13 - tzameti regia di Gela Babluani Francia, Georgia 2005
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13 - tzameti (2005)

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locandina del film 13 - TZAMETI

Titolo Originale: TZAMETI

RegiaGela Babluani

InterpretiGeorge Babluani, Philippe Passon, Pascal Bongard, Vania Villers, Fred Ulysse, Aurélien Recoing, Augustin Lengrand

Durata: h 1.26
NazionalitàFrancia, Georgia 2005
Generethriller
Al cinema nel Giugno 2006

•  Altri film di Gela Babluani

•  Link al sito di 13 - TZAMETI

Trama del film 13 - tzameti

Sébastien, 20 anni, decide di seguire le indicazioni destinate ad un’altra persona senza sapere dove lo condurranno. Ignora anche che Gerard Dorez, commissario di dubbia reputazione, lo segue per ragioni personali. Arrivato alla sua meta, Sebastien si trova invischiato in uno strano circolo di scommesse clandestine, un mondo degenerato, nel quale uomini scommettono sulla vita di altri uomini...

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Voto Visitatori:   8,03 / 10 (81 voti)8,03Grafico
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Voti e commenti su 13 - tzameti, 81 opinioni inserite

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ferzbox  @  02/04/2015 18:37:13
   6 / 10
L'idea per essere originale è originale,niente da dire in proposito,però avevo già visto una pellicola abbastanza simile che mi aveva colpito molto di più.
La pellicola a cui mi riferisco è "Would you reather" di David Guy Levy,produzione firmata dagli americani e quindi sicuramente più commerciale,su questo alzo le mani,"13 tzameti" è un film francese girato in bianco e nero e meno hollywoodiano,quindi da una parte risulta più impegnato e realistico nella sua drammaticità,ma "Would you reather" era più ricco di elementi,trasmettendo,almeno secondo me,una tensione più accentuata e ricca di colpi di scena e cambiamenti.
Comunque questo film di Gela Babluani non è accio,la regia non fa gridare al miaracolo ma è accettabile,qualche momento di tensione ci sta,anche se a partire ci mette parecchio e la situazione dopo un pochino diventa ripetitiva.
Buon finale.....ma anche questo abbastanza prevedibile.....
.....godibile....

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Ultima risposta 02/04/2015 19.32.00
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KOMMANDOARDITI  @  05/08/2011 21:37:19
   8½ / 10
--- OCCHIO AGLI EVENTUALI SPOILER! ---

Son strane le occasioni della vita.
Sei li sul tetto per i fatti tuoi, che svolgi sereno il tuo lavoro, spostando tegole e prendendo misure e contromisure, e poi una stupida folata di vento decide che per te l'ora è segnata. Ma non subito, perchè c'è da sudarsi anche quella, peggio di un qualsiasi tozzo di pane giornaliero.
Sebastiene è un modesto operaio ventiduenne di origine georgiana, quel po' di danaro che riesce a mettersi in tasca lo guadagna con saltuari lavoretti di ristrutturazione domestica. E con quei soldi ci mantiene anche la povera famiglia, madre-padre-fratello-sorella stipati assieme a lui in un angusto bugigattolo della periferia urbana francese.
La sua ultima giornata di lavoro si apre però con una serie inquietante di segni misteriosi, forse premonitori: uno sconosciuto che lo fissa agghiacciato in lontananza, un borbottare sospetto, un origliare confuso e singhiozzante, una prospettiva di guadagno facile, il sogno di ricchezza, il desiderio di fuga da una vita di povertà e sacrificio. E poi quello sbuffo d'aria maligno, che soffia giù dalla finestra una lettera dal contenuto enigmatico.
Si parte.
Senza conoscere la meta effettiva nè avere a mente che ogni profitto ha sempre un suo costo, un vuoto a rendere, un residuo dovuto di spese amministrative. Soprattutto ignorando che la Morte non accetta mai misere mance...

In questo intenso e coraggioso esordio registico, il giovanissimo Bela Babluani riesce a fondere con mirabile maestria il corposo retroterra nazional-cinefilo della nouvella vague godardiana, l'alone di maledettismo e perdizione ineluttabile da polar francese e passaggi di impassibile follia nichilistica dal forte sapore ciminiano (difficile non pensare ad un classico quale Il Cacciatore), modellandoli attorno ad un intreccio cronometrico e studiatissimo, sorretto dalla suspense affilata delle angoscianti fasi di preparazione al "gioco". Si, perchè è da un gioco che scaturisce lo shock più indigesto e degradante della vicenda.
Quello che il film propone è un'acuta ed astuta riflessione sul destino, sulla sorte, sul senso di fatalità. Il disvelamento suggerito dall'autore è che il futuro non sia un foglio bianco, su cui ogni faber fortunae suae scrive liberamente ciò che più gli aggrada, bensì un programma già stampato e prestabilito, al quale è quasi impossibile sottrarsi e la cui ultima pagina porta sempre alla stessa, invariabile conclusione.
Non è casuale che la scelta del titolo sia ricaduta sul numero 13, che nella tradizione esoterica e religiosa incarna il disordine, l'ambivalenza fortuna-indiretta/sfortuna-diretta e la disarmonia dagli esiti nefasti. Il 13 è la cifra che spetta nel gioco al protagonista, poichè ultimo aggiuntosi alla disumana lotteria di morte; il 13 si ripresenta per ben due volte anche nel numero di targa di uno degli scommettitori clandestini (e le conseguenze si vedranno); 13 infine è la somma dei proiettili utilizzati nelle cinque sessioni di gara (1 alla prima, 2 alla seconda, 3 alla terza, 3 al primo duello e 4 al secondo duello).

Nonostante i suoi 26 anni, il regista dimostra già un valido talento nel conferire spessore alla sua storia e non si lascia sfuggire preziose occasioni per sottendere alle immagini una lettura di secondo livello, attraverso riferimenti politici e sociali adeguatamente ficcanti ed incisivi.
Al di la di sussurrati elementi metaforici, relativi alla storia del suo Paese, quali l'opprimente bianco e nero "sovietico" della fotografia ed il tema della roulette russa (leggasi "Il Fatalista" di Lermontov), quello che emerge con maggiore chiarezza è l'aspro discorso su una società che basa la propria sussistenza sullo sfruttamento dei più deboli, dei più disgraziati, dei più disperati, in una ciclica rincorsa all'auto-miglioramento sotto il segno profano del dìo danaro.
Nel film i ricconi in giacca e cravatta scommettono sulle vite dei concorrenti per diventare ancora più ricchi e lo fanno nè più e nè meno dei "partecipanti veri e propri", che mettono in gioco le loro vite per fuggire chi da condizioni di miseria materiale, chi invece da uno stato di disperazione esistenziale intollerabile e devastante.
Tuttavia la sofferenza non risparmia nessuno e la droga sembra essere l'unica maniera artificiale per alleviare il peso delle proprie ansie, delle proprie paure, della propria esistenza, della propria morte.

Quella di Babluani è un'umanità già spacciata ed estinta: l'auto-distruzione volontaria resta solo la sua ultima penosa eroina consolatoria.

Indiscutibilmente, uno dei più affascinati thriller/noir dell'ultimo decennio.

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Ultima risposta 05/08/2011 22.19.52
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Nikilo  @  05/08/2011 21:33:33
   8 / 10
---ATTENZIONE - IL COMMENTO PUO' CONTENERE ANTICIPAZIONI---
"L’uomo nasce una volta e muore una volta. Prendila con filosofia, discendi da Schopenhauer."

Tzameti che in lingua georgiana sta a proprio a significare "13" l'arcano della morte, è il nome del film del regista francese Gèla Babluani.

13 - Tzameti è una critica ferocia ad una civiltà cinica e malata, dove la vita di un essere umano può essere tranquillamente equiparata ad una fiches da casinò. Ed è proprio il gioco d'azzardo ad aprire lo scenario ad un film crudo e violento allo stesso tempo.

Il film da un certo punto di vista lo si potrebbe considerare una versione più pulita del recente Hostel ( ma con molta più sostanza). Troppo spesso ultimamente si tende a ricorrere ad un'eccessiva quantità di violenza gratuita, solo con l'unico scopo di riuscire a far contorcere le budella dello spettatore, senza però aggiungere altro. 13 - Tzameti, è un pugno nello stomaco per lo spezzatore che finisce per essere profondamente disgustato da quello che sta vedendo, ma in qualche maniera è spinto a rifletterci sopra. C'è un limite al sadismo umano? Fino a che punto un uomo si può spingere?
Thriller dai tratti horror, che punta il dito contro l'economia stessa ( il peso che l'alta borghesia ha su le classi meno abbienti), e con una storia semplice e lineare riesce a surclassare tutto ciò che caratterizza un torture-porn. Ed è qui che un Saw o un Hostel finiscono per essere brutalmente surclassati, non c'è più spazio alla loro orribile raccolta di torture che neanche uno psicopatico della peggior specie potrebbe ideare, semplicemente viene ripreso il famigerato gioco della roulette russa, è posto in un contesto di deprecabile crudeltà.

Asciutto nella ripresa il noir sembra voler riprendere lo stesso tocco del cinema russo di altri tempi più vicino a Ejzenstejn che ai giorni nostri. Probabilmente il regista date le sue origini deve aver risentito parecchio di tale influenza.
E anche se inizialmente non si riesce a comprendere l'uso del bianco e nero, dopo poco si riesce a cogliere totalmente la sua inesplicabile finezza.
Il regista riesce a proporre in maniera molto sobria e distaccata la storia, senza necessariamente doversi schierare da una delle due fazioni vigenti "chi paga e risquote" e " chi paga e subisce" quasi a dover dirigere un documentario scioccante.
Per finire viene fuori un'opera spietata, ma più umana di quanto si direbbe.
Ancora una volta il pessimismo torna a fare da scenario e sembra quasi che la citazione centrale di Schopenhauer sia proprio l'essenza del film stesso.
Con un inizio un po' fiacco, poco tempo per impostare la vicenda che ben presto senza che lo spettatore abbia il tempo di accorgersene ha già preso forma, e sembra quasi esserne già stato inghiottito, per poi procedere al contenuto vero e proprio e la sua inevitabile escalation di violenza. Non ci sono tracce di consolazioni, di nessun tipo, nè happy ending, solo la magra testimonianza del cinismo umano.

Il fatto di non essere trasbordante come le sopracitate pellicole torture-porn, rende a parer mio ancora più pesante il clima della vicenda, conferendogli pure quell'aria di credibilità, tanto da farti riflettere che con molta probabilità ciò che hai appena visto non è poi così lontano dalla realtà. E così con l'amaro ancora in bocca, ti domandi "E' solo un film?".

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Ultima risposta 05/08/2011 22.03.31
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kossarr  @  19/07/2010 05:55:41
   5½ / 10
Non sono proprio d'accordo. Pessima la scelta del bianco nero, volutamente troppo artistica e insensata per un film ambientato nel nostro periodo.
Passi per "il nastro bianco" che era ambientato nell'anteguerra ma qua proprio non ci siamo, siamo nel 2000, esiste il colore.
Il film è piacevole anche se lento ma ha troppe pecche, troppe lacune.
Come sempre guardo un film spacciato per capolavoro dell'est europeo e mi trovo davanti una baggianata che farebbero meglio degli studenti di 3 superiore.
Si può guardare...ma sapendo che questi che hanno votato prima o hanno la testa vuota o si sentono fighi a dare votoni a un film perché è "artistico"
Media assolutamente troppo alta.

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Ultima risposta 17/01/2012 12.04.12
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LEMING  @  16/09/2009 13:17:04
   6½ / 10
Indubbiamente un film che per essere apprezzato appieno, non bisogna conoscere niente della storia, purtroppo nel mio caso, avendolo acquistato in dvd, qualcosa avevo letto, per cui non mi ha impressionato più di tanto, sicuramente abbastanza originale e ben girato, ma molto molto lento e gli interpreti sono tutti delle mummie, probabilmente il budget sarà stato limitato, per cui ci si deve accontentare, come opera prima buono, ma non un capolavoro come la media starebbe ad indicare, ottima anche la scelta del bianco e nero, rende bene.

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Ultima risposta 16/09/2009 14.01.53
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dr.tomas  @  05/03/2009 13:26:57
   9 / 10
Per quanto mi riguarda, Gela Babluani avrà per sempre la mia ammirazione.
Il suo film ci coinvolge, ci scuote, ci fa male, ci terrorizza. Anche grazie all'eccellente George B., autore di un'interpretazione di straordinaria intensità.
Lo squallore nel quale precipita il giovane Sebastien (un ragazzo come tanti, mio coetaneo) si percepisce già dagli occhi degli uomini che lui incontra all'arrivo.
Come ha detto qualcun altro, la sua curiosità si trasforma in orrore: che sia un moderno Ulisse?
Mezzo voto in più, per il B/N, azzeccatissimo e un "fuck off" alla solita distribuzione italiana, che farà uscire il remake(sempre di Babluani, per fortuna), proprio perchè made in Hollywood e non made in Francia/Georgia. Bah...

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Ultima risposta 06/03/2009 01.16.08
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lupin 3  @  05/05/2008 18:34:08
   9 / 10
Gran bel film, non perdetelo.

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Ultima risposta 05/05/2008 19.58.24
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Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Invia una mail all'autore del commento matteo200486  @  21/04/2008 23:50:53
   8 / 10
Bello bello. Veramente fulminante, scorre senza sosta, con ottimi momenti di tensione. La trama scorre via fluida ma sempre attenta a non lasciare buchi. La regia è molto buona così come la recitazione. Il bianco e nero sporco evidenzia il marciume dominante la pellicola. L'illegalità e l'assenza di moralità dei personaggi.
Film crudo e amaro che corre lungo la sottile linea della sopravvivenza e dimostra come l'uomo possa fare qualsiasi cosa per il denaro.
Uomini avidi senza il minimo rispetto per la vita umana anche di quella più giovane.
Un film che trasuda di morte ed eccitazione davanti ad essa.
Gela Babluani dimostra ancora una volta come un'idea ben sviluppata e ben supportata da capacità tecniche consentano di ottenere un gran prodotto.
Come logico, poichè non commerciale, in Italia non ha fatto la sua apparizione

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Ultima risposta 12/05/2008 16.42.33
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Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Invia una mail all'autore del commento Caio  @  14/03/2007 01:45:18
   7½ / 10
Tutta la parte del duello è letteralmente agghiacciante; sadica, se vogliamo. Il resto non mi ha convinto molto, ma è un film da vedere assolutamente.

3 risposte al commento
Ultima risposta 29/01/2008 15.57.48
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