sinfonia d'autunno regia di Ingmar Bergman Francia, Germania 1978
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sinfonia d'autunno (1978)

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locandina del film SINFONIA D'AUTUNNO

Titolo Originale: HÖSTSONAT

RegiaIngmar Bergman

InterpretiIngrid Bergman, Liv Ullmann, Lena Nyman, Halvar Björk, Marianne Aminoff, Arne Bang-Hansen, Gunnar Björnstrand, Erland Josephson, Linn Ullmann, Georg Løkkeberg, Mimi Pollak, Eva von Hanno, Knut Wigert

Durata: h 1.30
NazionalitàFrancia, Germania 1978
Generedrammatico
Al cinema nell'Agosto 1978

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Trama del film Sinfonia d'autunno

Eva, moglie di un pastore protestante, invita per un soggiorno in casa sua, dove è ospitata anche la sorella Helena immobilizzata da una grave infermità, la madre, affermata pianista. Bastano poche ore perchè la situazione si carichi di pesanti frizioni, alimentate da reciproche accuse. Soprattutto Eva è molto dura con la madre, e questa riparte.

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Voto Visitatori:   8,37 / 10 (26 voti)8,37Grafico
Migliore attrice straniera (Ingrid Bergman)Migliore attrice straniera (Liv Ullmann)
VINCITORE DI 2 PREMI DAVID DI DONATELLO:
Migliore attrice straniera (Ingrid Bergman), Migliore attrice straniera (Liv Ullmann)
Miglior film straniero
VINCITORE DI 1 PREMIO GOLDEN GLOBE:
Miglior film straniero
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Voti e commenti su Sinfonia d'autunno, 26 opinioni inserite

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Beefheart  @  03/09/2007 12:05:46
   7 / 10
Altro approfondimento del tromentato rapporto genitore/figlio che Bergman ripropone 17 anni dopo "Come in uno specchio"; allora il genitore "distratto" era il padre, stavolta la madre, mentre l'oggetto della distrazione è il medesimo: quell'arte al cui altare tutto è sacrificabile, persino la salute dei propri cari e l'amore verso di essi. Si tratta di un implacabile egoismo genitoriale che cagiona accumuli di rancore, paure, insicurezze e, soprattutto, muri di incomunicabilità. Diciassette anni prima, il romanziere David (Gunnar Bjornstrand) subordinava l'essere padre alla sua arte, contrapponendo il successo ottenuto dalla totale devozione per la scrittura, alla cura, all'attenzione ed al riguardo verso una figlia, la cui "provvidenziale" malattia progressiva, forniva addirittura un cinico ed irragionevole spunto di analisi ed ispirazione letteraria. Diciassette anni dopo è l'acclamata pianista classica Charlotte (Ingrid Bergman) a commettere gli stessi errori, stavolta ai danni non solo della fragile secondo genita Helena che, somatizzando negativamente la sensazione di abbandono, si ammala gravemente, ma anche di Eva, sua figlia maggiore, da sempre vessata, che per tutta la vita non ha potuto fare altro che prodigarsi per il bene della sorella malata e tentare di sopire il rancore verso una madre sconsiderata che anni prima, decretando ciò che "era meglio per lei", la costrinse persino ad abortire. Si, perchè "la sconfitta della figlia è il trionfo della madre". In entrambi i film, leggermente a margine, si staglia la figura del marito della figlia-vittima: uomo piuttosto equilibrato che, per necessità o virtù, rimane piuttosto distante da quei turbamenti che deviano le menti umane ma che, almeno intenzionalmente, non manca di dare il proprio appoggio. Il film si basa sui lunghi dialoghi di confronto tra madre e figlia, con altalenanti picchi emozionali che, nell'arco del film, vanno e vengono sui volti dei bravi interpreti e nelle teste di chi li osserva e pensa e si immedesima. Praticamente tutto girato in interni che rappresentano l'abitazione di Eva e famiglia con qualche brevissimo e sporadico flash-back ad illustrare il pregresso. I capisaldi sono sempre quelli: le difficoltà nei rapporti sentimentali, la presenza della malattia, la tragedia sempre in angoscioso agguato. Se mai, ciò che rende questo film subalterno rispetto ad altri più "felici" ed azzeccati del regista, è la minore efficacia espressiva che scaturisce dall'eccessiva ed artificiosa tendenza al virutosismo; un'affettazione che ne inficia la naturalezza e, in un certo senso, ne annacqua la sostanza. Nel complesso comunque lo ritengo un discreto film.

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