltà che si nasconde dietro la pretesa umana di ordine e civiltà – il tutto con il suo solito stile fatto di inquadrature e scene chiare e nitide che vanno subito al sodo, il rifiuto dei mezzi narrativi che implicano identificazione o annullamento emotivo dello spettatore nel personaggio. Infatti anche in questo film non c’è un ordine preciso e sequenziale degli avvenimenti; la trama e le scene procedono a scatti, privilegiando rappresentazioni che sintetizzino le forze etiche e psicologiche in gioco, piuttosto che illustrare una vicenda. Viene evitato qualsiasi tipo di movimento drammatico o rappresentativo in sé d’azione. Il film è stato accusato di essere statico. In effetti non si vede quasi mai la causa o l’atto di un certo evento drammatico, ma quasi sempre il risultato (gli indios nemici non si vedono quasi mai, le frecce sembrano partire dal nulla, le morti sono normali quanto un qualsiasi altro gesto), con l’unica eccezione di una decapitazione in diretta. Questa scelta stilistica un po’ estrema è invece altamente funzionale all’intenzione del regista di tenere distanti gli spettatori dalla vicenda e dai personaggi, per farli così giudicare in maniera distaccata e razionale. Herzog infatti è un cineasta molto razionalista, nonostante che sia affascinato dal mondo dell’irrazionale (in questo assomiglia a Goethe, lucido e olimpico ma affascinato dalle vertigini del demoniaco e dell’irrazionale).
Ciò che differenzia Aguirre dai film precedenti è la grande cura che viene data alla scenografia, alle riprese e all’interpretazione degli attori. Basta vedere la scena iniziale, quella dei titoli di testa, per rimanere incantati. Delle riprese magnifiche, accompagnate da una musica sublime, che vanno in maniera diretta a rappresentare il rapporto uomo(piccolo)/natura(aspra, incombente, misteriosa). Siamo sul Machu Pichu ma Herzog ha evitato qualsiasi riferimento da cartolina, proprio per preservare l’universalità della scena e per non “distrarre” lo spettatore dal messaggio che si voleva dare. Tutto il resto del film insiste poi su questo rapporto impari fra la megalomania, le grandi pretese di un manipolo di omuncoli e la maestà selvaggia e crudele della natura, che si fa beffe di loro. La fotografia è incredibile, con alcune “sporcizie” (tipo le gocce di pioggia sulla mdp) che non fanno altro che aumentare il grande realismo e la forza della rappresentazione.
Ciò che differenzia il film è anche la splendida interpretazione di Klaus Kinski, il quale dà un’interpretazione indimenticabile di Aguirre, con i suoi improvvisi scatti d’ira, gli occhi spiritati, la sinuosa e avvolgente maniera che ha nell’imporsi, riflessa anche nel suo modo di muoversi su linee a spirale.
Il messaggio del film è quello di rappresentare la “civiltà” occidentale nelle sue origini, fatte di depredazioni e distruzioni, sete di possesso e di potere senza alcuna considerazione morale. Il tutto però senza alcun compiacimento verso i personaggi negativi. Tutti sono rappresentati in maniera meschina (gente brutale, avida, brutta, sfatta). I rappresentati delle autorità poi sono tronfi e formali oppure inutilmente “puri” e eroici (le figure di Ursua e Inès, deboli e destinate a perdere). Il personaggio che mi ha più colpito è stato quello del frate che in pratica si comportava in maniera contraria allo spirito di ciò che voleva diffondere. Qualcosa di agghiacciante.
Infine il personaggio che sintetizza meglio tutti gli aspetti etici del film, cioè Aguirre. Nonostante la bellezza formale e la dignità che circonda il personaggio, nei fatti è trattato come un personaggio ridicolo e perdente, sbeffeggiato nelle sue troppo grandi pretese dalla Natura, cioè dallo stesso elemento che lui pretendeva di possedere e dominare. Insomma quanto è forte, affascinante e grande una volontà, un animo del genere, ma quanto è distruttivo, nocivo, folle, innaturale e perché no, insignificante rispetto alla vera forza grande, potente, cioè quella della Natura. Sarà sempre lei quella che avrà l’ultima parola. Ci illudiamo di possederla e di dominarla. Quella invece ci si può rivolgere contro e distruggerci, anche perché per Lei non contiamo niente.

4 risposte al commento
Ultima risposta 19/09/2008 14.02.22
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PetaloScarlatto  @  29/01/2008 16:14:40
   10 / 10
per me è bellissimo. una delle migliori interpretazioni di Herzog, attore allucinato che ora, finito Hair, voglio vedere in Cuore di vetro...

Follia ed ambizione fuse in un abbraccio saffico di sconvolgente sensualità...


Un capolavoro... ma ( per fortuna ) non per tutti

1 risposta al commento
Ultima risposta 09/02/2008 11.01.30
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Sidewinder  @  13/01/2007 14:57:09
   6 / 10
Dopo essere rimasto piacevolmente sorpreso da Nosferatu mi aspettavo qualcosa di più da questo film di Herzog, che un po' dappertutto leggo essere un capolavoro.. boh saranno le interpretazioni scarsette (tranne un buon nevrotico Klaus Kinski), in cui gli attori sembra che leggano dei telegrammi mortuari, poi i dialoghi a tratti banalotti,,, insomma non mi hanno preso granchè.
Ho dato una spulciatina al -sommo- Morandini e lui mi parla di tensione allucinata, mah a me comunque non pare tanto un gran film. Alcune riprese sono azzeccate, ma non innovative (tranne forse l'ultima).
Una bella trama simile poteva essere sviluppata di più.

1 risposta al commento
Ultima risposta 12/05/2007 20.02.23
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Rusty il Selvag  @  27/08/2006 16:53:18
   10 / 10
Dove può spingersi l'uomo travolto da quel terribile fiume che è l'ambizione,

non importa se il suo esercito sia composto da uomini o da scimmie,

tu sei bestia assetata di sangue e potere , scorri travolgendo tutti e tutto ciò

che si oppone alla tua sete , tu sei quel fiume Aguirre, bevi ancora

quell'acqua maledetta, macchiata da morte e follia, fino al tramonto del

tuo Sole.

1 risposta al commento
Ultima risposta 21/11/2007 18.00.43
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Gruppo REDAZIONE Invia una mail all'autore del commento cash  @  22/11/2005 15:24:09
   5 / 10
ok, non sopporto herzog, non ci posso fare nulla. C'è un abisso fra i delicati e dolci silenzi di un ozu (per dirne uno) e la noia che mi provoca l'autore di aguirre.
A parer mio ci cono piani sequenza davvero piatti e vuoti, una fotografia che non aiuta e dialoghi da clichè da sagra dell'uva montagnina. Non so davvero cosa ci vediate di shoccante, ma se vi piace contenti voi...

3 risposte al commento
Ultima risposta 25/02/2009 00.02.38
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marco86  @  04/06/2005 18:52:21
   8 / 10
E' difficile spiegare il fascino di un film lentissimo che cerca di parlare più con le immagini che con le parole.Penso però che questo fascino stia soprattutto nella splendida interpretazione di kinski e nelle bellissime ambientazioni.E,cosa ancora più affascinante,nella folle impresa del ribelle Aguirre.
Mi accodo a requiem nel lodare l'ultima sequenza.

3 risposte al commento
Ultima risposta 22/06/2005 12.53.23
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Vaiolo  @  12/02/2005 23:35:42
   8 / 10
Una grande sceneggiatura, forse una regia un pò lenta, sicuramente dei momenti di alto spessore.

"I Miei uomini pesano tutto con l'oro, io penso solo al potere , l'oro lo lascio ai servi " - Aguirre-

Questo credo che racchiuda tutto il film.

1 risposta al commento
Ultima risposta 18/04/2005 15.06.07
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Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Requiem  @  03/09/2004 18:35:53
   10 / 10
Superbo film di Werner Herzog con klaus Kinski, alla loro prima esperieza insieme. E' una pellicola indimenticabile nel suo pessimismo radicale, nell'imponenza della messa in scena e sopratutto nella maestosità di Klaus Kinski, "il nemico più caro" del mitico regista tedesco.

Davvero indimenticabile e splendida l'ultima sequenza!

Imperdibile! (Se l'avete visto votate ragazzi!)

2 risposte al commento
Ultima risposta 21/11/2005 13.50.07
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