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Ero perplesso prima della visione: su Cavallone ne ho lette tante, la gente si divide tra chi lo considera genio o mediocre regista di serie B. Come al solito la verità sta nel mezzo (forse). Spell, forse il suo film più conosciuto e apprezzato insieme a Blue Movie e Maldoror (introvabile e perduto, ma diventato leggenda) è un bel film che per fortuna non si perde nei cliché del cinema erotico anni '70 italiano. Pur ripetendosi e risultando alla lunga stancante è certo che alcune immagini siano di una potenza surrealista e visionaria dirompente, immagini non facili da dimenticare per la loro fascinazione come quella del famigerato occhio vaginale (rimando bunueliano distorto nel messaggio sessuale?) o l'atto di coprofagia nel finale. Sesso dappertutto quindi e in tutte le sue forme, specie le più aberranti, fino a far nascere un rigetto nello spettatore ma anche un irresistibile tentazione di continuare a guardare: incesti, macellai con quarti di bue, coprofagia, comunisti incalliti e sullo sfondo la festa di un paesino provinciale sotto ritmi orgiastici. Non è difficile scorgere nel microcosmo provinciale uno spaccato più ampio, estendibile a tutta l'Italia; Cavallone d'altronde da quel che si reperisce era un uomo di vasta cultura e questo è un film non adatto a tutti i palati. Chi lo vede troverà somiglianze impressionanti con Jodorowsky, Arrabal e leggermente Bunuel ma senza la classe di questi ultimi. Eppure con un senso del cinema come rottura altrettanto dirompente ed estremo. Un regista tutto da scoprire, per la prima volta. E magari da ritrovare...