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Stilisticamente vicino a pellicole ben più datate,girato con un cupo bianco e nero ed accompagnato da immagini molto claustrofobiche questo notevole corto di Svankmajer illustra la prigionia di un uomo all’interno di un appartamento dove ogni logica è bandita. Inizialmente Svankmajer sembrerebbe illustrare una sorta di nascita,con la rocambolesca entrata in scena e successiva impossibilità di fuga.Il “gattonare” del protagonista seguendo delle indicazioni impresse sul pavimento sembrerebbe voler rappresentare i primi mesi dell’esistenza,basata su apprendimento ed interazione. In seguito però si sprofonda in un affascinante delirio senza freni,all’interno del quale ogni oggetto utilizzato dal protagonista si comporta in maniera bizzarra. La pellicola si impregna velocemente di significati ed allegorie di non facile lettura,mentre il finale amaro sembra sottolineare come l’uomo si illuda di avere il controllo su tutto ciò che lo circonda,in realtà la sua dipendenza è palese a tal punto da legare strettamente la sua vita al mondo circostante ed alla capacità di utilizzare al meglio le proprie risorse.