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Ecco l'annosa questione del momento: può un fumetto essere trasposto fedelmente sul grande schermo? Secondo me no, soprattutto se con "fedelmente" si intenda una trasposizione che utilizzi e faccia sue tecniche narrative e grafiche tipiche del fumetto. Sin City è un flop e vi spiego perchè(sempre secondo il mio modesto parere). "Progettare un testo a fumetti significa tener conto di una molteplicità di aspetti: vi è il racconto che il testo esprime, vi è l'equilibrio grafico delle singole vignette e quello delle singole pagine, vi è l'equilibrio "melodico" della sequenza della vignette nella sua modulazione delle componenti, e vi è infine l'equilibrio della sequenza delle pagine. Tutti questi aspetti sono comprersenti nella progettazione:ogni scelta creativa va compiuta vagliandoli tutti, nessuno escluso.Questi aspetti non sono però solamente compresenti, ma anche tutti fortemente connessi". Queste sono parole di Daniele Barbieri, probabilmente il più grande esperto di fumetti d'Italia e autore del libro "I linguaggi del fumetto" considerato la Bibbia da tutti coloro che vogliono approfondire la conoscenza sull'Arte figurata, parole che ben esprimono tutto ciò che è carente, o meglio scadente, nel film di Rodriguez. Il regista nel suo tentativo di ricreare le vignette nel film trascura l'armonia tra le parti, tralascia l'equilibrio che permette alle componenti verbali e a quelle visive di lavorare insieme, aspetto fondamentale per un fumetto, e aiutare il lettore-spettatore nella fruizione dell'opera. i dialoghi, le didascalie, la dimensione delle vignette in un fumetto non hanno solamente una funzione narrativa, ma servono a dare un ritmo alla storia, ne scandiscono i tempi di lettura, guidano la concentrazione del lettore su ciò che in un determinato momento è importante sottolineare. Es. se voglio sottolineare un'azione concitata disegno in sequenza delle vignette con nessun dialogo; se voglio sottolineare un momento di riflessione aggiungo alle immagini delle didascalie lunghe che allungano il tempo di lettura delle vignette. Purtroppo nel caso di Sin City il ritmo delle azioni e dei dialoghi è reso con un miscuglio di queste componenti, un continuo cambio di inquadrature che dovrebbe rappresentare il cambio di vignetta che contribuisce solo a confondere, personalmente ho rasentato il mal di testa. In Sin City, probabilmente, non si è tenuto conto di una differenza sostanziale che esiste tra il cinema e il fumetto e che riguarda la resa del tempo: quello che nel cinema si ottiene semplicemente prolungando l'inquadratura, nel fumetto richiede la sua ripetizione. O forse se ne è tenuto conto, ma la furia di "fumettizzare" il film ha, alla fine prevalso. Il fumetto nella sua essenza di linguaggio ellittico ha una caratteristica fondamentale: con un' immagine può allo stesso tempo "rappresentare" e "raccontare" un'azione. Se in una vignetta si vede un portiere sdraiato per terra, un giocatore più avanti con le braccia alzate e un pallone in rete significa che vi è "rappresentato" un calciatore che esulta dopo il goal ma la stessa vignetta "racconta" ,senza mostrarlo, anche che l'attaccante ha ricevuto palla, ha scartato il portiere e ha depositato in rete. Ovviamente anche il cinema può contemporaneamente "rappresentare" e "raccontare" un'azione, la differenza fondamentale è che lo può fare con una sola inquadratura, il fumetto no. Nel fumetto gli stacchi non possono non esserci . Così Rodriguez ossessionato dall' idea di ricreare le vignette ha prodotto dialoghi continuamente scanditi da cambi di piano, campo, controcampo, semisoggettiva e scene d'azione sminuzzate; il tutto reso senza senso, con inutili forzature che disturbano. Sta qui, per me, il limite dell'usare in questo modo il fumetto nel cinema, quasi come se l' autore di un fumetto volesse ricreare un piano-sequenza puro nelle pagine, impossibile.Potrei continuare all'infinito, ma spero di essere stato chiaro su questi punti che per necessità di sintesi ho dovuto semplificare. Altra scottante questione: sarebbe questa la tanto desiderata panacea digitale? Se è così, mi tengo stretto i film in b/n degli anni 40'-50' che ho a casa. Poi, massimo rispetto per Frank Miller, un autore che con "The dark night" ha rivalutato un genere in decadenza e che è una costante fonte di studi per chiunque cerchi di scrivere un fumetto di qualità, ma, sinceramente, sono d'accordo con chi critica il suo eccessivo manicheismo. Lo spettatore è portato ad identificarsi senza indugi con il buono di turno, anche se in questo caso non si tratta di buoni dal cuore cristallino, e a contrapporsi totalmente agli aberranti, malvagissimi e miserevoli antieroi antagonisti.La cosa un pò mi ha stufato. Sin City la considero un'occasione sprecata soprattutto perchè gli aspetti positivi non mancano affatto: la sceneggiatura ,in primis, ben costruita e circolare che costituiva un ottimo punto di partenza; alcune scene molto belle come la morte di Benicio Del Toro o lo stesso con la faccia nel cesso; i dialoghi taglienti con battute azzeccate perfettamente in linea con lo spirito decadente del mondo inventato da Miller; gli attori sono bravi e ben calati nelle rispettive parti. In conclusione: Sin City ovvero la città del peccato, ma, in questo caso, secondo me, il vero peccato è stato commesso nella realizzazione di questa trasposizione cinematografica. Che peccato! Speriamo che si fermino qui perchè una madre degenerata non può che generare figli degenerati. Firmato un'umile e modesta mosca bianca.