lo specchio regia di Andrei Tarkovskij URSS 1975
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lo specchio (1975)

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locandina del film LO SPECCHIO

Titolo Originale: ZERKALO

RegiaAndrei Tarkovskij

InterpretiMargarita Terekhova, Anatoli Solonitsyn, Oleg Yankowsky, Larisa Tarkovskaya, Alla Demidova, Tamara Ogorodnikova, Ignat Daniltsev

Durata: h 1.48
NazionalitàURSS 1975
Generedrammatico
Al cinema nell'Agosto 1975

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Trama del film Lo specchio

leksej è inchiodato a letto da un male misterioso, e ha modo di fare un bilancio della sua vita, di ripensarla a partire dall'infanzia, mescolando la realtà con l'immaginazione. Le estati passate in campagna, quando suo padre aveva già abbandonato sua madre; l'incendio nel fienile; il lavoro della madre in tipografia. E poi, gli avvenimenti della seconda guerra mondiale e i colloqui con Natalia, l'ex moglie da cui ha avuto il figlio Ignat.

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Voto Visitatori:   8,63 / 10 (36 voti)8,63Grafico
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Voti e commenti su Lo specchio, 36 opinioni inserite

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  Pagina di 1  

gabor213  @  08/01/2014 20:35:22
   9½ / 10
Do un 9 1/2 perché il 10 mi sembra debba esprimere quella perfezione che non si può domandare agli uomini. Nel film il protagonista vede, come in uno specchio, la madre e la moglie, il proprio padre e se stesso, egli da bambino e suo figlio, le cui vicende di vita in parte si ripetono nelle diverse generazioni, perché l'esistenza umana è inserita in una dimensione più grande e forte delle decisioni dei singoli ed del loro preteso autodeterminarsi. Il prodotto, a mio parere, non è per niente complesso né faticoso. E' una parabola che parte da vicende intime, ricordate, per giungere alla memoria collettiva di un'intera nazione, la Russia, e un'intera epoca. L'autore si interroga sulla domanda più radicale che sia stata fatta sul popolo russo, ossia quale è la sua missione storica: un'anziana chiede al giovane protagonista di leggere proprio le parole tratte da una lettera di Puskin in cui si parla della specifica missione affidata di preservare l'Europa cristiana dalle orde Mongole, ma che ha comportato la separazione della Russia dalle grandi rivoluzioni dell'Europa Occidentale, le cui idee non sono penetrate nell'animo slavo. Le singole vicende delle vite dei protagonisti hanno una forza evocativa dirompente, perché una trama od un racconto preciso, la predominanza della trama, sottrae l'attenzione dall'esistenza reale così come si rivela ai sensi. E' qui che si spiega la differenza tra Occidente e spettatore occidentale da una parte, che cerca una narrazione capace di interessare la sua razionalità, ed il descritto Oriente russo, in cui al desiderio di sentimento può parlare una immagine molto più che una trama. Queste immagini evocate, inoltre, racchiudono forse l'intera esistenza umana, perché sono colte e presentate in maniera credibile e perché riguardano fatti universali della vita. La fanciulla dai capelli rossi, con le labbra rotte per il gelo, rosse di sangue, i bambini nella casa di campagna che cenano e carezzano dei gattini sulla tavola, versando loro del latte, la giovane madre apprensiva per timore di dare alle rotative un articolo inesatto e vola per il corridoio, la fisicità del suo corpo nudo a smaltire la tensione sotto l'acqua di una doccia arrugginita, un libro d'infanzia con un volto di giovane donna, da cui traspare per il giovane il mistero della femminilità, l'incontro occasionale una sera serena e ventosa con un medico che sbaglia strada e che rimane sedotto da quella donna seduta davanti al nulla delle distese dei campi, l'abbraccio del padre tornato dalla guerra con la divisa militare, l'incendio della casa nei boschi mentre tutto intorno è fradicio di pioggia e verde, il senso dell'amore descritto in "Primi incontri", poesia del padre del regista Arsenij, in cui la donna è creatura leggera, che scende le scale come un battito d'ala, che dice una parola: "tu", e per l'amato significa zar, re, e tutto il vocabolario umano è trasfigurato dall'amore, che cambia ogni cosa, mentre la donna che ci ammette alla sua nudità è come un tempio ortodosso che apre le porte dell'iconostasi ammettendosi al luogo più scaro... Chi non piange di fronte a tale trionfo della vita: che senso avrebbe avuto una trama che appaghi lo spettatore avido d'intrattenimento quando il film parla, da una sua prospettiva particolare, dell'assoluto? Non è un film complessissimo, raffinatissimo, privo di sbavature, ricco di colpi di scena, ma è una bellissima opera perché vera ed è una poderosa opera perché dal microcosmo della vita dell'autore si passa al macrocosmo dell'intera nazione Russa.

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Ultima risposta 08/01/2014 22.40.33
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Crimson  @  05/08/2009 01:29:55
   9½ / 10
"We are blind to the world within us, waiting to be born" (T.L. '95)

Conoscere un minimo di biografia del regista è indispensabile per avvicinarsi a questo film tutt'altro che criptico, benchè risulti senza dubbio difficilmente fruibile.
Questo film racconta di un uomo di quarant'anni che costretto a letto da una forma non meglio specificata di angina si ritrova a dover fare i conti con tutto: sentimenti di colpa verso la madre, un matrimonio fallito e l'educazione dei propri figli, un'infanzia e un'adolescenza trascorsa con sole donne, la mancanza di una figura genitoriale come quella del padre poeta e in generale eredità pesante con cui confrontarsi costantemente.
Mentre ripercorre questi momenti personali, il protagonista su un piano equivalente in termini di importanza pone vicende che hanno segnato il proprio paese, e sia direttamente che di riflesso anche la storia della propria famiglia.
I tormenti non derivano solo dai rapporti con se stesso e con gli altri, ma anche dal peso storico degli avvenimenti che hanno segnato la sua crescita: il regime di Stalin, la seconda guerra mondiale, l'ascesa al potere di Mao. Tutti questi frammenti, personali e non, compongono un quadro multiforme, disposto su diversi strati tra realtà e sogno, tra passato e presente. Intervallate dalle poesie di suo padre Arsenij, le immagini spesso comunicano da sole senza dialoghi, dotate di una forza espressiva notevole, raccolte in una fotografia splendida alternata tra b/n, colore e seppia.
Viene da chiedersi come è possibile se non identificarsi, associare i propri vissuti a tutte queste sequenze di una cultura così differente dalla nostra, segnata da altri fattori; cosa c'entriamo ad esempio con la rivendicazione dell'appartenenza alle proprie irrinunciabili origini di un artista vittima di un ostracismo insensato (sè stesso/Ignat che legge la lettera di Puškin) del suo paese. E' la magia di questo film, ossia di svelare un motore nascosto che muove la ricerca che onestamente cerchiamo di compiere nei confronti di noi stessi. Tempi, eventi, spazi cambiano, ma la domanda è universale. Ne 'L'infanzia di Ivan' c'è un'infanzia strappata da un evento più grande, un macigno che sconvolge inevitabilmente una 'normale' crescita. C'è un sentimento individuale ma anche un avvenimento storico come sfondo, di grandissima portata. In 'Andrej Rublev' è la crisi dell'artista il nodo cruciale, ma anche qui eventi storici intaccano l'individuo, il suo rapporto con l'arte e la natura, e in una visione più intima il rapporto con se stesso. Ne 'lo specchio' c'è tutto questo, ma è il regista stesso ad essere il protagonista, il centro, vittima, artefice, concausa degli avvenimenti. "Lasciatemi in pace, in fin dei conti volevo solo essere felice". Quale lo strumento per cercare di scoprire la felicità, il senso di colpa, rivalutare e modificare i propri giudizi? E' la regressione ad uno stadio antecedente al presente, riappropriarsi di immagini, suoni, sensazioni dimenticate. Lì trovano posto le ragioni che ci hanno cullato e che ci hanno cambiato, lì era tutto possibile, la morte non esisteva e la speranza regnava.
Dinanzi ai film grandi film autobiografici ho sempre avuto una sorta di soggezione e di riverenza nei confronti di quell'autoreferenzialità dell'autore che in qualche modo potesse sfuggirmi, risultare distante e persino incomprensibile. Ho guardato questo film diversi anni fa, e sono rimasto estasiato soprattutto dalla magnificenza visiva. Poi è accaduto qualcosa, nel corso del tempo diverse immagini continuavano a martellarmi, si riunivano, s'incollavano a dei vissuti che sentivo come propri. Ho selezionato questo dvd dalla mia libreria prima di un viaggio apparentemente senza un reale motivo; ciò è avvenuto prima di prendere consapevolezza che la mia scelta riguardava una singolare concomitanza, il ritorno tra i miei luoghi d'infanzia, rimossi da anni di 'esilio'. Ed è qui che ho accarezzato l'universalità di quelle immagini, di quelle sensazioni, in pace e armonia con me stesso in un'esperienza personale inspiegabile e intraducibile.
E' un film che fornisce la speranza, come non a caso un altro grande film d'autore autobiografico come '8 e 1/2'. E' un film in cui il protagonista è allettato come Bergman per 'Persona' o Proust per la sua 'Recherche'. E' un film che testimonia la riappropriazione di significati reali e la formazione di pensieri diversi nell'accettazione che questa esistenza è più grande di essi. Ma è soprattutto un film che attraverso quel volo di uccello e la frase finale dell'Aleksei/Andrej ci ribadisce che tutto è possibile: Yuri ha smesso di balbettare quando ha considerato, più in generale, che esiste un'altra prospettiva di guardare la vita in cui la paura scompare.

"a lo lejos...
mar de aguas sonambulas, ausentes
olas de silencio insomne
era tarde,
muy tarde para andar

a lo lejos...
suplicas de dioses recluidos
sombras de aire asfixiado
fue corto
tal vez muy corto para mi

a lo lejos...
mi vida"
(M.R. '04)

2 risposte al commento
Ultima risposta 27/09/2011 17.11.19
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Invia una mail all'autore del commento wega  @  17/12/2008 19:03:51
   7 / 10
Ok ok ho capito, è un capolavoro.

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10 risposte al commento
Ultima risposta 24/02/2009 13.29.48
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Gruppo COLLABORATORI Marco Iafrate  @  12/06/2007 22:26:18
   9 / 10
Comprendere ed apprezzare un film di Tarkovskij è già di per se non facile cosa, comprendere ed apprezzare un film come Lo Specchio richiede come minimo la conoscenza della biografia del grande regista russo per capire il significato di tante immagini che si susseguono apparentemente senza un filo logico, l'insieme dei numerosi flashbacks autobiografici potrebbero lasciare spiazzato lo spettatore che approccia ad un film di Tarkovskij per la prima volta.
Dal suo letto di morte un uomo rivive tutto il suo passato, del rapporto con la madre, figura importante della sua vita, miscelando oniricamente ricordi della sua infanzia, della sua esperienza coniugale, della sua separazione con la moglie, della sofferenza avuta dalla separazione dei suoi genitori e la conseguente scelta di andare a vivere con la mamma. In un flash è figlio, in un altro è marito, in un altro ancora è padre.
Durante il film si colgono riferimenti alla guerra civile spagnola, al terrore Staliniano con la stupenda scena della madre che , da giornalista, entra una sera nella tipografia della redazione con il dubbio di aver scritto una parola sbagliata consapevole che tale errore può costarle la deportazione in siberia.
Assistiamo al fungo della bomba atomica, alla Cina di Mao, alla presa di Berlino con le foto del presunto cadavere di Hitler, tutto in un' altalena di immagini che lascia storditi, ipnotizzati, affascinati.
"Ai presentimenti non credo e i presagi non temo. Ne calunnie ne veleni io fuggo. Sulla terra non esiste la morte tutti siamo immortali. Tutto è immortale c'è solo realtà e luce".

3 risposte al commento
Ultima risposta 27/10/2008 23.43.20
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Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Invia una mail all'autore del commento Antoniusblock  @  16/01/2006 19:07:31
   10 / 10
Che meraviglia !
Non ho gli aggettivi adatti per descrivere questo capolavoro,Tarkovskji aveva il dono di far entrare lo spettatore all'interno del più insignificante oggetto prima di spazzarlo via con il vento del tempo.

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1 risposta al commento
Ultima risposta 14/12/2008 16.51.31
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Gruppo REDAZIONE maremare  @  25/08/2004 22:42:21
   9 / 10
Tutti i temi che Tarkovskj svilupperà nei film successivi, sono presenti in questa bellissima opera giovanile

1 risposta al commento
Ultima risposta 03/07/2005 04.53.23
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