Durata: h 2.10 Nazionalità:
USA1946 Genere: drammatico
Tratto dal libro "La vita è meravigliosa" di Philip Van Doren Stern
Al cinema nel Settembre 1946
George Bailey ha vissuto una vita di sacrificio per il bene della sua famiglia e della sua città: un Natale, però, i suoi affari improvvisamente precipitano, i problemi lo sommergono, e sta per gettarsi nel fiume. Ma un angelo interviene...
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Un film con buoni spunti ma letteralmente rovinato dall’eccessivo idealismo, che fa apparire tutta la storia e i personaggi come falsi e irrealistici. C’è da dire che come scusante ha il fatto che viene presentato come una fiaba natalizia, anche se si possono fare opere dello stesso stile con conflitti più profondi, personaggi veritieri e esito meno scontato. I temi che si incrociano fra di loro sono tre: uno sociale, in difesa dei valori politici e etici dell’America populista e di provincia. E’ il filone che non vuole nascondere i problemi e le degenerazioni del sistema politico americano, ma che ripone grande fiducia in alcune persone “eroiche” che riescono a risvegliare e a far trionfare i valori originari positivi della democrazia. In questo caso è una denuncia verso i grandi capitalisti (i trust) e un’affermazione ottimista del principio del piccolo risparmio e della vita modesta, virtuosa e felice (visione piuttosto utopica e irrealistica). Il secondo è quello esistenzialista, sullo scopo e sul significato della vita, ed è l’aspetto più attuale e significativo del film. Grazie al trucco filmico di mostrare una realtà alternativa e negativa (conseguenza della mancanza degli atti altruistici del protagonista), si rende concreto l’effetto positivo della solidarietà nella vita individuale e sociale. Certamente la cosa non è così schematica e automatica come nel film, ma senzaltro ogni piccolo atto, anche insignificante, ha la sua grande conseguenza, come tanti altri film futuri mostreranno in maniera più sottile e approfondita. Il terzo tema è quello del suggello religioso alla storia raccontata. Bisogna dire che l’argomento è trattato in maniera piuttosto ambigua, oscillante fra il comico e il serio. Certamente c’è molta ironia e scherzo nella vicenda dell’angelo di seconda classe e dei suoi referenti, ma il tutto è presentato in maniera così amabile e “ruffiana” da far quasi desiderare che un tale universo parallelo possa esistere davvero. Tanto più che i personaggi ci credono, pregano e vengono esauditi. E’ un modo per conciliare fede e valori materialistici (i soldi sono i grandi protagonisti del film) alla base della cultura americana. La tecnica registica di Capra non mi ha colpito per niente. Troppo ristretta nei canoni prevedibili dello stile di Hollywood: scene convenzionali che si susseguono a ritmo costante, primi piani flou sulla protagonista femminile sempre bella e ottimista anche nella miseria o con quattro figli. Stride moltissimo far passare attori anziani per dei giovani ventenni. Insomma un film stilisticamente molto datato e artificioso. Ora capisco come mai il Neorealismo ebbe l’effetto di una bomba negli USA dell’epoca.