Le due famiglie Favazza si contendono acerbamente il gruzzolo del defunto zio. Colui che, a giudizio di popolo, si ritiene l'erede universale spende i propri risparmi e si impelaga in debiti e fastidi per solenni onoranze che conducono alla più ingrata sorpresa quando, aperto il testamento, egli è riconosciuto erede universale ma con l'obbligo di tanti legati che coprono quasi tutto l'ammontare del patrimonio ereditato. Ma la scoperta di un testamento posteriore rimette le cose a posto con più equanime giustizia; se non che l'improvviso fallimento della banca, che ha in deposito il capitale dell'eredità riconduce il povero Favazza nella più nera disperazione.
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L'EREDITA' DELLO ZIO BUONANIMA
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