Earl Partridge, in punto di morte, desidera dopo anni rivedere il figlio che ha seguito le orme del padre nell'ambiente della televisione, attorno a questa situazione si intrecciano le vicende di altri personaggi.
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Con un impianto mastodontico ed una presunzione da "summa melodrammatica", l'opera di Paul Thomas Anderson si crogiola dietro ad un melenso intreccio tragico dove, a dominare contesti di miseria e di rimpianto morale per le tristi azioni umane, si erge il "caso" quale sovrano indisturbato, che si fa beffe di tutto e di tutti, anche della desolazione e del dolore transeunte. In questo ipocrita zibaldone di drammi generazionali, restano le recitazioni sopra la media degli interpreti, queste davvero ottime, che da sole sorreggono i cardini di un film davvero poca cosa quanto alla trama ed ai significati profondi della stessa. Male le musiche, davvero abusate; brillante invece la sceneggiatura, che regala comunque una visione godibile, per quanto tre ore sul groppone non siano così facilmente assimilabili...