addio fratello crudele (1971)

Possiede un indubbia eleganza formale, curatissimo nei costumi e nelle scenografie e soprattutto nella bella fotografia di Storaro. La tematica specialmente per i tempi è abbastanza scabrosa ma non scade nel morboso. Dopotutto il VM18 fu imposto per il tema non tanto per le immagini. Mi è sembrato però che la grande cura formale soffochi altri elementi come dialoghi e recitazione rimanendo prigionieri dell'impostazione tatrale di Patroni Griffi, risultando più noiosi che interessanti.

Turgido polpettone erotico in costume diretto da un regista teatrale che al cinema ha collezionato solo pernacchie (si salva, forse, solo "Metti una sera a cena"). L'atmosfera e la fisicità dei protagonisti possono catturare l'attenzione ma le fila del dramma si fanno sempre più ridicole fino a scadere in un macabro finale all'insegna del grand guignol. Tutto sommato, una curiosa rilettura del classicismo artistico italiano che all'estero godette di una immensa fortuna e che stranamente in patria è diventato pressocché introvabile (e rimasto inedito in tv per colpa della Mammì che proibisce la programmazione di film vietati ai 18).