persona regia di Ingmar Bergman Svezia 1966
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persona (1966)

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locandina del film PERSONA

Titolo Originale: PERSONA

RegiaIngmar Bergman

InterpretiJörgen Lindström, Margaretha Krook, Gunnar Björnstrand, Liv Ullmann, Bibi Andersson

Durata: h 1.25
NazionalitàSvezia 1966
Generedrammatico
Al cinema nel Novembre 1966

•  Altri film di Ingmar Bergman

Trama del film Persona

Elisabeth Vogel, nota attrice, un giorno incomincia a rifiutarsi di parlare, chiudendosi in un ostinato mutismo. Le viene affiancata un'infermiera che incomincia a raccontarle la sua vita privata. Le confessioni della donna si fanno via via più intime. Ma l'attrice in una lettera svela i segreti dell'infermiera.

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Voto Visitatori:   8,75 / 10 (93 voti)8,75Grafico
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Voti e commenti su Persona, 93 opinioni inserite

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  Pagina di 1  

massapucci  @  28/12/2013 17:44:38
   9 / 10
Ottimo film, lo consiglio. Secondo me lo si può definire un classico: anche più visioni non ne esauriscono i significati. Se dovessi scegliere un tema fra quelli che caratterizzano la pellicola, direi: l'amore. Ma, forse proprio perché parla d'amore, il film parla di tutto...!
(Mentre respingo l'interpretazione che vuole l'omosessualità come tematica fondante di questa storia; secondo me, infatti, il discorso sull'omosessualità e marginale, se non del tutto assente).

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Ultima risposta 28/12/2013 18.06.26
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Badu D. Lynch  @  29/04/2013 00:33:00
   9½ / 10
Persona è lo scambio d'identità tra il cinema e lo spettatore, tra la finzione e la realtà. "Essere o sembrare di essere, questo è il problema". La maschera fa parte del volto, non potrebbe esistere senza di esso, ed entrambi sono componenti dello stesso corpo, dello stesso spirito e dello stesso vuoto. La maschera è una copertura essenziale, quasi mistica, per allontanarci dal male quotidiano, o più semplicemente da ciò che ci spaventa ; è un muro coriaceo ma non impenetrabile, che aspetta solamente la PERSONA giusta che possa abbatterlo, un altro Io. Ma non si parla di una differente metà, dell'anima gemella o di una diversa identità : è semplicemente quella parte di noi che che vediamo riflessa nello specchio, che sia essa finta realtà o reale finzione. Persona è il riflesso del cinema sul cinema : è l'urlo di Bergman che sbatte nelle pareti dell'arte, così da diventare eco infinito, o forse ego infinito. Un incipit stratosferico ed emblematico, che presagisce morte e caos - i quali aleggeranno continuamente nella mente delle due protagoniste. Il lungometraggio è l'inafferrabilità di una persona(lità) in continuo mutamento, è la trasfigurazione cinematografica della stabilità esistenziale. Un film imprescindibile e visionario in cui, soprattutto nell'incipit, è presente del simbolismo alienante che, tra le varie rappresentazioni oniriche, esibisce delle immagini di morte - motivo scatenante che sconvolgerà Elizabeth.

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Ultima risposta 28/12/2013 18.11.02
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Lory_noir  @  14/11/2011 16:47:12
   5 / 10
Ho apprezzato l'idea iniziale ma il mondo in cui è risolta nel film mi ha confuso e non mi ha fatto recepire un messaggio chiaro. Questo non mi permettere di apprezzare il film.

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Ultima risposta 15/12/2011 12.42.18
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Invia una mail all'autore del commento Elly=)  @  15/11/2010 21:04:56
   7 / 10
Come avvenne per molte pellicole europee degli anni '60, "Persona" fu considerato dalla critica un'opera oscura e ineffabile. Già dai titoli di testa il film si preannuncia come un "poema visivo". Nella densità di associazioni del montaggio iniziale si ritrovano immagini che rimandano ai temi cari a Bergman: il Dio-ragno, l'influenza cristiana, il ventre gelido e la costruzione illusoria dell'arte. Solo un consiglio: non vedetelo in lingua originale o rischiate di addormentarvi...=)=)

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Ultima risposta 01/11/2012 05.09.44
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Gogol  @  26/10/2010 19:40:46
   10 / 10
più che un film è come un viaggio introspettivo nella mente delle 2 protagoniste (che in realtà sarebbe poi la stessa "Persona" da quello che ho intuito) la scissione tra essere e apparire,fragilità e voglia di affrontare la vita,paura,dolore,rassegnazione,voglia di ricominciare...in realtà quello che sembra essere un dialogo tra le due protagoniste è soltanto un dialogo tra se e se,conscio e subconscio...istinto e ragione,perchè in fondo tutti cerchiamo di essere quello che non siamo o cerchiamo di apparire diversi un altra persona appunto,magari a causa di un trauma o di un qualcosa in particolare che ci ha segnato dentro.

Un film che ad ogni modo lascia il segno,impossibile restare indifferenti (restare indifferenti vuol dire essere senza sentimenti o troppo superficiali a mio modo di vedere)...forse dovrei vederlo di nuovo per capirne il vero significato anche se penso di aver già capito abbastanza.


CAPOLAVORO

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Ultima risposta 14/12/2011 03.39.00
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rob.k  @  14/09/2010 22:03:44
   5 / 10
Ottimo esercizio di stile, recitazione ai massimi livelli, peccato che tutto cio' sia fine a se stesso... All'inizio sembra esserci una trama interessante, che svanisce poi in una nuvoletta di fumo. Sono corso immediatamente a documentarmi sui presunti significati del film, e ovviamente fra discorsi sull'omosessualità (comunque trattata male...), e altre interpretazioni fantasiose, ho trovato la parola magica che mi aspettavo di trovare... ALIENAZIONE, ovvero la solita spiegazione che si vuole trovare quando in un film compaiono persone che commettono azioni apparentemente poco sensate... Un termine Jolly che va sempre bene.

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Ultima risposta 14/12/2011 03.40.33
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Gabo Viola  @  08/01/2010 12:34:09
   6½ / 10
Il miglior Bergmann, ho visto Scene Da un matrimonio, fanny e alexander, il posto delle fragole e persona. Lo reputo, nel complesso, un regista sopravvalutato; troppo legato al parlato, con dissertazioni spesso spicciole, come tratte da un bignami economico di filosofia. Quello che lo ha reso grande è il genio per l'immagine, ne "il settimo sigillo si supera costruendo un film perfetto. Tra i migliori di sempre. A lui, nel filone narcolettico, preferisco di gran lunga Antonioni e Tarkowswy, trovo ad eseempio che "Persona" sia troppo fratturato, troppe dissertazioni di basso lvello, come da lavandaie che leggono Sartre o Mishima. "Il settimo sigillo" è un volo d'angelo, il resto ha i piombi alle caviglie e se e disfa solo in rari frammenti.

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Ultima risposta 16/01/2010 21.32.54
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Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Gatsu  @  18/08/2009 14:00:07
   8½ / 10
Onirico, angosciante, spirituale e tremendamente devastante. Uno dei film più significativi di Bergman, ma anche uno dei più complicati e difficili da comprendere e seguire. Ho notato una certa similitudine con un altro mezzo capolavoro del regista svedese : "Sussurri e Grida".
"Persona" ha qualcosa in più, la pellicola trasuda sentimento, emozione e esperienza...Questa pellicola ha un'anima.

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Ultima risposta 18/08/2009 19.52.21
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satko  @  18/08/2009 13:49:13
   4 / 10
pesantissimo!!!

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Ultima risposta 14/12/2011 03.43.21
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JOKER1926  @  19/06/2009 03:31:33
   8 / 10
Negli altari della cinematografia metafisica roboante è l' eco dottrinale e metaforico inneggiato da "Persona" opera che milita nei livelli conclusivi dell' elaborazione concettuale sprofondando di conseguenza in vie teoretiche sterminate…
Bergman confeziona un film apocalittico, avanzato e geniale avvalendosi di un cast formidabile e di una fotografia caratteristica ed estremamente "semplice" e elegante.

"Persona" è la maschera che ogni persona porta, in essa nasconde tutto, le emozioni, i dolori, le paure…

Il film delinea, seppur in modo "ambiguo" e misterioso, concetti sociali/politici come il disgusto per la guerra del Vietnam, da notare dunque il "mutismo" della protagonista, essa ha perso l'essenza della vita e dunque non ha più parole e sentimenti per un mondo marcio; il film del regista svedese potrebbe clamorosamente nascondere teorie sull'omosessualità, ma non solo…

"Persona" è un viaggio "oscuro" ove nascono pensieri di idolatria sfocianti in miseria intellettuale, il prodotto ontologico di Bergman dunque non delinea in modo "solare" i personaggi ma li avvolge in un "vortice" "nero" ove non esiste una sola personalità bensì svariate "teste" che, in modo beffardo e incredibile, rientrano in una sola persona, Bergman risulta essere quasi perfetto, infatti tutte queste teorie metafisiche sono sempre sublimate da dialoghi , da musica e sonoro da repulsioni.

"Persona" è il prototipo dell' astrale "Eraserhead", da notare, celebrare le curiose e suggestive simbologie di Bergman che "sfidano" in modo imperiale, seppur in sfere temporali inesatte, quelle del Maestro David, la partita è meraviglia allo stato integrale …

"Persona" nasconde il senso, il concetto, la paura del parto, da esso la mente cerca di "giustificare" e di "negare", in questo caso entrano in scena le ultime sequenze della pellicola…
Infatti il finale è l'esemplare rappresentazione della psicologia umana contornata da tensione e drammaticità, insomma il tutto si interseca con il vuoto creando assi impossibili e a tratti indecifrabili (ma allo stesso affascinanti…)

"Persona" è la rappresentazione cinematografica della coscienza di una persona che sotto una maschera "intreccia" paure e frustrazioni, dietro una artificiosa e prodigiosa "progettazione" del pensiero "intralciata" da complessi ed enigmatici programmi di teoria riguardo l'estetica e l' io manifesta i suoi sogni (ovvero quelli di essere una artista), i suoi "peccati" (l'amante, il figlio non voluto), le sue "voglie" (magari omosessuali) i suoi "disprezzi" (per la guerra); dissimulazione e anima (da notare il nome Alma, ovvero "anima") si sovrappongono lottando in una sfera vaga tramortendo i sensi, i canoni della logica indirizzando la pellicola nelle stazioni trionfali del concetto e della complessa e mostruosa psiche umana…

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Ultima risposta 19/06/2009 19.20.56
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Invia una mail all'autore del commento wega  @  01/05/2008 12:48:06
   9½ / 10
"Persona" è un film disturbante, sia visivamente che emotivamente.
Bergman non lascia spazio al minimo sollievo, un bambino, si vedrà, non riuscirà nemmeno a coprirsi i piedi a causa delle lenzuola troppo corte.
La pellicola si concentra, ed è concentrata, dal regista, esclusivamente sull'interpretazione delle due attrici, impossibile scegliere quale sia la migliore, Bibi Andersson, istrionica a questo punto, non è mai stata così brava, Liv Ullman, che non dice una parola, non ha mai espresso così tanto con lo sguardo.
La fotografia è particolare, non riuscirei neanche a giudicarla, una fotografia che spesso annulla il senso dei secondi piani, e lascia spazio eclusivamente appunto, alla presenza scenica dei volti, ed una fotografia che con l'alto contrasto riesce a cogliere il più possibile le caratteristiche simili dei due volti, che diventa l'uno lo specchio dell'altro, in un'alchimia erotica del doppio per il legame introspettivo che lega le due protagoniste.

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Ultima risposta 07/05/2008 13.05.37
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Gruppo COLLABORATORI ULTRAVIOLENCE78  @  07/04/2008 23:08:21
   9 / 10
L'incipit di "Persona" rappresenta quanto di più ardito sia stato concepito cinematograficamente, tanto da costituire idealmente il prodromo di un processo che anni più tardi porterà a compimento Lynch con la sua idea di destrutturazione del cinema ("Eraserhead" in alcuni momenti sembra quasi richiamare la sequenza iniziale di "Persona" nonchè l'atmosfera asettica di cui quest'ultima è pervasa; il rapporto tra Elizabeth e la sua infermiera ha probabilmente ispirato quello tra le due protagoniste di "Mulholland drive"; e la narrazione di una storia a metà tra il reale e la finzione rappresentata dalla pellicola che si mette in moto e che successivamente si accartoccia precorre l'idea di metacinema alla base di "Inland Empire").
"Persona" è un'opera di difficile lettura che si presta a molteplici interpretazioni, ma al cui centro si pone il dramma psicologico di un soggetto scisso tra la sua coscienza, inorriditita dagli impulsi di un'indole tutt'altro che benigna, e la sua natura. Il silenzio è lo strumento di cui si serve la coscienza di Elizabeth per annichilire ciò che ad essa appare riprovevole in virtù dei canoni tradizionali della morale. Ma i cattivi sentimenti espressione della natura umana sono più forti della riprovazione stessa e non possono essere repressi. L'infermiera diventa l'ipostatizzazione dell'indole nefanda di Elizabeth, che alla fine verrà sopraffatta da ciò che ha tentato disperatamente e vanamente di ricacciare negli angoli più reconditi della propria anima.

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Ultima risposta 07/04/2008 23.47.58
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flynt  @  27/02/2008 19:34:16
   10 / 10
Immagini distorte e simboliche immerse nel silenzio introducono il film. Un “fallo” appena percettibile,viscere di animale, un chiodo che penetra il palmo di una mano(il dolore)…infine un neonato…Il regista allude all’ atto della nascita e alle conseguenze che tale atto rifletterà sull’ animo della neo-madre. Il film gioca su tutta una serie di simboli e apparizioni che inducono a ricercare spiegazioni metafisiche, e a giudicare spesso irreali alcune situazioni. Questa complessità e il fatto che ogni immagine fosse carica di significato e di spunti di riflessione mi ha emozionato e affascinato. Considerando poi la datazione del film(1966) a fronte di un cosi’ minuzioso lavoro di immagini e inquadrature, non posso che rimanerne impressionato.
I volti delle due attrici e le loro espressioni,i silenzi contrapposti a monologhi , contornati da musiche e sequenze di primi piani,catturano lo spettatore e lo calano in un viaggio introspettivo. L’ epicentro della storia è l’ incontro tra le due donne, Elizabeth(paziente) e Alma (infermiera) o meglio dire è l’ evoluzione del loro rapporto,e la sovrapposizione dei personaggi che esse rappresentano.
Elizabeth,chiusa nel suo mutismo traumatico, dal suo volto lascia trasparire paure e angoscie che la mordono da dentro. Alma,infermiera alle prime armi, è disponibile e decisa a dedicarsi alla sua paziente, per rispondere ai suoi nobili obblighi morali. La donna durante i suoi monologhi con la paziente per la prima volta è puo’ liberarsi dalle sue angoscie, e dal trauma del suo aborto,che emerge dalle confidenze .In contrapposizione Elizabeth, con il suo silenzio prolungato, nasconde le sue inquietudini, solo a tratti sembra esprimersi con i suoi sguardi…è un personaggio quasi surreale. Due donne apparentemente cosi’ lontane, l’ una etichettata come malata, l’altra come sana, con lo scorrere delle scene si somigliano sempre di piu’, finiscono con lo specchiarsi l’ una nell’altra; sorge il dubbio dell’esistenza fisica di entrambe. . A mio avviso il regista ci ha mostrato invece come Alma non sia altro che una proiezione di Elizabeth, il suo tentativo di aprirsi( come ha fatto l’infermiera) ,di confessare l’ inconfessabile, di affrontare la realta’; il rifiuto di un figlio per la paura di perdere fama,successo, bellezza..di invecchiare.
Ho visto in questo film le paure e le angoscie di affrontare la vita da parte di una giovane donna, la lotta e la sovrapposizione tra INCONSCIO ( Elizabeth) e COSCIENZA (Alma?) ??? E’ questo il dubbio “amletico” che rende incredibilmente affascinante questo film e un genio Bergman.

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Ultima risposta 28/02/2008 12.37.16
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Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Invia una mail all'autore del commento agentediviaggi  @  14/08/2007 09:51:27
   9 / 10
Del regista più psicanalitico della storia del cinema il film più introspettivo della storia del cinema, ricco di sperimentazioni visive e sonore, con un prologo giustamente rimasto nella memoria, con quel flusso di immagini oniriche che attraversano l'inconscio (...). Le interpretazioni della Anderson e della Ulmann manco a dirlo sono superlative, come superlativo è il titolo del film che ci introduce al discorso delle maschere, a quello che siamo costretti ad essere piuttosto che a quello che siamo, un tema insieme a quello dell'ipocrisia e della crisi dei sentimenti nella borghesia che ripercorre tutto il cinema di Bergman e del teatro nordico.
Rimarrò comunque sempre più legato ad altri film del grande regista svedese, pur riconoscendo che qui ha superato se stesso.

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Ultima risposta 17/09/2007 19.17.09
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Gruppo COLLABORATORI Gabriela  @  07/08/2007 16:25:35
   10 / 10
Un’opera sull’uomo e sulla ragione di essere e di esistere. Parlare di “Persona” è come parlare contestualmente di due mondi completamente difformi: quello interiore e quello esteriore, talmente diversi che non riescono a convivere; mondi che si oppongono tra la consapevolezza e l’incoscienza.
E’ l’esplorazione dell’animo umano e la simbiosi delle due personalità di una donna.
Soltanto grandi registi riescono a realizzare un film dove il racconto può essere creato anche senza dialogo poiché sostituito dal monologo; i personaggi che interagiscono possono essere due immagini della stessa persona e l’assenza di un argomento può essere spiegata dalla falsa malattia della protagonista che cerca un rifugio ermetico per allontanarsi dal mondo delle bugie, dalla morte, dalla verità e da se stessa.
L’artista Bergman ed il suo processo creativo mostrano una riflessione sulla creazione cinematografica e sull’illusione di “realtà” e ci danno in dono un film per riflettere; per riflettere sul film stesso ma soprattutto per riflettere sulla propria vita.
Il regista costantemente ci ricorda, attraverso le immagini, il prologo e attraverso il duello interiore delle protagoniste, che tutto è illusione, tutto è cinema; ma anche quando non è reale il cinema è alla continua ricerca della verità.

La metafora del silenzio come unica soluzione possibile è fantastica: mancanza di volontà, lasciarsi andare da una strana sinergia, non architettare false resistenze.

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Ultima risposta 22/02/2011 16.08.29
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davil  @  11/01/2007 00:41:25
   10 / 10
uno dei migliori film di ogni epoca, quello che mi è piaciuto di più di Bergman. Sul film avete già detto tutto voi nei commenti precedenti, per cui non mi ripeto. Il maestro svedese sia a livello di sceneggiatura che formale - la fotografia è stupenda - tocca qui i suoi vertici più alti. I temi a lui cari dell'impossibilità della comunicazione e dell'amore, l'angoscia esistenziale, la temtica della maschera e del doppio, il "gioco psicanalitico" dell'identità tra realtà ed illusione sono espressi in un film che, se fossi una donna, amerei e mi toccherebbe ancora di più di quanto già non faccia

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Ultima risposta 08/03/2007 16.50.27
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Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Invia una mail all'autore del commento goat  @  20/09/2006 16:39:06
   10 / 10
sconvolgente.
fra i film più ermetici che abbia visto ma,nonostante ciò,pure uno di quelli che mi hanno più sconvolto e aperto a riflessioni delle più svariate.
il tema del doppio,il tema attuale del rifiuto della maternità,l'incomunicabilità o meglio l'illusione del comunicare...questi fra i temi trattati da bergman 40 (!!!) anni fa e con una inquietante maestria che non può che lasciare a bocca aperta.

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Ultima risposta 16/11/2006 02.47.19
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desi  @  21/05/2006 23:30:00
   8 / 10
La creatività di un genio nel prologo, la figura di un maestro nel finale, capace di regalare storie di vita come se niente fosse.
Finale epico.
Consiglio di confrontarlo in tutto e per tutto con "Mulholland dr." di Lynch, l'unico grande genio contemporaneo del cinema in grado di avvicinarsi alle opere di Ingmar Bergman.
Non per tutti....purtroppo.
Vero

1 risposta al commento
Ultima risposta 21/05/2006 23.45.23
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Feedback  @  23/12/2005 12:34:58
   7 / 10
Scusatemi... forse il mio intervento sarebbe più adatto in un forum...

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2 risposte al commento
Ultima risposta 25/12/2005 10.34.33
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Gruppo STAFF, Moderatore Invia una mail all'autore del commento Lot  @  04/04/2005 11:19:51
   9 / 10
Forse il film più rappresentativo di Bergman, scritto in un letto di ospedale, non lascia spazio alla poesia come in altri suoi film, ma affonda da subito il coltello nella psiche della/delle protagonista/e.
8 minuti iniziali di sperimentazione, a cavallo tra il teatro e la semplice immagine, ci anticipano i temi portanti del film: il doppio, la difficoltà di comunicazione, il dualismo realtà/finzione e molto altro ancora...
Quello che colpisce è il rapporto tra le due protagoniste, il loro scontrarsi e compenetrarsi sempre +, il mutismo della prima che genera la follia della seconda, lo scambio intimo delle coscienze in una situazione di reciproca inconciliabilità.
La conclusione catartica sul tema della maternità fa da semplice sfondo ai giochi delle inquadrature: luci e ombre, primi piani essenziali, splendide sovrapposizioni, amplificano ed esasperano il senso di straniameno nello spettatore lasciandolo alla fine spossato e privato di quella traccia di soluzione che attendeva dall'inizio ma che non gli viene offerta.

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Ultima risposta 07/04/2005 00.05.55
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Gruppo REDAZIONE Invia una mail all'autore del commento cash  @  08/01/2005 16:32:16
   10 / 10
assieme a "sussurri e grida" è a mio parere il miglior bergam. Film di assoluta inquietudine, a partire dalle sequenze iniziali. penso che solo kieslovski abbia tratato il tema del doppio in maniera così magistrale.

4 risposte al commento
Ultima risposta 19/09/2007 14.21.21
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