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Ogni volta che associo le parole "Indonesia" e "horror" mi sento quasi, come se mi stessi autocontraddicendo con un ossimoro simpatico: non a caso, tranne rari esempi (i bei "The Chanting" e "The Real Pocong") dall'Indonesia ho visto uscire centinaia di prodotti horror, ma tutti uguali, senza idee e con realizzazioni e storie pessime. Film orridi, più che dell'orrore, quindi. Eppure, anche lì, c'è ancora chi più che ai portafogli pensa più al cuore, al divertimento che dovrebbe scaturire il genere, la passione nel mettere in scena storie di terrore puro, senza però, disdegnare la tecnica cinematografica.
E' il caso di "Macabre", basato su un bellissimo corto horror - "Darah"- pubblicato nella raccolta di storie horror indonesiane "Takut", il quale, sebbene una trama derivativa che ricorda molto quella di "Non Aprire Quella Porta", si può considerare come un vero e proprio slasher d'autore.
Un film che inizia placido, ci presenta argutamente i personaggi, con cautela, con lievi movimenti di macchina e con una fotografia mai così splendida, fino ad una spirale di violenza che prende avvio dopo una mezz'ora preparatoria. E il film cambia completamente aspetto: il montaggio si fa serrato, i movimenti di macchina veloci, inquadrature al limite dell'isterico (tutto con un certo fascino raffinato, però: non aspettatevi cose trashose nella tecnica, accurata e studiata più che mai).
Ma "Macabre" ha almeno due motivi per essere lodato: il primo è il rifiuto della schiera di pessimi horror indonesiani-marketingosi fatti con lo stampino per i teenagers e il secondo è l'osare mostrare anche particolari turpi, scavalcando la sciocca american-wave degli "Hostel" (sulla violenza nel fuori campo) e avvicinandosi più alle ossessioni gore del cinema estremo francesi (chiari i riferimenti a "Martyrs" e "A' L'Intérieur") .
E' l'elemento gore che contraddistingue questo film fenomenale, che lo distingue completamente da ciò che si va producendo in Indonesia in questi anni facendo sorgere un dubbio: vista la pesante censura su sesso e violenza nel cinema Indonesiano, come può un film come "Macabre" essere passato nei cinema con tanta facilità? La risposta può essere anche nel fatto, che il film sia stato realizzato anche con fondi da Singapore, ma forse è anche dovuto al fatto che, finalmente, si comincia ad avere una certa libertà d'espressione artistica anche nella settima arte.
"Macabre" è, in poche parole, un horror con i controcaz.zi, ironico (con slanci di commedia all'arrivo dei poliziotti), cattivo, cruento, ma raffinato e sensuale e, con una parte finale (la scena dell'auto in corsa e la giusta vendetta) che toglie il fiato.
Anche il cast contribuisce all'eccellente resa del film, ma sono soprattutto due i nomi da ricordare: innanzitutto, la splendida superstar indonesiana (attrice e modella) Julie Estelle, che incarna l'unica sopravvissuta al massacro, già vista nel cinema horror con il bel "The Chanting" e qui in grado di dare un grande impatto psicologico al suo personaggio che, pur essendo in un certo senso l'eroina del film, si scopre più fragile che mai. Il secondo nome da sottolineare è, invece ,quello della bellissima Shareefa Daanish che, con un volto vagheggiante e privo di emozioni, il viso sporco di sangue e il vestito da bambolina impugna senza pietà una motosega bucando lo schermo con il solo sguardo.
Un film non adatto ai deboli di stomaco. Per gli altri, imprescindibile.