ritratto di un serial killer - assassino senza colpa? regia di William Friedkin USA 1987
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ritratto di un serial killer - assassino senza colpa? (1987)

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locandina del film RITRATTO DI UN SERIAL KILLER - ASSASSINO SENZA COLPA?

Titolo Originale: RAMPAGE

RegiaWilliam Friedkin

InterpretiMichael Biehn, Alex McArthur, Nicholas Campbell, Deborah Van Valkenburg

Durata: h 1.37
NazionalitàUSA 1987
Generedrammatico
Al cinema nel Giugno 1987

•  Altri film di William Friedkin

Trama del film Ritratto di un serial killer - assassino senza colpa?

Sei atroci delitti sconvolgono una cittadina della California. Il giovane procuratore Tony Fraser, cui viene affidato il caso, cattura senza molte difficoltà il serial killer che dichiara di aver ucciso per purificarsi bevendo il sangue delle vittime. Costui viene naturalmente dichiarato pazzo. Il processo diventa l'occasione per uno scavo di autocoscienza da parte del procuratore, che vuole la morte dell'imputato.

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Voto Visitatori:   6,78 / 10 (9 voti)6,78Grafico
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Voti e commenti su Ritratto di un serial killer - assassino senza colpa?, 9 opinioni inserite

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  Pagina di 1  

andreacrash  @  25/01/2010 17:39:46
   8 / 10
Rampage è uno dei film più riusciti di William Friedkin,nonché uno dei più interessanti del panorama dei film sul tema dei serial killer.L’autore si pone la domanda su quale sia il limite tra la follia incontrollata dovuta all’insanità mentale e la fredda e calcolata premeditazione del killer seriale,cercando di esplorare ancora il male in modo profondo,e senza alcuna concessione alla spettacolarizzazione riesce nell’intento di scuotere il cinema dal suo sonno convenzionale per l’ennesima volta. In bilico tra thriller e legal movie, Friedkin si pone come arbitro imparziale capace di dare la stessa attenzione al persecutore,cosi come al killer e alle vittime,
riuscendo ad imbastire un discorso sempre ambiguo,disturbato,malsano e non privo di simbolismi tipici del suo cinema(si noti la somiglianza con l’esorcista per il suo climax).Nella parte che delinea i tratti dell’assassino Friedkin riesce molto bene nell’intento di rendere un ragazzo dal viso d’angelo(Alex mc arthur) in un essere violentato nella sua apparente innocenza da mostri mentali inespugnabili e la cui provenienza rimane sempre ambigua,mai affrontata fino in fondo e che fa emergere la poetica del regista che idealizza un mondo in preda a mali ai quali non si riesce a dare una spiegazione tangibile:il rimando all’esorcista e forte anche da questo punto di vista,ove regan mc neal rappresentava un angelo posseduto da forze mostruose e insane che scuotevano lo spettatore dandogli un senso di perdizione,di resa e sconforto,dovuto anche nella capacità espressiva del regista di far valere fortemente la sua tesi con la sua forza espressiva, anche reece e un serial killer che viene sezionato in modo freddo dai medici e gli psicologi,e nonostante questo il suo male avanza in modo crudo,brutale,malsano e che scuote lo spettatore perbenista in cerca di una tesi accomodante come il cinema convenzionale americano (e non solo) sa ben fare,mentre l’intento di friedkin e di denudare lo spettatore di ogni certezza. Due momenti in particolare del film appaiono molto riusciti sul piano della messa in scena, il primo in cui i poliziotti si introducono nello scantinato di reece,dove la luce delle lampade scosse illuminano ad intermittenza gli altarini macabri dell’assassino (magistrale),l’altra è la scena del prete aggredito nella chiesa,forte e cruda come pochi sanno mettere in scena, ma in generale è soprattutto la fredda normalità del killer davanti alle proprie azione a risultare efficace.cinema capace di aprire squarci realistici con l intento di mettere le dita nelle piaghe della società con tesi forti.Bella la colonna sonora di Ennio Morricone,che si sposa perfettamente in un finale di afflizione e di toccante senso di perdita. Ingiustamente ritenuto come un opera minore,(forse perché ritenuto non all’altezza dell’estetica delle opere precedenti e per la durata) è una delle opere di questo autore che merita di emergere ed essere riabilitata dalla critica.
Sulla trama

Un killer compie efferati delitti in una tranquilla cittadina,un giovane procuratore gli da la caccia e in seguito alla cattura cercherà di convincere la giuria nel processo che incrimina il mostro che la pena di morte è giusta,mosso anche da sentimenti personali,ma a seguito dell'emergere di nuove riformulerà il proprio giudizio.
Sulla regia di William Friedkin

Tra le più riuscite del regista,senza mai bisogno di doverne esaltare con la macchina da presa le gesta del killer ,ma mettendo in scena i suoi atti in modo crudo,freddo e diretto con una sintassi filmica asciutta ed efficace nel creare un'aria malsana e disturbante.In generale molto ben calibrata e in grado di catturare l'attenzione dello spettatore,come nelle scene del processo.Insomma un'estetica c'è eccome!

1 risposta al commento
Ultima risposta 21/08/2014 17.50.56
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Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Requiem  @  07/06/2006 19:44:37
   2 / 10
Come al solito in contrasto con Benzo su Friedkin e vabbè. L'ho visto l'altra sera e mi ha nauseato.
Anzi è la prova che Friedkin è un emerito imbecille.
Certo spiazza, ma per le idee che ha Friedkin, che non ha avuto neanche il coraggio di dire chiaramente.

Sto film parte come un thriller, per poi divenire subito dopo un tipo di cinema sociale impegnato, che si basa in gran parte su un dramma giudiziario. Pone anche interrogativi interessanti: un ragazzo comune uccide tutti, ha colpa o no? E' giusto considerarlo un pazzo, incapace di intendere e di volere oppure no?
Friedkin insiste tantissimo sulla spietatezza del suo assassino, anche a rischio di fare un film confuso (che poi è quello che è).
Questo per poi tentare di far sposare al pubblico l'idea che sia giusta la pena di morte, come principale conseguenza del fatto che l'assassino era capace di intendere e di volere al momento dei delitti.
E d'altra parte quella causa la sposa anche il protagonista , Michael Biehn che come dice lui stesso, era liberal e contrario alla pena di morte.
Questo per dire quanto sia facile, imbecille e patetico sto film.

Ma è il film stesso a essere confuso. All'inizio sembra una cosa, poi diventa un'altra e poi ancora diventa dramma processuale, con tutti gli stereotipi e la retorica del caso. La personalità del protagonista (che ha perso una figlia) viene abbozzata appena.
Si ha un ampia impressione di superficialità, oltre che di totale idiozia.
L'idea che lascia è quella di un Lumet dei poveri.

2 risposte al commento
Ultima risposta 21/08/2014 17.50.14
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