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Molto bello questo film che racconta, attraverso una struttura a più flashback, la storia di una donna giapponese costretta a prostituirsi sin dalla tenera età in Malesia. Ora è una signora anziana che vive da sola in povertà, rifiutata dalla stessa società che ne aveva decretato il crudele destino. A lei si legherà la figura di un'altra donna, una ricercatrice che voleva nuovo materiale per il suo studio sulla condizione delle donne in Giappone. Nelle tre settimane insieme, Osaki le racconta la storia di tutta la sua vita, e lo spettatore rivive con lei le vicende occorse in quel controverso periodo storico imperialista.
La regia di Kumai Kei è sempre solida, e in alcune scene tocca anche vette di assoluto valore. Per esempio, la scena in cui Osaki perde la sua verginità con un selvaggio cliente locale è girata in maniera molto cruda e originale e lo spettatore si trova a vivere lo stesso shock della ragazza. Non sarà un capolavoro, ma rimane una pellicola del tutto apprezzabile girata in anni non proprio felicissimi per il cinema giapponese.