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Film davvero notevole che fonde tue temi spesso trattati dal cinema, quello del trauma psicologico dei reduci dal Vietnam (guardandolo mi sono chiesto come mai si parla sempre del disagio psicologico dei reduci del Vietnam e quasi mai di quello di altre guerre), e il classico tema della giustizia privata.
Avvincente, ritmo serrato, crudo quanto basta, un film che va assolutamente riscoperto e rivalutato. L'unica cosa che non mi ha convinto è il ruolo della bionda, una figura inutile con delle scelte discutibili e improbabili (mollare tutto così per seguire uno sconosciuto e prendere parte alla sua vendetta).
Rolling thunder è un film che pur essendo diviso in due parti ben distinte, ha delle basi molto solide. Sette anni di prigionia e torture in Vietnam ed un ritorno a casa che aldilà dei festeggiamenti di rito, ha un sapore amaro. Ha lasciato una vita ed al suo ritorno ha perso anche quella. Paradossalmente haimparato molto dalla sua prigionia, a sopportare il dolore fisico e mentale, a disciplinarsi. Il film di Flynn (e sceneggiato da Schrader), mostra le difficoltà di reinserimento del reduce, il trauma del rientro a casa, il sentorsi ancora dentro una prigione, mentre la seconda è più di genere. Un revenge movie in piena regola, più canonico, ma dotato di una bella parte finale. Bravissimo Devane, nel ruolo della sua vita e del semiesordiente Tommy Lee Jones.
Ottimo Revenge Movie dalla sceneggiatura solida di Paul Schrader. Gli echi della guerra in Vietnam si fanno sentire immediatamente per il protagonista. Questi sono tra i motivi che fanno di "Rolling Thunder" un film di vendetta diverso dai soliti, ispirando diverse pellicole nel prosieguo degli anni, molte di queste diventeranno più celebri del suddetto film. Una pellicola che sfrutta molto la psicologia dei personaggi, non solo del protagonista, ma anche degli altri, tra cui il collega, interpretato da un giovane Tommy Lee Jones. Infatti i due ex soldati si capiscono al volo, basta uno sguardo. Le scene di violenza sono ben dosate bene durante la durata, senza eccedere, il cui culmine è lo stupendo e brutale finale. Solo una cosa mi ha convinto poco
Perchè i criminali dopo che hanno ucciso la moglie e il figlio, non ammazzano subito anche lui? Schrader poteva inventarsi qualcosa in quel frangente
Molto buono il cast. Curiosità: nei panni del capo dei criminali, c'è Roscoe di "Hazzard", in un ruolo molto diverso da quello per cui è noto. In definitiva una pellicola assolutamente da riscoprire. Peccato per il doppiaggio non all'altezza.
Film di fine anni Settanta sul rientro, non felice, del maggiore Rane dal Vietnam. Infatti il ritorno a casa si rivelerà ben presto dapprima malinconico e desolante successivamente violento e vendicativo. Girato in gran parte tra Texas e Messico un film crudo che calca un po' la mano sulla violenza e non abbastanza sull'approfondimento psicologico dei personaggi. Comunque un film consigliabile agli appassionati del genere e ai cultori di Tarantino visto che da questo film ha preso non poche ispirazioni.
Piccola parentesi sconosciuta del filone inaugurato dal duro Charles Bronson con il suo "Giustiziere Della Notte", diretto dal John Flynn di "Sorvegliato Speciale" e ottimamente sceneggiato dal Paul Schrader di “Taxi Driver”. Questa volta il tema del vigilantismo e della giustizia solitaria tocca un maggiore in ritorno al casa dal Vietnam dopo 8 anni di prigionia. Ma il rientro non è felice: il figlio non lo riconosce più, la moglie confessa un’adulterio come l’amore per un altro uomo, e gli incubi sulle torture e sevizie subite in guerra lo tormentano di continuo. A peggiorare la situazione, un gruppo di rapinatori irrompe in casa sua, uccide la moglie e il figlio senza esitazione, e lascia incautamente lui in fin di vita. Al risveglio nell’ospedale, il piano per la vendetta ha inizio: armato di un’uncino affilato al posto della mano destra (che i banditi gli avevano gentilmente spezzetato a dovere nel tritarifiuti) incomincerà, con l’aiuto di una cameriera e di un commilitone incapace di reinserirsi in famiglia (Tommy Lee Jones giovanissimo) una serrata e pericolosissima caccia all’uomo che avrà luogo al confine tra Texas e Messico. Solido revenge-movie dalle interpretazioni convinte e sofferte (da cui a quanto pare Tarantino ha preso più spunti per il suo Kill Bill) di cui ancora oggi è possibile respirarne il periodo di realizzazione e l’aria di ferita da guerra non ancora riemarginata. Si arena nella parte centrale con qualche dialogo di troppo (anche se interessante), che ne rallenta un po’ il ritmo comunque avvincente e sostenuto, ma poco importa: servono semplicemente a far capire la psicologia e il modo di pensare del personaggio principale, indelebilmente segnato nel fisico e nello spirito dal Vietnam, e che proprio per questo motivo sente il bisogno di dover inseguire una missione che a un certo punto, più che in una vendetta, si trasforma in una specie di necessità. Una necessità a cui darà sfogo, assieme al commilitone che si sente di nuovo vivo solo in guerra, nel violento quanto cattivissimo bagno di sangue finale in cui tutti riceveranno quel che si meritano. Un film dalla violenza grafica allucinante ma mai gratuita, serrato, ben recitato e sfortunatamente, poco conosciuto. Nel genere è stato fatto di meglio, ma rimane comunque un titolo a cui dare una bella rispolverata. Memorabile la scena in cui il protagonista fa una dimostrazione al “cognato” del metodo di tortura inflittogli in Vietnam mentre lo prega di tirare più forte.