stazione termini (1953)

Un film diretto da De Sica che però rinuncia a quelli che erano i suoi parametri, i suoi modi di fare cinema, lasciando da parte il neorealismo per affrontare una semplice, e a tratti stucchevole, storia d'amore travagliata e clandestina.
Le premesse c'erano tutte per un film all'altezza dei nomi che vi ruotano intorno; oltre a De Sica si evidenziano quelli di Zavattini e Moravia alla sceneggiatura, Truman Capote a scrivere un paio di dialoghi (per la versione inglese), Selznick alla produzione (e impegnato a smaronare il regista con i primi piani alla moglie Jennifer Jones) e naturalmente quelli di un cast di rilievo capitanato dalle due star americane Clift e Jones. Eppure il film non riscosse il successo sperato e, a dirla tutta, si capisce anche il perchè: troppa staticità nelle dinamiche raccontate e troppa flemma nei dialoghi che minano sensibilmente il coinvolgimento e l'interesse nel pubblico.
E' comunque un film di Vittorio De Sica, quindi vedibile senza affanni, ma è un De Sica che non convince pienamente, forse condizionato dalla lavorazione piuttosto travagliata di un film che avrebbe potuto essere un ponte con l'America per il regista di Sora e che invece non portò a nulla di buono.