shame regia di Steve McQueen Gran Bretagna 2011
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shame (2011)

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locandina del film SHAME

Titolo Originale: SHAME

RegiaSteve McQueen

InterpretiMichael Fassbender, Carey Mulligan, James Badge Dale, Nicole Beharie, Hannah Ware, Elizabeth Masucci, Jake Richard Siciliano, Robert Montano, Anna Rose Hopkins, Alexandra Vino

Durata: h 1.39
NazionalitàGran Bretagna 2011
Generedrammatico
Al cinema nel Gennaio 2012

•  Altri film di Steve McQueen

Trama del film Shame

Brandon, un trentenne che vive a New York, non riesce a gestire la sua vita sessuale. Sarà l’arrivo inaspettato della sorella più giovane e irrequieta metterà in crisi il suo stile di vita rigidamente regolato...

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Voto Visitatori:   7,11 / 10 (119 voti)7,11Grafico
Voto Recensore:   6,00 / 10  6,00
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Voti e commenti su Shame, 119 opinioni inserite

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Gruppo COLLABORATORI Invia una mail all'autore del commento L.P.  @  23/01/2012 19:53:58
   7 / 10
Forse è vero, nei minuti finali si perde. C'è una sovrabbondanza di scene a effetto, troppo insistite a voler sottolineare cose che abbiamo già capito nel corso del film. Ma la regia è davvero troppo bella per non lasciarsi incantare.
E comunque rispetto assoluto e perenne per uno che ti gira dieci minuti di dialogo di spalle, senza staccare mai e, nel farlo, ti spezza anche il cuore.

TheLegend  @  23/01/2012 19:34:40
   7 / 10
Non si può sfuggire a se stessi,solo cercare di essere migliori.

claudio54  @  22/01/2012 21:40:31
   6 / 10
film sopravvalutato. Si, d'accordo, gli esterni di New York sono davvero molto belli, anche gli interni sono ben girati. Si, d'accordo Fassbender è bravissimo, un attore speciale. Si, va bene, sono d'accordo su tutto, ma alla fin fine il film mi lascia molto poco. La storia della sorella poi, diciamoci la verità, è piuttosto banale e scontata, per non parlare del finale. Insomma. c'è molta estetica, molto maquillage, ma il tutto resta un po' vuoto.

Crimson  @  22/01/2012 21:36:57
   8½ / 10
Spoiler presenti.

Sono uscito sconvolto dopo aver visto uno dei migliori film degli ultimi tempi.
Un film che si legge nell'avambraccio di Sissy: prima dell'ultima ferita ancora fresca, balza agli occhi la lunga serie di vecchie cicatrici indelebili, solcate con altrettanto impeto autolesionistico (e non mortale).
Chiudo gli occhi e provo a immaginare l'infanzia di Brandon e Sissy: esseri spaventosi emergono dal buio. Abbiamo, sentiamo sempre il bisogno di fornire una giustificazione a tutto ed identificare il demone; io alla fine l'ho fatto ma non voglio svelarlo, perché ciascuno dovrebbe poter misurarsi col buco nero dei ricordi e della coscienza.
Questo film apre i cassetti della memoria, qualcosa di patologico ti abbraccia dall'inizio.
Non è necessario aver avuto un'infanzia in cui sia avvenuto uno o una serie di avvenimenti tali da indirizzare la propria sessualità in un determinato modo. Il film non fornendo spiegazioni sul passato di Brandon e Sissy riesce a rievocare, a spingere con violenza, quindi persino a forzare nella direzione del ricordo di qualcosa che possa combaciare. Il risultato dell'esercizio può anche appartenere ad una dimensione artefatta, non importa, perché l'introspezione è autentica. E' un film autentico. Indica chiaramente che qualcosa è accaduto nell'infanzia dei protagonisti (forse proprio nei primi dieci anni di vita per Brandon e relativi sette-otto per Sissy, in Irlanda?).
La mancanza di cause oltre a indirizzarci verso una visione interiore ci sprona a concentrarci sul presente dei protagonisti. Riguardo questo secondo livello su cui si impernia la visione, mi viene spontaneo non aspettarmi nessun tipo di evoluzione. Non c'è un punto di arrivo perché la progressione del personaggio non è una scala ma un circolo, o forse sarebbe meglio dire una spirale. Ma il circolo forse rende maggiormente l'idea della ripetitività fine a se stessa.
Ciò nondimeno avviene per Sissy, malgrado i due fratelli manifestino, tra le loro peculiarità comuni, aspetti caratteriali/vissuti/espressione corporea del disagio/approccio esistenziale differenti.
Dico a me stesso che se non c'è una fine (e l'ultima sequenza del film, con lo "sguardo circolare" di Fassbender, è emblematica in tal senso), è opportuno intercettare i momenti-chiave in cui i due personaggi intendono interrompere la ripetitività che generalmente convoglia la curva della circolarità della loro esistenza: per Brandon è rappresentato dall'essersi messo alla prova gettando tutto il materiale pornografico, dopo la cena al ristorante con la sua collega di colore. Il fallimento nel "nuovo" approccio sessuale lo riconduce in quella spirale ossessiva da cui è impossibile fuoriuscire. Eventi hanno segnato un solco profondo, hanno mutato un'esistenza e i relativi fantasmi lo rincorreranno per sempre. Dinanzi a lui sembra apparire il cartello "questa non è l'uscita" (mi sovviene Easton Ellis).
Per Sissy il tentativo più fragile e solo apparentemente deciso è il taglio delle vene dell'avambraccio (ma lo spirito è autolesionistico, anche se stavolta sembra davvero aver reciso più a fondo).
Pertanto la chiave non è da ricercare nel contesto; non c'è nessun tipo di indagine sociologica esibita. Tutto è sul corpo di Brandon. Fin dall'inizio lo seguiamo passo per passo, persino in bagno. Viviamo sulla sua fisicità. Sissy sembra il suo specchio. Un elemento comune ha deciso la loro esistenza, specularmente, in una direzione del tutto simile.
E' vero, il film sfiora in alcuni frangenti la pornografia, ma al posto dell'eccesso denunciato da molti ho trovato molta pertinenza, anche psicanalitica, come nella sequenza dell'incontro omosessuale.
Quanta compassione desta questo personaggio principale, ma quanta dolcezza suscita Sissy. A tutti gli effetti sembra solo lei la sola detentrice del significato di quella (e sottolineo la parola "quella") interpretazione distorta del ritmo delle parole di 'New York, New York': "I wanna wake up in the city, that doesn't sleep, to find I'm king of the hill, top of the heap. My little town blues are melting away, I'll make a brand new start of it, in old New York. If I can make it there, I'd make it anywhere".

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Ultima risposta 25/01/2012 19.43.17
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Gruppo COLLABORATORI JUNIOR kubrickforever  @  22/01/2012 13:53:27
   8½ / 10
Quando un istinto primario dell'uomo non è più controllabile, l'uomo cessa di esser tale e diventa animale.
Brandon non è altro che questo, un animale senza controllo nella società del sesso facile.
McQueen ha un proprio modo di fare cinema, diretto, senza fronzoli, primordiale, basato spesso sugli sguardi più che sulle parole.
E' un autore che con la macchina da presa sa come scavare nell'anima dei suoi personaggi, consentendosi anche il lusso di mettere in secondo piano le cause che li han fatti diventare tali. Può star bene come no, ma è un grosso segno di rispetto verso il pubblico e verso la sua capacità interpretativa. E se si riflette bene, è anche questo il fascino del cinema.
Su Fassbender non si può dir nulla, è obiettivamente il miglior attore in circolazione. Regge sulle sue spalle tutto il peso del film, ogni sua espressione è naturale, mai forzata ed è solo grazie a lui che molte scene riescono ad acquisire quella potenza visiva ed emotiva alla quale ambiscono. Ma Mc Queen questo lo sapeva bene avendo collaborato con lui già in Hunger.
Ottima anche la prova della Mulligan, la fotografia e la colonna sonora.

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Ultima risposta 22/01/2012 14.20.13
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Invia una mail all'autore del commento Laisa  @  22/01/2012 03:01:01
   8½ / 10
Il sesso come strumento, sfogo, schiavitù, un uomo che non riesce ad avere un'erezione con la donna di cui si innamora, perché per lui il sesso è altro dall'amore…
Un uomo anaemozionale, che però prova emozioni fortissime mentre canta sua sorella, l'unica che può perforare il vuoto che si è scavato dentro.
La vergogna, come forza potentissima e trasformante…

Magnifico, e splendida colonna sonora…

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Ultima risposta 22/01/2012 13.12.50
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PATRICK KENZIE  @  21/01/2012 00:05:12
   6 / 10
Intenso e molto originale lo scorrere della trama,anche se spesso lento e in cui non si capisce dove voglia andare a parare il tutto. Regia davvero buona di quest'esordiente e fantastiche vedute di NY. Fassbender da applausi! Tutto sommato accettabile...

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Ultima risposta 22/01/2012 19.18.59
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Gruppo COLLABORATORI Gabriela  @  20/01/2012 10:07:14
   6½ / 10
Un film che poggia le sue basi su due pilastri fondamentali: Fassbender ed il suo magnetismo quasi brutale, sempre sul punto di scoppiare e pieno di violenza; ed una regia pulita, perfetta con lunghi piani sequenza.

Le bellissime note delle variazioni di Goldberg incorniciano una storia che però fatica a decollare; inconcludente e forse a tratti scontata.
Nonostante le perfette interpretazioni degli attori, la meravigliosa colonna sonora, New York New York e il commovente dialogo tra fratello e sorella il film non mi ha coinvolto totalmente.
Peccato, le aspettative erano molto alte.


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Ultima risposta 25/01/2012 13.22.48
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Gruppo COLLABORATORI atticus  @  20/01/2012 00:09:21
   6½ / 10
E alla fine ti chiedi: quindi? Aspettative altissime (e vorrei ben vedere, è forse il film veneziano più pompato degli ultimi anni!) ma, in tutta onesta, molto rumore per nulla.
Il film provoca disagio perché la dipendenza che mette in scena, per forza di cose, non può lasciare indifferenti. Però per parlare di sessualità nell'era contemporanea viene risfoderato il solito catalogo di perversioni da stereotipo, fatto di seghe e di scopate plastiche, di chat line e live cam, di porno e di puttan.e, fino all'irrinunciabile (udite udite) toccatina omosex. Il malessere di Brandon non si vive fino in fondo, i personaggi non hanno profondità, la storia è sospesa e sterile. Anche il ruolo della sorella (una magnifica Mulligan) si rivela come un semplice espediente narrativo utile alla ruffianeria finale di un ossessione che non si fa mai 'vergogna'. Tutto rimane indefinito e assai pretenzioso, dalla tendenza megalomane del regista a scimmiottare le sinfonie visive di Von Trier, al narcisismo con cui l'impudico Fassbender si mostra all'occhio della camera digrignando i denti.
Eppure c'è qualcosa di nascosto tra le righe, lo rivela quella "New York, New York" straziante, gli occhi di lei che tremano, gli occhi di lui che piangono.

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Ultima risposta 24/01/2012 17.25.02
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Tuonato  @  19/01/2012 14:06:36
   7 / 10
Un uomo, la sua unica debolezza e i suoi non-affetti.
Impietosa istantanea della società moderna; se prima erano le droghe le regine del piacere oggi incontrastato re è invece il sesso, in tutte le sue deviazioni.
La regia, le scelte di McQueen accompagnano e rendono interessante una storia altrimenti scontata.
Buonissima la prova di Michael Fassbender.
Emozionante Carey Mulligan in "New York New York", coraggiosa la scelta di filmare tutta l'intera canzone (scommessa vinta a mio avviso).

Gruppo COLLABORATORI SENIOR foxycleo  @  19/01/2012 10:02:53
   6½ / 10
Film difficile da valutare. McQueen realizza un film sulla paralisi emotiva di un uomo e sul proprio sfogo sessuale senza inibizioni nè moralismi.
Michael Fassbender, perfetto nel ruolo, vive in una NY notturna e buia la propria inquietudine e i propri istinti che vengono mutati dall'arrivo nel suo appartamento della sorella; emotivamente più fragile del protagonista ma non così diversa dal fratello.
Il film ha un ritmo molto lento, pochi dialoghi e alcune scene soffrono un po' dell'ambizione autoriale del regista; nel complesso però si salva grazie a una sceneggiatura forte e agli attori; molto brava Carey Mulligan.

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Ultima risposta 21/01/2012 13.24.45
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clubdelmariachi  @  17/01/2012 13:53:31
   7½ / 10
Bel film!

Nonstante la storia non presenti grandi svolte (escluso il finale), la regia, Fassbender, le atmosfere, il tema musicale, il ritmo compassato ma elegante, hanno contribuito a comporre questo dipinto di un sessuomane metropolitano.

A volte xò McQueen secondo i miei gusti, indugia troppo in scene lunghe o inquadrature fisse, secondo me per dare un aria volutamente più sofisticata e autoriale al film (vedi canzone New York-New York!).

Cmq mi piace vedere film diversi dai soliti blockbuster americani, e questo Shame, come anche Drive nell ultimo periodo (film che ha gli stessi ritmi), mi è piaciuto.


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Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Invia una mail all'autore del commento williamdollace  @  17/01/2012 08:59:24
   9 / 10
Imponente trattato luciferino sull'urbanistica notturna dell'animo umano, pelle d'oca che scorre vibrante già dal folgorante incipit che indugia su una mappa di nervi e muscoli e subito dopo sul duetto immobile di sguardi metropolitani che scandagliano l'anima sessuata sotto scacco che siamo, duetto che si ripete durante la pellicola e si muta in duetto di sguardi fra lo spettatore e New York, fra lo spettatore e il Grande Schermo, fra lo spettatore e gli occhi sbarrati di Michael Fassbender e le lacrime nascoste di una disperazione ancora troppo umana dove non c'è elogio imperante del Vuoto perché Vuoto non è, ma la rappresentazione dell'essenza stessa s/categorizzata che lasciamo su ogni metro di marciapiede, in ogni porta sbattuta, a ogni svolta sudata, in ogni sciacquone tirato, in ogni messaggio di segreteria ascoltato, in ogni eiaculazione mancata, in ogni abbraccio negato, e l'imponenza notturna di Lei, New York, ferma e appiedata eppure in movimento tratteggiata, colta e spiata dal serpeggiare della macchina da presa che la fissa implacabile sulla retina impotente e sulle occhiaie delle feritorie come finestre di palazzi anneriti dietro le quali si consumano solitudini in disparte e solo in parte accese, dal calpestio sonoro che annuncia l'onnipresente equilibrio visivamente umanamente materico di un cinema che funziona al buio, sotto il fuoco semaforico di un cielo colabrodo a pioggia, mischiato con le lacrime.

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Ultima risposta 28/01/2012 10.13.24
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TheGame  @  16/01/2012 14:04:08
   7½ / 10
McQueen torna alla settima Arte smuovendo pensieri e filosofie, scatenando volendo dibattiti, tentando lo scandalo, la provocazione... ma purtroppo inciampa nel manierismo e nel conformismo talvolta, seppur il tutto sia ben sorretto dalle ormai già blasonate prove dei due interpreti.

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Ultima risposta 17/01/2012 19.05.22
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Gruppo COLLABORATORI JUNIOR strange_river  @  15/01/2012 19:58:56
   8 / 10
Un corpo nudo inerme, disteso a letto, immobile: la ripresa dall'alto fa di questa immagine d'apertura l'emblema stesso della stato del protagonista schiacciato dal peso del suo comportamento.
Shame mostra un uomo schiavo di se stesso e di pulsioni, meglio, compulsioni sessuali che lo dominano completamente, dedito ossessivamente alla loro soddisfazione, un uomo svuotato di emozioni, impenetrabile nel suo intimo essere, che rifiuta ogni vero contatto umano e la cui fisicità risponde solo agli imperativi della sua schiavitù.
Come un drogato, Brandon rincorre la sua droga sessuale in ogni dove pur sapendo che non calmerà la sua fame, consumando coiti che niente hanno a che vedere con l'eros, cercandoli ancora anche quando questi lo trascinano ad un acme in cui il piacere è stravolto dalla sofferenza.
McQueen è bravissimo nel ritrarre la desolazione e la profonda solitudine della sua vita, trasmettendocela non solo attraverso le immagini degli incontri sessuali mercificati, ma anche, e forse soprattutto, nella piattezza delle conversazioni con i colleghi, nella tristezza infinita del maldestro tentativo di relazione normale, nello scontro claustrofobico con la sorella, colei che fa saltare il delicato equilibrio della sua vita.
E McQueen sceglie sia la musica a raccontarci le emozioni che non escono con le parole, lasciando al suo crescendo il compito di raccontarci del dramma interiore dell'assenza di gioia dietro lo sguardo rapace sulla metro nelle scene iniziali, oppure dell'emozione che affiora durante l'interpretazione di New York, New York, unico tramite di sentimento fraterno, o ancora usando Bach che, incredibilmente, si presta in maniera eccellente ad accompagnare una corsa come una fuga nella città di notte.
La città è onnipresente, si fa ammirare distante dalla finestra del grattacielo, assiste indifferente al dramma che si concretizza, ricambia con pioggia gelida il dolore.
Nel finale, una fede al dito di una ragazza, un velo di stanchezza nello sguardo.

Pur suscitando una sensazione di incompiutezza, ma che forse è solo sospensione, Shame è un film con notevoli pregi, girato senza paura e censure e alcune scene (come quella con le due prostitute, resa magnificamente) dimostrano la cura e lo sguardo particolare con cui questo regista esplora i suoi personaggi.
Fassbender ottimo.

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Ultima risposta 16/01/2012 19.46.05
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Gruppo COLLABORATORI JUNIOR oh dae-soo  @  15/01/2012 16:04:22
   7½ / 10
Piccolo excursus. Chi volesse passare direttamente alla recensione vada oltre la linea di separazione.
Per entrare nella ristrettissima scuderia di Oh Dae-Soo bisogna presentare le caratteristiche sottoelencate.
1 Avere qualcosa nel viso, negli occhi, nei tratti somatici, che mi emoziona a prescindere.
2 Essere grandi attori.
3 Avere fatto la gavetta o comunque avere offerto interpretazioni meravigliose in piccoli film.
4 Stare più lontano possibile dal cinema fracassone e mainstream, fare scelte coraggiose e di qualità.

Annunciamo l'arrivo nel club di Michael Fassbender, già mezzo colpo di fulmine in Fish tank, conferma in Eden Lake e amore definitivo in questo Shame.
Sam Rockwell e Philipp Seymour Hoffmann lo accoglieranno nel migliore dei modi, ne sono sicuro. Ricordiamo che il club non potrà avere più di 5 membri.
-----------------------------------------------------------------------------------------------------------

(piccoli spoiler)
Non nascondo un pizzico di delusione...
Shame sarebbe potuto essere un film straordinario ma forse non c'è riuscito proprio per questo motivo, l'aver tentato di essere un film straordinario.
Brandon è un sex addicted, un sesso dipendente. L'arrivo in casa sua della sorella Sissy, una ragazza molto fragile e incapace di badare a se stessa, costringerà Brandon a uscire dalla sua (malata) routine.
Il pregio più grande di Shame è la straordinaria cura nella caratterizzazione psicologica del suo personaggio principale. Credo che mai nel cinema si sia affrontata e resa così protagonista una "malattia" così particolare, l'assoluto bisogno di sesso (anche "privato" ovviamente) . Brandon non riesce a controllarsi, il bisogno di soddisfare le sue fantasie, reali o virtuali che siano, è incontrollabile. Il suo è un sesso rapido, sfuggente, improvvisato, occasionale, senza nessun'altra implicazione. Non è un caso che l'unica volta in cui c'era qualcosa di "programmato" e il rischio di raggiungere un coinvolgimento più serio (mi riferisco alla storia con la collega di colore) Brandon abbia fatto cilecca. Il suo è un sesso usa e getta, semplice bisogno fisiologico.
Sua sorella, all'opposto, è alla disperata ricerca dell'amore, per lei anche una sola notte di fuoco porta ad un incredibile coinvolgimento. In modo forse inconsapevole e (quasi) tragico riusciranno in qualche modo ad aiutarsi l'un l'altra.
Il problema di Shame è la ridondanza.
E' ridondante nel mostrare i nudi, quasi sempre integrali (anche di Fassbnder e della Mulligan). E' vero che la tematica affrontata dal film doveva giocoforza passare per un eccesso, ma credo che si sia passato il limite inutilmente.
E' ridondante nelle singole scene, assurdamente dilatate ala massimo. Emblematica la sequenza in cui la Mulligan canta New York New York per intero, 5 minuti di primissimo piano. Se non fosse per gli straordinari 30 secondi di piano di ascolto di Fassbender (che attore ragazzi....) ci troveremmo davanti a un esercizio di stile davvero esagerato (bastava poco meno, forse un minuto, per renderla una grande scena). Stessa cosa per la scena del ristorante o per quella del dialogo sul divano tra i due fratelli, entrambe sequenze che da ottime (specialmente la seconda, gara di bravura tra Fassbender e la Mulligan) per un pelo, ma un pelo decisivo, rischiano di diventare quasi noiose.
Ed è ridondante la ripetitività con la quale si susseguono le stesse scene. Solo quelle di sesso sono almeno 7 (3 con prostitute, la ragazza in tailleur, la collega, il "colpo di scena", l'allegro trio), senza contare le 3,4 di masturbazione. C'è rischio che il film diventi un pochino monotono e perdi troppo del suo tempo nel mostrare sesso tralasciando snodi narrativi che potevano essere più importanti.
Attenzione, parliamo comunque di scene girate alla grande, la regia è pazzesca. La carrellata laterale su Brandon in corsa nella notte ad esempio è strepitosa. Ed è potentissima la colonna sonora.
A livello di sceneggiatura ho trovato magnifica la scena della metropolitana in cui sembra accaduta una specifica tragedia (anticipata ad inizio film dalla Mulligan troppo vicina al bordo della banchina) mentre la tragedia è sì avvenuta, ma in un'altra maniera, anche questa con un proprio rimando, il dialogo tra Sissy e il datore di lavoro di Brandon), segno davvero di una scrittura notevolissima.
E nel prefinale, in quel Brandon in lacrime per terra, ecco che il titolo, Shame, acquista un'altra possibile interpretazione alle due che ci aveva già offerto la pellicola.
Brandon si vergogna della sua malattia?
O si vergogna della sua vera natura (quella del colpo di scena sopracitato) e tutto il sesso che ricerca e quasi si costringe a soddisfare non è altro che un tentativo di nascondere a se stesso la verità?
Oppure, e il finale ce lo ricorda, Brandon potrebbe solamente vergognarsi della sua vita, una vita in cui non è riuscito a costruire niente sentimentalmente, in cui ogni rapporto interpersonale, compreso quello con la sorella, non è stato saputo gestire, una vita che, oltre un buon stipendio e una bella casa, rischia di non lasciargli nulla.
Cinema d'autore che, probabilmente, avrebbe solo bisogno di una piccola asciugatura.

19 risposte al commento
Ultima risposta 17/01/2012 09.44.48
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bood  @  15/01/2012 14:43:01
   8 / 10
premessa , in sala purtroppo capita di andare a vedere film di introspezione e qualità ( come questo ) e sedersi di fianco a persone che commentano film di qs tipo con " mo' si scop# la vecchia " o " stavo a casa a guardare 4 porno era meglio " ..

seconda premessa , il film è psicologicamente molto maschile , molto fondo , tocca tantissimi credo e chi non è in grado di comprendere il dramma - neanche troppo sottile e assolutamente attuale - se ne distanzia per ignoranza e/o paura del confronto , chiaramente ; per cui non ne consiglio la visione a tutti .

Detto questo , shame è un film realista , non ambizioso , piuttosto preciso nella sua costruzione , esteticamente umano e maschile , fondo , riuscito molto bene . fassbender è un buon attore , non eccellente ma si presta a un ruolo comunque riuscito , e cary mulligan conserva la sua capacità drammatica anche in questo film , prestatndosi a un ruolo cmq difficile , debole di un personaggio già distrutto e disgraziato , dall'inizio alla fine del film , che fa da specchio alla rigidità emotiva pressochè totale del protagonista .

belli gli accostamenti tra gli spot scelti di new york e i momenti del protagonista .

unico neo , e mia opinione chiaramente , la performance canora di Sissy , leggermente troppo lunga , anche se utile per affondare nella poetica drammaticità del suo personaggio .

a chi è piaciuto consiglio anche la visione di hunger , film piu' forte ma probabilmente piu' adatto a tutti

gianni1969  @  13/01/2012 15:13:37
   9 / 10
la mia sorpresa piu' grande di questo inizio anno insieme a the artist;affronta un tema complicato ma molto attuale ed esplora i mali della societa' odierna,con una grande prova di fassbender.sentiremo parlare spesso di questo regista.

Invia una mail all'autore del commento kampai  @  14/09/2011 15:25:06
   8 / 10
questo mcqueen riserva gran belle sorprese.film difficile da interpretare per l'attore feticcio di mcqueen, michael fassbender.un uomo arido di sentimenti, che ha chiuso la sua emotività e non si fa avvicinare empaticamente dagli altri.l'unico contatto che ha sono fugaci avventure sessuali che al massimo dura 4 mesi.quando qualcuno cerca di irrompere nella sua corazza, prende una paura castrante.poi c'è l'irruzione della sorella nella sua vita,che dispensa amore a tutti ma in fondo neanche lei sa bene cosa sono i sentimenti, cmq prova un forte attaccamento al fratello.finale un pò sforzato ma nel complesso ci sta bene.un film che mi ricorda come atmosfere american psyco.bello, assolutamente da vedere.

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Ultima risposta 13/01/2012 16.03.15
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Gruppo COLLABORATORI SENIOR Invia una mail all'autore del commento kowalsky  @  06/09/2011 18:14:44
   7½ / 10
Un panorama urbano vissuto tra i grattacieli di Manhattan e i metrò notturni, tra il sesso occasionale nelle dark room e il coinvolgimento virtuale di Internet a luci rosse. Gli esterni sono girati meravigliosamente: atmosfere da noir urbano che raccontano un'ossessione lasciando "entrare" le pulsioni interiori come se fossero frutto di una drammatica inevitabilità. Non facile la prova del bel fassbender, che a tratti ricorda il Collard di Nuit Fauves di qualche anno fa. Peccato solo per il moralismo dell'epilogo finale, visto che tutto sommato il vizio del protagonista non è così autodistruttivo e nichilista come quello, che so, di un Patrick Bateman. Un regista che va tenuto d'occhio, assolutamente

Gruppo COLLABORATORI SENIOR The Gaunt  @  06/09/2011 10:13:47
   7½ / 10
L'impossibilità di vivere una sessualità normale o la normalità di vivere una sessualità a suo modo "deviata". Una buona conferma per McQueen dopo lo splendido Hunger. Anche in questo caso il corpo è un elemento importante per il regista, qui visto come il riflesso di pulsioni incontrollabili, di cui vergognarsi ma alle quali è impossibile rinunciare. Il sesso è uno sfogo del proprio istinto, incapace di relazionarsi con gli altri provando emozione e sentimento. Un piacere fine a se stesso.
Ottimo lo sfondo di New York, glaciale nella sua solitudine e infernale in altri frangenti (molto azzeccata la citazione a Cruising di Friedkin). Bravissimo Fassbender, onnipresente in ogni sequenza e ben tratteggiato il rapporto tormentato/morboso verso la sorella, personalità molto fragile che spezza l'equilibrio del protagonista.

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