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Uno spaccato di vita di provincia che incorpora una parabola familiare votata all'autodistruzione, con le colpe dei padri che ricadono sulle teste dei figli e con quest'ultimi incapaci di trovare un loro ruolo stabile nel mondo. C'è anche una sottotrama gialla all'origine di tutto che è però secondaria e anzi strumentale alla storia primaria, densa di dolori e rancori e, soprattutto, priva di speranza. Il passo placido collima con i caratteri dei protagonisti della vicenda che però nascondono passati dolorosi e vizi mai risolti: il tutto è portato alle estreme conseguenze nel crescendo della seconda parte dove è Coburn a giganteggiare nel ruolo di un padre padrone dedito all'alcol. Nolte non gli è comunque da meno, pieno di problemi e contraddizioni, e forse quell'anno al posto del nostro Benigni avrebbe meritato la statuetta come miglior attore protagonista. Una pellicola tutt'altro che banale utile ad investigare le zone d'ombra dell'anima, non adatta a tutti, che lascia addosso pesanti scorie emotive.