Ispirato a Totò il buono (1940) di Cesare Zavattini, è una favola sociale sugli "angeli matti e poveri" delle baracche ai margini di Milano che, minacciati di sfratto da un avido industriale, organizzano un'azione di resistenza, animata dall'orfano Totò, che solo un miracolo fa trionfare.
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Straordinaria prova di De Sica che unisce sapientemente denuncia sociale ( in linea con i dettami del Neorealismo) e gusto fantastico. La vicenda è quella di Totò, un orfano che trova ospitalità presso un campo di baraccati alla periferia di Milano. Qui riesce a trovare affetto e considerazione e tutto ciò che la società fredda, anonima, imersonale gli aveva negato, una società che non concepisce un "Buongiorno" senza secondi fini, in cui ognuno vive relazioni socali distaccate. Ciò non accade nella baraccopoli dove i poveri , guidati dalla bontà di Totò, vivono insieme e organizzano la loro vita, conducendo un'esistenza in cui l'uomo non è giudicato per quello che ha ma per quello che è. Questo modo di vivere dura fino a quando i baraccati non vengono costretti a lasciare il terreno dove risiedono: ma a questo punto si compie i miracolo vero e proprio allorchè Totò e i suoi compagni, muniti di scope, si alzano in volo "verso un regno dove bungiorno vuol dire davvero bongiorno". Così termina la vicenda di questi emarginati.ed è questo un finale pessimista in quanto esclude la possibilità di risoluzione del conflitto se non proiettandolo in un altro "regno" e,così facendo sancisce la sconfitta della nostra società. Per gli amanti del cinema surreale che trae linfa dalle vicende della realtà quotidiana, un' occasione da non perdere. Nico