Recensione private regia di Saverio Costanzo Italia 2004
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Recensione private (2004)

Voto Visitatori:   6,67 / 10 (18 voti)6,67Grafico
Migliore regista esordiente (Saverio Costanzo)
VINCITORE DI 1 PREMIO DAVID DI DONATELLO:
Migliore regista esordiente (Saverio Costanzo)
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locandina del film PRIVATE

Immagine tratta dal film PRIVATE

Immagine tratta dal film PRIVATE

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Immagine tratta dal film PRIVATE
 

Opera prima di Saverio Costanzo, figlio di Maurizio e documentarista, il film ha vinto il pardo d'oro all'ultimo festival del cinema di Locarno.
La pellicola è stata realizzata con un budget alquanto risicato: location in Calabria, tra gli attori anche due ragazzi di origine napoletana (così recita la leggenda), girato in digitale. Il tutto seguendo le teorie espresse dal Dogma: telecamera a spalla, l'occhio della camera che segue, si sposta, rende partecipe lo spettatore, proprio come un documentario.

La storia è di quelle dure, che trafiggono: una famiglia come tante, padre insegnante, mamma casalinga e figli di varie età alle prese con le problematiche dei loro anni: difficoltà negli studi, ribellioni, odio-amore nei confronti dei genitori. A prima vista potrebbe sembrare una storia minimalista come tante, se non fosse per un piccolo particolare: la famiglia in questione è palestinese e vive lungo la striscia di Gaza, da sempre oggetto di conflitto tra due popoli tanto vicini quanto distanti: gli ebrei e i palestinesi.
Un giorno come tanti arrivano gli ebrei, il regista sceglie di fare delle inquadrature a scatti per rendere l'azione concitata, confusa e per meglio rendere lo stato di confusione e di angoscia che coglie la famiglia. La casa è occupata, prassi consolidata per l'esercito israeliano. D'un tratto ci si trova prigionieri in casa propria, a condurre una vita normale nella situazione più anormale, a coabitare con i propri nemici con i quali si comunica in inglese.
Da questo punto il film continua a mostrare le reazioni degli abitanti della casa, la famiglia e i soldati "spiati" dalla figlia più grande e sorpresi nella loro vita di tutti i giorni, l'amore per la musica e lo sport. Ragazzi come tanti, ma che parlano una lingua diversa.

E' interessante quindi aprire una parentesi sull'uso della lingua e delle lingue da parte del regista: i palestinesi sono doppiati in italiano, i dialoghi tra ebrei e palestinesi sono in inglese, la metalingua, il moderno esperanto, mentre i soldati israeliani parlano in ebraico, quasi a voler sottolineare la "distanza" che sussiste tra le due etnìe. La conoscenza dell'inglese unisce, consente di comunicare e di interloquire, ma l'ebraico invece allontana.
Secondo alcuni, l'aver lasciato l'ebraico nei dialoghi tra gli israeliani, contribuisce quindi a dare un'accezione manicheista al film, non per nulla nei film sulla seconda guerra mondiale, il tedesco "cattivo" parlava sempre nella sua lingua; il regista però si è difeso, attribuendo la sua scelta alla necessità di far capire allo spettatore le differenze/somiglianze tra i diversi inquilini della casa.

Da notare che la famiglia vittima dell'esercito israeliano è appartenente alla medio-borghesia e può definirsi a pieno titolo colta, a sfatare il luogo comune che vuole gli ebrei colti borghesi e i palestinesi poveri e ignoranti ed è proprio per questi suoi elementi disturbanti che il film ha dato non pochi problemi ai suoi interpreti, sia ebrei che musulmani , nelle loro terre d'origine.
Non si può comunque accusare il regista di essersi schierato da una o dall'altra parte; il suo è l'occhio dell'osservatore obiettivo e distaccato, occhio sul privato- come recita il titolo -quello della famiglia palestinese e quello dei soldati semplici dell'esercito israeliano ("private" in inglese significa privato, ma sta ad indicare anche il soldato semplice).
Quindi a Costanzo, va senza dubbio il plauso per la buona prova, augurandogli altre idee altrettanto valide, necessarie per la linfa vitale del cinema italiano.

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Recensione a cura di peucezia - aggiornata al 21/02/2006

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