Gli anni d'oro dell'eccentrico miliardario Howard Hughes, industriale, produttore, regista, progettista e aviatore, ma ancora più celebre per i suoi amori per le dive più belle e famose dell'epoca.
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VINCITORE DI 5 PREMI OSCAR: Miglior attrice non protagonista (Cate Blanchett), Migliore fotografia, Migliori costumi, Migliore scenografia, Miglior montaggio
VINCITORE DI 3 PREMI GOLDEN GLOBE: Miglior film drammatico, Miglior attore in un film drammatico (Leonardo DiCaprio), Miglior colonna sonora (Howard Shore)
Tra i peggiori di Scorsese, anche se ovviamente non è da buttare. Maestoso, tra i suoi film più curati tecnicamente e visivamente imponenti (oscar meritati direi), ma è la regia che latita e la sceneggiatura, pur tendendo troppo all'agiografia, paradossalmente non rende l'enormità del fenomeno Hughes. Scorsese fa rivivere i fasti della vecchia Hollywood, con una regia che omaggia i film classici, ma troppo impersonale: non c'è la sorpresa del tocco narrativo di Scorsese, sembra che dietro la mdp ci sia un altro regista. E 3 ore per raccontare solo una parte della vita di Hughes sono troppe. Di Caprio ce la mette tutta, è davvero bravo, ma la sua faccia da eterno ragazzo non lo rendono credibile nel interpretare lo Hughes adulto in crisi mentale (come nell'ultimo Shutter Island, del resto...). Anche i più grandi sbagliano, sennò non sarebbero umani.