le chiavi di casa regia di Gianni Amelio Italia, Francia, Germania 2004
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le chiavi di casa (2004)

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locandina del film LE CHIAVI DI CASA

Titolo Originale: LE CHIAVI DI CASA

RegiaGianni Amelio

InterpretiKim Rossi Stuart, Charlotte Rampling, Andrea Rossi, Alla Faerovich, Pierfrancesco Favino

Durata: h 1.45
NazionalitàItalia, Francia, Germania 2004
Generedrammatico
Tratto dal libro "Nati due volte" di Giuseppe Pontiggia
Al cinema nel Settembre 2004

•  Altri film di Gianni Amelio

Trama del film Le chiavi di casa

Gianni, un uomo giovane, un uomo come tanti, dopo anni di rifiuto, incontra per la prima volta, su un treno che va a Berlino, suo figlio Paolo, quindicenne con gravi problemi, ma generoso, allegro, esuberante. Il film è la storia di una felicità inaspettata e fragile: conoscersi e scoprirsi lontani da casa. Il loro soggiorno in Germania e poi un imprevisto viaggio in Norvegia fanno nascere tra i due un rapporto fatto di scontri, di scoperte, di misteri, di allegria...

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Voto Visitatori:   6,60 / 10 (88 voti)6,60Grafico
Miglior sonoro
VINCITORE DI 1 PREMIO DAVID DI DONATELLO:
Miglior sonoro
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Voti e commenti su Le chiavi di casa, 88 opinioni inserite

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metafisico  @  13/08/2007 17:42:14
   1½ / 10
un "film" che raccatta pietà in maniera allucinante.
Del resto i filmetti italiani di oggi sono quasi tutti così....
Indegno

2 risposte al commento
Ultima risposta 13/08/2007 18.31.33
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Gruppo COLLABORATORI fidelio.78  @  05/04/2006 19:03:58
   6½ / 10
Il mio primo pensiero, uscito dalla sala, è stato: peccato.
Purtroppo questo film rappresenta un'occasione mancata, per Amelio e per il nostro cinema, per dimostrare che siamo ancora in grado di reggere il confronto col nostro passato neorealista.
Le dichiarazioni del regista erano state quelle di volersi allontanarsi da una media piatta e televisiva che non sa trattare i sentimenti.
Probabilmente non c'è riuscito del tutto.
Molto bravo Kim Rossi Stuart, ma non basta a salvare del tutto un film in cui la sceneggiatura fa un pò acqua....
Non è però tutto da buttare. Alcuni momenti secondo me sono davvero intensi e belli.
Un film che, come ha detto qualcuno pecca di egocentrismo e di superbia, ma che comunque contiene elementi validi e che merita secondo me almeno una visione.

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Ultima risposta 12/10/2006 23.55.21
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DEBORAH R.  @  13/02/2006 01:01:10
   1 / 10
Amelio dovrebbe pensare a fare film sull'omosessualità, visto che sappiamo che è un argomento che lo riguarda da vicino, invece di imbarcarsi in temi delicati, ma che non ha mai vissuto sulla propria pelle. Manca totalmente di rispetto verso il disabile, mettendo in scena solo il dolore e la, in questo caso, stupida vergogna del genitore. I disabili vengono percepiti come fenomeni da baraccone, come animaletti da coccolare e da compatire, da usare per arricchirsi a livello interiore, per elevarsi alla massima potenza, per potersi guardare allo specchio e dirsi 'sono bravo davvero a prendermi cura di lui, ad amarlo'. Del loro dolore, della loro rabbia non ne esiste traccia. Ah già... ma loro sono protetti dall'amore che li circonda, come dice Charlotte Rampling in una delle scene più stupide e offensive della storia del cinema italiano. Sono solo i genitori a soffrirne. Mi stupisco, come al solito, delle migliaia di voci positive che si sono elevate a nome di questo film. Trovo fuori luogo dire che sia tratto dal libro di Pontiggia, perché del lungo, faticoso e doloroso cammino che un padre e un figlio fanno insieme verso l'accettazione non c'è nulla. Il personaggio di Kim Rossi Stuart è imbarazzante (come lo è la sua recitazione!), creato solo per intenerire chi è sensibile al suo cosiddetto fascino. E' vergognoso. Vergognoso vedere quanta gente ci caschi in questi facili e superficiali sentimentalismi. Usare un ragazzino disabile, ma dico usdarlo perché in questo film è stato usato, è stato solo un atto cinico e spudorato. Amelio si divertiva a raccontare l'aneddotto della famosa scena dove il padre guida e il bimbo gli sposta il volante, ma non ha capito che la bravura di un regista non si vede da questo. Se volete vedere un autentico gioello su questo argomento non perdetevi 'Il mio piede sinistro' o 'Mare dentro'. Amelio non mi è mai piaciuto, ho sempre considerato i suoi film pretenziosi, noiosi, pomposi... ma con 'Le chiavi di casa' il suo livello si è abbassato a livelli indecenti... che si ritiri, una volta per tutte.

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Ultima risposta 01/10/2011 14.46.43
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Invia una mail all'autore del commento Andre82  @  21/12/2005 14:08:10
   4 / 10
A parte l'incapacità ormai ben nota di Kim Rossi Stuart, il film è di una noia mortale e appartiene a quei film drammatici che vanno di moda in Italia che trattano argomenti delicanti in maniera molto superficiale. Poi personalmente non sopporto i finali inconcludenti!

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Ultima risposta 15/03/2006 00.03.10
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Gruppo COLLABORATORI gerardo  @  30/01/2005 13:46:57
   5 / 10
Ho dovuto ricorrere a tutte le mie energie per non addormentarmi o per restare seduto a finire di guardare 'sto film. Piattume totale, finchè non ti rendi conto che ti si sta propinando un altro beverone televisivo, fiacco, presuntuoso e ovviamente ruffiano. Ed è allora che iniziano a girarti le palle. Con tanto di moralismo strisciante, ma ipocritamente non dichiarato. La struttura e gli elementi del film sono ingiudicabili, perché non mi sono arrivati. A questo genere di roba e di ricatti sono refrattario.
A settembre, appena uscito il film - che non avevo la minima intenzione di vedere al cinema -, ho assistito a un incontro con l'autore che lo presentava, insieme a un critico-professore leccak'ulo che lo esaltava e sparava veleno contro la giuria di Venezia che non l'aveva premiato (e meno male!). C'era in Amelio (e questo mi dispiace tantissimo per lui) una malcelata presunzione, una pretesa nemmeno tanto velata di aver fatto un capolavoro da premio per un festival come quello di Venezia. Pretesa giustamente e fortunatamente disattesa. Ricordo di aver provato già allora una forte sensazione di fastidio riguardo questa dissimulata arroganza. Poi nel frattempo ho visto il film di Leigh, vincitore della mostra, e quello di Kim Ki-duk, che gli contendeva la vittoria; da ultimo, Le chiavi di casa. La sensazione di fastidio si è trasformata in vero disgusto: "Il segreto di Vera Drake" e "Ferro3" sono su un altro pianeta. Qui in Italia continuiamo a piagnucolare e a protestare per i mancati premi, ma mai che ci mettiamo a fare del buon cinema (invece che della pessima e pretenziosa televisione).

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Ultima risposta 09/11/2005 09.31.44
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carmy71  @  15/11/2004 11:00:52
   3 / 10
Un film che non si capisce dove vuole arrivare, storia assurda, incompleta, poco coinvolgente, recitazione pessima, insomma un film da non vedere e si voleva che vincesse il festival di venezia.... pazzesco!!!!

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Ultima risposta 17/12/2004 13.12.27
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Gruppo COLLABORATORI SENIOR Invia una mail all'autore del commento kowalsky  @  04/11/2004 23:03:23
   6 / 10
un libro ("nati due volte" di pontiggia) piuttosto farneticante ma al più utile a far riflettere i lettori, un film - questo di amelio - che sembra nato con lo scopo opposto Quindi se dovessimo indicare perchè quest'opera non convince completamente, dovremmo separare l'opera dallo spettatore ma non solo Amelio sceglie quindi di rassicurare il suo pubblico, quella gente che agiografizza il film e una volta uscita dal cinema si sente - come dire - migliore di quello che è Non dei nostri limiti umani e sociali dovremmo parlare e quindi è inaccettabile che ciò possa accadere Poi Andrea Rossi è tanto simpatico, intelligente, ironico, parla come un moderno Trilussa: insomma per quanto reciti se stesso come può, viene strumentalizzato ai fini e diventa il prototipo perfetto dell'handicappato politicamente corretto (e accettato socialmente) Stupida la gente in quanto tale perchè una volta uscita dal contesto del film si trova nella miserevole condizione di non poter difendere la propria intolleranza, quella stessa che guarda con repulsione un ragazzo come andrea, se non con "affettuoso disprezzo"come diceva un vecchio brano di de andrè, quella che appena vede una madre trainare una carrozzina la osserva con compatimento e pensa "poveretta, guarda un pò che croce gli è finita addosso" e intanto tanto per far capire quanto la realtà possa essere diversa il padre ha gli occhi verdi e la prestanza fisica di kim rossi stuart voglio dire: ci rendiamo conto? Ma tornando un attimo al film, direi che è perfetto per come dimostra inequivocabilmente cosa si intende per degenza in italia. accudire, proteggere, separare, amare morbosamente (un pò come dire odiare interiormente davvero emblematico il personaggio della rampling) e poi quando vediamo il padre indignarsi per i trattamenti poco ortodossi della clinica tedesca c'è poco da aggiungere: lì almeno mirano a una vera riabilitazione fisica, qui in italia tutto viene soffocato dalla protezione affettiva morbosa e invadente della famiglia, che non si cura neanche di chiedersi se sta facendo del bene o del male al figlio in realtà il film è insopportabile proprio perchè difende non so quanto involontariamente tutta l'emarginazione che andrea o altri come lui vivono si trasforma il melodramma ruffiano, compiaciuto tra belle immagini, lacrime e la voglia di divulgare una verità scomoda, ma la gente "normale" - in tutta la sua miseria culturale e psichica - ci tiene davvero a conservare la propria "superiorità" rispetto ai cosiddetti figli di un Dio minore A parte che ho trovato ripugnante la spottizzazione del libro a firma del qualunquismo massmediologico della mondadori - così sappiamo già chi sarà il prossimo ospite di Costanzo eh Andrea? - bisogna avere il coraggio di dire che questo è un film che rivendica - e questo lo fa bene - il diritto alla libertà e all'idoneità del proprio corpo, in barba a tutti gli stereotipi che sicuramente vogliamo vederci ma è quest'italietta nazionalpopolare ancora una volta a tradire le attese: quella che si indigna quando qualcuno osa spogliare tutto il nostro squallore come è accaduto nel bellissimo film coreano "oasi2 quando parlava apertamente della sessualità degli handicappati infatti guardacaso amelio rivolge lo sguardo altrove quando andrea guarda con ammirazione e invidia la coppia di amanti nel traghetto per la norvegia: sa che non potrà mai avere una vita come gli altri, ma amelio gli nega il desiderio di averla, e con lui molti altri italiani vorrei solo capire cosa sarebbe stato un soggetto del genere in mano a chereau o - perchè no? - a un tsukamoto perchè alla fine avrebbe vinto il dissenso, la riprovazione generale, per chi ha commesso il reato di mettere a nudo la nostra mediocrità la nostra ricerca di perfezione in una società che è avvilente nelle sue contraddizioni cosa che amelio, lasciando tirare un sospiro di sollievo a tutti noi, non ha voluto fare Puro conformismo da difendere o distruggere una volta di più

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Ultima risposta 12/11/2004 14.01.51
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ceci  @  27/10/2004 14:56:59
   8 / 10
A differenza di molti ho trovato quella di Kim Rossi Stuart una bella interpretazione, espressiva. Forse discuterne mi ha anche aiutata a trovare più particolari positivi di quanti non ne avessi trovati da sola.

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Ultima risposta 09/11/2004 21.02.39
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alesfaer  @  27/10/2004 03:19:11
   1 / 10
nn ricordo nulla, troppo fiacco il film mi sono appisolato

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Ultima risposta 27/10/2004 14.53.50
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*Fata*  @  19/10/2004 21:16:37
   3 / 10
orribile!orribile!orribile!
pensano che vedendo un film cambino le cose,che la gente cambi il suo modo di comportarsi?
poveri piccoli ipocriti illusi...

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Ultima risposta 09/11/2004 21.13.13
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valeriap  @  19/10/2004 12:36:23
   6 / 10
l''italia dei valori
l''italia dei bigotti
l''italia degli ipocriti
bello bello fin quando rimane un film come vogliamo bene i disabiliiiiii
ma poi quando li incontriamo in strada..e tutt''un altra storia!!
che falsità
che buonismo gratuito...

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Ultima risposta 22/10/2004 19.15.26
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Mama-kin  @  11/10/2004 01:25:05
   4 / 10
Ma ... ma ... che il tema affrontato sia lodevole nessun dubbio , ma diamine tantissime scene son proprio girate male , e nei pezzi con Kim rossi stuart (ahinoi il 90% della pellicola) si toccano veramente i picchi di inespressività e , se mi è permesso coniare un termine nuovo , di "anti-cinema" .
Mi dispiace per chi si è emozionato con questo film , ma per quanto mi riguarda non mi ha lasciato veramente NIENTE .
E dire che le premesse c'erano tutte ... Scialbo e inconcludente . Voto quattro

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Ultima risposta 12/11/2006 00.20.23
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totydm  @  03/10/2004 09:49:31
   1 / 10
Bruciate questa pellicola!
dopo aver letto i commenti positivi sono andato molto entusiasta al cinema...ma mi sono accorto di aver buttato 5?...il film è povero, lento, con una trama lentissima e a tratti troppo veloce....evitatelo...NON SCARICATELO NEANCHE IN DIVX XKè è SPRECO DI SPAZIO SUL VOSTRO HD

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Ultima risposta 22/10/2004 08.46.36
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Claudio  @  28/09/2004 15:34:06
   7 / 10
Sopravvalutato... Bello, ma tremendamente facile! Non è difficile fare commuovere sbattendoti in faccia le sofferenze indicibili di un ragazzo con problemi come quelli di Paolo! Occasione sprecata...

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Ultima risposta 04/10/2004 07.39.42
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norah  @  25/09/2004 19:53:06
   5 / 10
e poi si chiedono perche non ha vinto l oscar...mah

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Ultima risposta 02/10/2004 19.00.23
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Ciccio  @  23/09/2004 14:49:23
   7 / 10
Diciamo che è al livello de "Il ladro di bambini", quindi il film migliore di Giannuzzo. Che dire? Rossi Stuart è opzionale (come al solito) il merito va al ragazzo. Spontaneo, divertente e poetico (di suo). Brava Charlotte (al suo meglio). Ottimi dialoghi. Ottinma sceneggiatura. Ottima regia. A volte la macchina da presa svanisce e non t rendi conto che sei in un cinema... Questo lo sanno fare davvero in pochi. Il prezzo del biglietto non è paragonabile all'esperienza che Giannuzzo ci ha fatto fare. Questo è il cinema italiano.

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Ultima risposta 04/10/2004 23.39.44
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isabel  @  22/09/2004 11:26:29
   10 / 10
premetto che non sono una grande fan di amelio. eppure questo film mi ha entusiasmata e, al tempo, mi ha portata a discuterne animatamente con un'amica (cosa già di per sè positiva, ritengo)

innanzitutto penso che non abbia vinto premi essendo privo di pietismo.
pietismo e debolezza sono cose diverse e, a mio parere, le chiavi di casa è un inno alla debolezza dell'essere umano

l'unico veramente forte è andrea rossi. la sua forza deriva dall'essere cosciente del suo handicap e responsabile. la forza deriva dal saper chiedere aiuto, dall'ammettere di non poter essere autosufficiente. questo, tra l'altro, lo porta ad aiutare gli altri, i deboli.

emblematico a riguardo è il finale: quando andrea rossi decide di scendere dalla macchina per andare a far forza al padre, ha già cambiato idea: non vuole più vivere da solo ma col padre. è uno dei lieti fini, questo, più discreti che mi sia mai capitato di vedere al cinema

quando andrea rossi gli dice *non piangere*, kim rossi stuart prende coscienza che quel suo pianto non è un'arresa ma piuttosto un'ammissione: non sarà così facile prendersi cura di mio figlio ma, se accetto le mie debolezze e gli chiedo aiuto, penso di potercela fare

charlotte rampling, che all'inizio pare più forte di kim rossi stuart, si rivela ancora più debole ammettendo di desiderare la morte di sua figlia. la rampling ha imparato a capire il linguaggio della figlia e ne desidera la morte perchè la vede disperata. il punto è che la ragazza non le ha mai chiesto di morire

mi è piaciuta anche la nemmeno troppo velata denuncia alla classe medica. inizialmente parteggiavo per la dottoressa *ein zwei drei rauss sitz* ma alla fine ho concluso che non era tanto importante che andrea rossi camminasse in modo migliore. importante era solo che avesse una vita il più possibile felice, fuori da quell'ospedale

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Ultima risposta 23/11/2004 13.09.42
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lo zio  @  20/09/2004 11:40:48
   5 / 10

premessa: conosco Amelio solo per le sue opere filmiche (capolavori quali
IL LADRO DI BAMBINI, LAMERICA, COSI' RIDEVANO e LA FINE DEL GIOCO), purtroppo non mi sono mai avvicinato alla sua saggistica che mi dicono sia di altissimo livello...non so se questa conoscenza imperfetta possa risultare sufficiente per capire una figura a tutto tondo del cinema italiano come Gianni Amelio.
Di sicuro, i suoi film erano di grande livello perchè rappresentavano la sintesi di grande proprietà tecnica, momenti di poesia e innovativi spunti di riflessione
( data anche la grande attenzione del regista su scottanti problematiche sociali).
Secondo me, LE CHIAVI DI CASA è lontano anni luce da queste qualità.
Oltre al fatto che sia un film che scorre abbastanza bene, il rapporto umano fra i due personaggi principali non decolla, restando sempre ancorato all'espressione belloccia di Rossi Stuart e al macchiettismo( anche divertente, per carità) di Andrea Rossi.
Interazioni interessanti fra padre e figlio sono rare e piuttosto scontate.
L'emozione che poteva sorgere dalla descrizione di un rapporto come questo
non si concretizza mai.
Gli spunti di riflessione interessanti sono limitati al solo personaggio di Charlotte Rampling (amore-odio verso l'handicap, ecc...), l'unico veramente
"scomodo" e reale: infatti viene lasciato ai margini e non approfondito.
Che RAI cinema abbia spinto per eliminare le fasi più appuntite di questo film? Che lo abbia prodotto solo per avere il nome da vittoria a Venezia , senza poi sostenere gli elementi più pericolosi dell'opera?
Mi auguro che in fondo sia così, voglio pensare che il film non sia solo farina del sacco di Amelio

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Ultima risposta 22/09/2004 10.44.37
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Kaiser  @  19/09/2004 18:09:41
   7 / 10
Un film che per i temi trattati non può lasciare indefferenti, ottima la recitazione della Rampling che viene opposta a Rossi Stuart, Andrea Rossi favoloso, la regia fatti di primi piani sui quali si sofferma troppo è sufficente. Il finale però lo trovo irreale e sembra stato fatto per commuovere.
Comunque da vedere e da rifletterci

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Ultima risposta 20/09/2004 02.12.20
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Raskolnikov  @  19/09/2004 13:21:18
   9 / 10
'Le chiavi di casa' trae ispirazione dal romanzo di Pontiggia 'Nati due volte', ma come ci informa il regista stesso, del libro non vi è traccia nella sceneggiatura. L'intenzione iniziale era costruire una struttura narrativa che facesse da guida e lasciare che gli attori vi si muovessero liberamente intorno, improvvisando la maggior parte delle battute. Ma Paolo, alias Andrea Rossi, non era in grado di improvvisare. Così, parole di Amelio, 'si è dovuto svolgere quasi un lavoro di sceneggiatura di ferro, scritta magari due ore prima delle riprese'. Il regista ha creato poi un clima di competizione tra i due attori, incitando Andrea a 'sfidare' Kim Rossi Stuart nella recitazione, promettendo anche medaglie settimanali.
Ebbene, il risultato è straordinario. I due recitano con una naturalezza e un'intensità sorprendenti e la sceneggiatura è quanto di più appropriato e intelligente si possa pretendere da un soggetto del genere.
Amelio evita con disinvoltura il pietismo, e con esso l'ipocrisia, l'innaturale e il falso; ma non pecca, come vorrebbe far intendere qualcuno, dell'eccesso opposto, cioè quel distacco di maniera che fugge le emozioni dirette come fossero effetti collaterali o materiale di seconda categoria; ed è questo perfetto equilibrio che conferisce al film potenza espressiva e regala momenti di incredibile estensione poetica.
Il regista gioca con insistenza sui primi piani, cercando di chiarire lo stato di coscienza individuale, le reazioni più complesse e più intime dei suoi personaggi, senza virtuosismi o sterile accademia.
Inutile ora commentare il valore etico ed esistenziale del film. Mi limiterò a notare che Amelio prende di petto la sofferenza autentica, non cerca mai di nasconderla, neanche dopo un'esplosione di amore paterno.
'A volte scatta uno stato di grazia dettato dal caso, che lascia impresso qualcosa di imprevisto nella pellicola', dice il regista. E quel 'così non si fa' di Paolo, nel meraviglioso finale, è uno schiaffo a tutti i valori e insieme a tutte le forme di nichilismo.



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Ultima risposta 22/10/2004 11.48.04
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Viaggiatore  @  16/09/2004 11:33:50
   4 / 10
Forse non era la serata più adatta per spararsi un colpo nelle parti basse, ma tant’è ieri sera sono stato a vedere questo film, così portatore di discussioni per tutta Venezia.
Il film è la storia di un giovane padre che tenta di prendersi cura per la prima volta dopo 15 anni del figlio handicappato. Quindi non è sicuramente un argomento semplice e leggero da affrontare, ma il modo in cui viene affrontato comunque non mi ha convinto.
1) L’ho trovato molto lento, a volte troppo, con primi lunghissimi piani che dovevano essere di pathos, ma che invece erano solo noiosi (ho anche pensato sul primo piano della Rampling che si fosse inceppata la pellicola).
2) Non si affronta il problema, non si parla delle difficoltà di avere un figlio handicappato e curarlo, della diffidenza della gente, dei limiti della società, e quindi il film è mozzo.
3) Dialoghi un pò forzati hanno accompagnato lo “svilupparsi” della vicenda, Rossi e la Rampling parlano come se si conoscessero da sempre e si permettono di lasciare il discorso a metà...’tanto poi ci rivediamo’.
4) Cosa centra far apparire un’infermiera cha fa il suo lavoro come una nostalgica dei campi di concentramento, lo stereotipo fine a sè stesso, allora non lamentiamoci se ci dipingono pizza, mandolino e Berlusconi, noi non siamo migliori verso gli altri.
5) Il finale è al limite del ridicolo... fuori dalla realtà, non lo posso descrivere perchè è spoiler, però chi l’ha visto e ha senso critico può capire che quelle cose non succedono.
6) Abbastanza bene K. R. Stuart nel ruolo del padre, l’ho trovato credibile anche se ogni tanto magari era troppo a cane bastonato, la Rampling fa la ‘battuta’ più coinvolgente di tutto il film, il ragazzo è simpatico, ma francamente non ho capito tutte le volte che apriva bocca partiva una risata in sala come se avesse detto chissà cosa....mah che c’è da ridere??
7) Che qualcuno insegni ai nostri fonici il loro lavoro, non è possibile che per sentire un film bisogna avere la parabola....sbagliano i filtri sonori, si sentono tutti i rumori esterni e per comprendere una domanda bisogna tentare di interpretare la risposta.... e io ci sento benissimo!!!

Questi sono i punti salienti, ma tutto poteva essere sorpassato se il film mi avesse emozionato, e questa purtroppo è la pecca più grande, secondo me non emoziona, ma annoia, non ti coinvolge, ma si fa guardare con distacco.
Storia difficile ed encomiabile è il tentativo di fare parlare di un mondo così duro e lontano da molti, forse è questo alla fine l’unico pregio del film che ti induce a pensare a questa realtà, anche se per poco perchè ti ricordi più che hai sbadigliato che dell’argomento affrontato.
Se avete passato una giornata da media a difficile lasciate perdere.


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Ultima risposta 16/09/2004 11.46.48
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beppe74  @  16/09/2004 02:00:49
   4 / 10
Il film non e' bello ed e' anche noioso.
Peccato inoltre che un argomento cosi' importante, delicato ed attuale come il rapporto tra un padre e un figlio diversamente abile sia affrontato con tanta superficialita' e incompetenza... Troppo pretenzioso!
Speriamo che non passi troppo tempo prima che un regista piu' originale decida di affrontare lo stesso argomento e riparare il danno (magari regalandoci qualche emozione in piu').
Bravo il ragazzino. Fa quasi pena Kim Rossi Stuart nella sua interpretazione, con la sua faccia monoespressiva.
Ma la sua faccia e' bella... cosi' come la canzone di Vasco Rossi usata nello spot... e la promozione del film e' proprio ben congegnata!... affannosa!
"Ma si... vedrete che correranno tutti a vederlo! A colpo sicuro!" "Si... il film non e' un granche'... ma bastano poche cosette messe al posto giusto per scatenare la curiosita' e l'avidita' delle masse..." "e poi... che si puo' dire del tema affrontato?... niente!... lodevole!".
Uno scarno libretto con il copione del film, piu' un libro del regista di contorno... ed il gioco e' fatto! Batti il ferro finche' e' caldo... c'e' da campare!... eccome se c'e' da campare!

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Ultima risposta 16/09/2004 11.31.40
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stoneuser  @  13/09/2004 00:02:33
   6 / 10
Il film mi è piaciuto abbastanza, se non altro per l'immediatezza di certe emozioni. Molti spunti di riflessione, sull'effettivo valore delle cose, dei rapporti interpersonali, sul malessere da handicap. Sinceramente non mi è piaciuta molto la recitazione di Kim Rossi Stuart, la cui espressione attonita è rimasta la stessa in quasi tutto il film.

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Ultima risposta 14/09/2004 02.42.22
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grillo  @  12/09/2004 23:51:02
   10 / 10
Interminabile è il flusso di emozioni che mi ha generato la visione di questo film. La disabilità: quale altro tema ha mai riscosso tante opinioni contrastanti nelle anime di noi individui presi solo dall' incessante quotidianità frenetica? Rifiuto, compassione, paura sono le sensazioni che spesso in maniera più o meno forte attraversano la nostra coscienza soprattutto quando le percepiamo come realtà poco tangibili se non persino remote dal nostro consueto vivere. Penso che Amelio sia riuscito a centrare un grande obiettivo: affrontare tale tematica senza alcuna retorica, con dignità, con grande pudore. Un grande kim Rossi Stuart ma soprattutto un grandissimo Andrea Rossi.
Dopo aver visto questo film l' introspezione di noi stessi, la cognizione dei nostri limiti diventano, a mio avviso, un valore ancor più profondo. Grazie di cuore Gianni.

Grillo

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Ultima risposta 14/09/2004 22.49.10
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