Gli anni d'oro dell'eccentrico miliardario Howard Hughes, industriale, produttore, regista, progettista e aviatore, ma ancora più celebre per i suoi amori per le dive più belle e famose dell'epoca.
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VINCITORE DI 5 PREMI OSCAR: Miglior attrice non protagonista (Cate Blanchett), Migliore fotografia, Migliori costumi, Migliore scenografia, Miglior montaggio
VINCITORE DI 3 PREMI GOLDEN GLOBE: Miglior film drammatico, Miglior attore in un film drammatico (Leonardo DiCaprio), Miglior colonna sonora (Howard Shore)
È una serata importante per lui. Dopo anni di lavoro frenetico e ininterrotto e milioni di dollari investiti, gli occhi di quel mondo, per farne parte del quale ha lottato contro conti da quadrare e resoconti da giustificare, sono tutti su di lui. Impeccabile nel suo smoking, una bellissima donna al suo fianco, la diva del momento; la macchina si arresta davanti al tappeto rosso steso sotto i suoi piedi da quegli stessi personaggi che fino a poco tempo prima lo schernivano e si beffavano del suo maestoso quanto ardito progetto; è il momento della rivalsa. È il momento della consacrazione, dei plausi, degli onori e della gloria. Eppure non c’è cosa al mondo che egli desideri più che sparire, scappare e lasciarsi lontano l’effimero sfarzo di quel mondo che ora lo degna di tutti gli onori, per rifugiarsi negli angoli bui della sua mente e “combattere in pace” le sue battaglie quotidiane contro se stesso e le sue fobie. È tutto ciò che resta dell’Howard Hughes di Scorsese. Un mito della Hollywood degli anni d’oro, l’aviatore che riuscì dove tanti altri avevano fallito. La perenne insoddisfazione di un uomo lungimirante ma profondamente malato e infelice, nel continuo tentativo di superarsi e di superare i limiti della natura stessa. Non c’è niente di impossibile. E forse per Hughes è proprio vero, anche se a scapito della sua salute mentale e fisica.
Tutto è perfetto in questo film. La scenografia, la fotografia, l’interpretazione e la regia. Stilisticamente impeccabile. Scorsese è un pittore che magistralmente dipinge la Hollywood anni 30-50. Eppure non arriva niente. E mi chiedo: possibile che un regista del suo talento, un maestro, che ha più volte dimostrato che il cinema è un arte per pochi eletti, non sappia trasmetterci il vero io di un uomo così singolare come Hughes? In un primo momento il mio voto era 5. Poi ho provato a vederlo sotto un altro punto di vista. E se fosse proprio questo il messaggio che Scorsese voleva che passasse? Niente. La prima parte del film è coinvolgente, le passioni (vere) del protagonista per gli aerei e per il cinema, che riesce a fondere insieme nel suo progetto maestoso. Poi arriva il successo, la fama e il potere. E Howard si spegne, non ci emoziona più, i suoi occhi sembrano vuoti e spaventati, quasi celassero una scoperta talmente disarmante da lasciare solo la pazzia a chi conosce la Verità. Forse è questo il vero senso del lunghissimo (mai tanto lunghe le tre ore in compagnia dei goodfellas Liotta-Pesci) kolossal del Maestro. Il mondo sfarzoso di Hollywood è solo una facciata. Dietro c’è il vuoto, niente.