sbatti il mostro in prima pagina regia di Marco Bellocchio Italia 1972
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sbatti il mostro in prima pagina (1972)

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locandina del film SBATTI IL MOSTRO IN PRIMA PAGINA

Titolo Originale: SBATTI IL MOSTRO IN PRIMA PAGINA

RegiaMarco Bellocchio

InterpretiGian Maria Volontè, Fabio Garriba, Carla Tatò, Laura Betti

Durata: h 1.33
NazionalitàItalia 1972
Generedrammatico
Al cinema nel Novembre 1972

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Trama del film Sbatti il mostro in prima pagina

Anni Settanta. In un campo della periferia milanese viene ritrovato il cadavere straziato di Maria Grazia, quindicenne figlia di un noto professore. Il capo redattore di un noto quotidiano milanese dà incarico di seguire il caso a Roveda, un giornalista alle prime armi, affiancato dallo scafato Lauri. Poi inizia delle indagini per conto suo. Avvicina così la professoressa Zigai, amante di un esponente della sinistra extraparlamentare, in possesso del diario di Maria Grazia.

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Voto Visitatori:   7,73 / 10 (37 voti)7,73Grafico
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Voti e commenti su Sbatti il mostro in prima pagina, 37 opinioni inserite

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Invia una mail all'autore del commento Elly=)  @  22/03/2012 22:06:19
   8½ / 10
Avanti o popolo, alla riscossa,
Bandiera rossa, Bandiera rossa
Avanti o popolo, alla riscossa,
Bandiera rossa trionferà.

Bandiera rossa la trionferà
Bandiera rossa la trionferà
Bandiera rossa la trionferà
Evviva il comunismo e la libertà.


Così SBATTI IL MOSTRO IN PRIMA PAGINA inizia.

Un film che si stacca per quanto riguarda la struttura narrativa dello stile bellochiano. Abbiamo una struttura da giallo, un giallo politico che divide la sua narrazione in una doppia indagine: da un lato abbiamo la polizia che fa arrestare un colpevole che è solo apparente, dall'altro abbiamo Roveda che scopre e cerca di incriminare il vero colpevole. I due fronti seguono strade diverse, non si incontrano mai ed è come se si formassero due storie, come se il finale fosse doppio. La narrazione si allenta progressivamente, man mano che i personaggi entrano in scena e quando avviene un cambio di prospettiva.

E' un mockumentary di finzione che si divide in cronaca politica e narrazione metaforica. E' facile intuire come questo film sia una denuncia contro l'istituzione giornalistica, tutte le sue servitù, le tecniche di manipolazione delle notizie,..

Le scene che ritraggono tutto ciò sono sicuramente quelle che rimangono più impresse nel mente dello spettatore. Una scena che arriva come un pugno nello stomaco è quella in cui il protagonista (un Gian Maria Volontè in ottimissima forma) finge di leggere la testimonianza di Mario. L'inquadratura però ci fa vedere che in realtà il foglio della testimonianza è bianco e che il redattore si sta inventando tutto. Lo scopo, e lo ottiene, è quello di colpire al cuore la fragile anima della vecchia e sola Rita, facendole così confessare.

In un'altra scena, quella in cui Roveda, dopo che è stato mandato alla riunione, telefona al suo capo per dirgli che non è stato nè insultato nè picchiato, e in quello la mdp si sofferma su un articolo pronto per essere stampato in prima pagina dove si accusano i comunisti di aver picchiato un giornalista innocente, vediamo come le testate giornalistiche siano furbe e perfide.

Per non parlare nella scena in cui il caporedattore insulta sua moglie dicendole fra le tante cose "cretina!cretina!cretina!". insomma una vera carogna!

Nel finale quello che rimane è la rabbia, vedere come per politica, soldi, fama, i media (in questo caso i giornali) siano pronti a lasciare a piè libero un assassino piuttosto di far giustizia: i valori si sfasciano completamente. E cosa che fa ridere (per non piangere) è che il capo rettore ha pure la faccia tosta di presentarsi al funerale della ragazzina!
Nell'ultima inquadratura i rifiuti vengono portati dall'acqua, similitudine con un capovolgimento dei simboli che sottolinea il distacco, l'allontanamento dai personaggi.

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