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La montagna s’è presa con sé anche quell’ultimo suo sguardo. E Miranda, come le sue compagne e l’insegnante che l’hanno seguita, da allora non ha più voce se non nella memoria. Rivive bensì nella grazia di quei luoghi, nella dolcezza ipnotica del flauto, nel fascino occulto di quella gita campestre, nelle confessioni intime e sociali delle persone che ha conosciuto. Ma non si trova consolazione alla sua scomparsa, il tempo passa, le preghiere s’attenuano; come quando un segreto non è svelato, l’alimentarsi vano della speranza s’estingue placido in quell’unico frammento del suo vestito bianco. La natura ha chiuso a sé le sue mani fosche, s’è portata via quegli innocenti fiori di gioventù; la montagna tace, rivela il suo sguardo dolce e ospitale, ma il suo manto è oscuro e impenetrabile come chissà cosa… oh, se potesse la sua voce raccontarci di loro.