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Un film violento e deprimente, tanto nei sentimenti quanto nella morale, che per comunicare cinematograficamente con lo spettatore pesca musica, ritmo e fotografia dal cinema noir: sembra la descrizione standard di uno delle migliaia di neonoir usciti in quel largo arco temporale tra gli inizi degli anni 80 e gli anni 2000, ma SONO OTOKO, KYOBO NI TSUKI (Violent Cop) assume una certa rilevanza non solo per l'anno di uscita. Takeshi Kitano freddamente descrive con neorealismo gli sporchi e insensati vicoli periferici di Tokyo, custodi di realtà criminose infernali, e creativamente sprigiona poesia negli atti di violenza finale. Il concept è chiaro e forte. Le sequenze iconiche.