la terra regia di Sergio Rubini Italia 2005
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la terra (2005)

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locandina del film LA TERRA

Titolo Originale: LA TERRA

RegiaSergio Rubini

InterpretiFabrizio Bentivoglio, Claudia Gerini, Sergio Rubini, Massimo Venturiello, Paolo Briguglia, Emilio Solfrizzi

Durata: h 1.52
NazionalitàItalia 2005
Generedrammatico
Al cinema nel Febbraio 2006

•  Altri film di Sergio Rubini

Trama del film La terra

Dopo la morte del padre, i rapporti tra quattro fratelli divennero molto tesi e contrastanti, a causa di alcune questioni riguardanti l'eredità. Quando diversi anni dopo, si ritrovano nel paese natale le vecchie ferite ed i vecchi rancori tornano a galla rianimando le discussioni...

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Voto Visitatori:   6,92 / 10 (58 voti)6,92Grafico
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Voti e commenti su La terra, 58 opinioni inserite

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topsecret  @  30/04/2012 09:46:14
   5½ / 10
Per Rubini il ritorno alle origini si tinge di giallo.
Una storia di famiglia, di fratelli coltelli che si azzuffano ma che poi riscoprono la coesione e l'amore fraterno grazie a un fatto di sangue.
Film abbastanza statico nel ritmo, con una storia poco originale anche se discretamente raccontata, attori bravi e regia priva di artifizi, ma che personalmente non coinvolge in maniera totale e lascia alcuni dubbi sulla necessità di affrontare tematiche simili con poca volontà di colpire.
Quasi sufficiente.

Gruppo COLLABORATORI SENIOR Invia una mail all'autore del commento pompiere  @  24/05/2009 12:06:31
   4½ / 10
Alcune situazioni un po’ a effetto, come la brocca di vino scagliata contro il padre e la conseguente colata giù dalle piastrelle della cucina, non hanno una vis drammatica riuscita. Altre (l’inquadratura della fontanina dell’acqua a getto continuo durante le scorribande in auto e le panoramiche dall’alto sul cortile della tenuta) manifestano l’inutile pretenziosità della regia.

Si salva dalle incertezze della messinscena il personaggio di Tonino (Sergio Rubini): maglione bianco a collo alto a nascondere un segreto, volto scavato e sguardo rognoso, con un ghigno stampato in faccia a sottolineare la sua avidità e spietatezza, la sua figura è una presenza indelebile. Dalla sua uccisione il film vira infelicemente verso il giallo/thriller: vicoli stretti dove andare a caccia di indizi, musiche di Donaggio inappropriate perché inopportunamente presenti e ridondanti, sospetti sui familiari, considerazioni sui moventi, ci si aspetta da un momento all’altro l’arrivo di Poirot, magari di ritorno dalle sue avventure sul Nilo.

E non si capisce nemmeno tutto questo perdersi di Bentivoglio nelle vicende familiari dalle quali, peraltro, viene spesso lasciato ai margini: la storia è incentrata in modo superfluo sul suo personaggio e si avverte la mancanza dei duetti con Sergio Rubini. Le vicissitudini dei “fratelli coltelli” si mescolano con quelle affettive e il risultato è il trionfo (si spera involontario) dell’ingenuità di racconto e della perdita di controllo della materia trattata. La parte finale, poi, è sempre più grottesca e fa perdere la pazienza.

Emilio Solfrizzi, sempre sospeso tra la disperazione e un disagio raffigurato con sguardi monotoni, si nota solo per la sua espressione corrucciata e qualche urla di troppo. La Gerini sta in scena 10 minuti; giusto il tempo di squagliarsi al caldo della Puglia e sparire senza lasciare traccia. Venturiello è un nobile “villain”, credibile nel ruolo del fratello ribaldo e prepotente.
Una nota per la scena della visita notturna alla scuola elementare, una delle più riuscite: il ricordo si tramuta in una nostalgia tenera e affettuosa, mentre in strada la processione della Via Crucis incede lenta e solenne con i suoi rumori penetranti.

scognamiglio  @  20/12/2008 01:35:53
   5½ / 10
Il film non si discute, ottimi attori, ottima regia.
Il mio rammarico, grandissimo, sta nella lingua usata dagli attori: è possibile che a Mesagne, provincia di Brindisi, si parli barese??? E' possibile che non si riconosca al SALENTO il proprio dialetto, che non ha niente a che vedere col barese; ci sono rimasto malissimo quando li ho sentiti parlare in quel modo, una lingua, quella barese, che per noi salentini, è completamente estranea, gli accenti, il dialetto, il tutto è completametne diverso. Mi spiace per questo, perchè credo sia una mancanza di rispetto per noi salentini, che siamo quasi un milione e mezzo di persone. Ci siamo stancati di essere considerati un unica regione, la puglia, ergo bari (rivendico il SALENTO come regione autonoma). Non abbiamo niente a che fare con Bari, ci sono più di 100 Km tra Mesagne e Bari. Non posso dare più di 5 e mezzo. LECCE non è bari.

2 risposte al commento
Ultima risposta 17/06/2013 04.02.39
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Gruppo COLLABORATORI Victor  @  11/08/2007 19:59:32
   5 / 10
Rubini tenta con un giallo...ssenza abbandonare la sua terra, questa vlta raccontata attraverso gli occhi di Luigi, un emigrante che torna per risolvere alcune questioni economiche familiari...purtroppo Rubini abbandona l'aspetto magico ed intimo che aveva permeato i precedenti lavori e realizza un film inutile e poco coinvolgente.

Gruppo COLLABORATORI martina74  @  10/05/2007 12:30:50
   5 / 10
I fratelli Karamazov alla pugliese.
Sono in quattro: Bentivoglio è un Ivan filosofo e razionale (ma un po' catatonico), il pragmatico e materialista Dmitrij è Solfrizzi, Alekseij il mistico sognatore idealista è Briguglia... non manca il fratellastro cattivone Venturiello, tal quale a Smerdjakov.
C'è anche l morto ammazzato, non il padre ma uno spregevole individuo la cui sola raigone d'essere nel film è di venire ucciso.
E da qui il giallo, ma di così banale soluzione da sembrare uno schema di parole crociate facilitate.
Il tutto girato in una Puglia un po' arretrata e un po' patinata, e accompagnato da una colonna sonora proprio furbetta.

Sergio Rubini pecca di presunzione nel dirigere "La terra", lui stesso si traveste troppo, si deforma diventando macchiettistico; sceglie attori spaesati o francamente imbarazzanti (vedasi la Gerini che diventa involontariamente comica), per confezionare uno spot di promozione turistica del tipo "invito in vacanza con delitto".
Abbastanza deludente, a tratti irritante.

14 risposte al commento
Ultima risposta 15/08/2007 00.47.37
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Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Invia una mail all'autore del commento emans  @  12/01/2007 19:28:01
   5 / 10
a mio avviso il film è davvero poco credibile per colpa della scarsa vena degli attori...davvero pessimo(e deludente)proprio il protagonista Bentivoglio che fa tutto in maniera eclettica!
poi la storia in se è di quanto piu scontata che ci possa essere ed è facile arrivare alla conclusione...

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j1j2j3  @  07/09/2006 16:19:52
   5½ / 10
L'atmosfera e la trama del film sono interessanti e originali. Le interpretazioni dei personaggi sono intenzionalmente affannose ed è ben riuscita ma ecessiva quella di Bentivoglio. Il migliore è stato Rubini ma, spiace dirlo, è più capace come attore che come regista. Il finale era scontato. Purtroppo il cinema italiano soffre di banalità sulla scelta delle sceneggiature spesso prive di colpi di scena o con colpi di scena che non inrigano, non emozionano. Anche questo film parte bene poi si perde scena per scena.

la mia opinione  @  05/08/2006 22:18:58
   5 / 10
Mediocre come film, Rubini mi piace tanto come attore ma come i film suoi sono tutti un aborto. La terra è un film che haio già dimenticato prima di finire.

Gruppo REDAZIONE Invia una mail all'autore del commento maremare  @  07/06/2006 09:24:00
   4½ / 10
Strombazzato dalla critica prezzolata come il film 'nuovo' del panorama cinematografico italiano, ecco un vero pastrocchio.
Chi aveva apprezzato il Rubini autobiografico de 'L'amore ritorna' riceverà uno schiaffo in faccia. Con la presunzione di mischiare i generi alla ricerca di chissà quale stile originale, assistiamo ad un 'fake' di bassa lega, ove tutto è copiato a cominciare dallo stile di ripresa, passando per una Puglia da cartolina, finendo con le musiche rintronanti.
Film brutto, contorniato da personaggi irritanti e inverosimili.

6 risposte al commento
Ultima risposta 23/06/2006 09.39.41
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Invia una mail all'autore del commento cupido78  @  07/03/2006 17:51:28
   5 / 10
..annaspa ed è frammentario!!sono le prime cose che ho detto uscendo dal cinema!!gli amici pugliesi del forum se la sono presa un po',ma ricordiamoci che mesagne è la location di un film,un deterritoire(scusate il francese..ma io ho un po una fissa per i cugini d'oltralpe)..e rubini non è riuscito nel fare de "la terra"un film surreale,fuori dal mondo..l'ha calato in un contesto troppo terreno(...ha strizzato l'occhio al maestro salvatores,non riuscendoci).rubini vuole portarci nella favola noir,intrisa di credenze,misticismo,tradizione e umori del sud,ma tutto annaspa fino alla fine.
La sua interpretazione ECCEZIONALE ,quella di bentivoglio da grande attore,anche se palesemente vicina a tante sue passate interpretazioni..ma il resto non supera la sufficienza(chi ci riesce) e questo non basta per il grande schermo...il cinema ha bisogno di personaggi con un forte spessore,incisivi,profondi anche nei ruoli leggeri,brillanti...ma ci vogliono attori con gli attributi...e se il futuro del nostro cinema è nelle mani di un briguglia..atte bbùon!!!

kalixoo  @  06/03/2006 22:04:36
   5 / 10
Riporto testualmente da una intervista di Sergio Rubini, pubblicata sul sito internet della RAI:

"Il film cerca di raccontare l'impossibilità di affrancarsi dalla propria terra d'origine" ...

"Sono andato via dalla Puglia a 18 anni, non sono in grado di esprimere un parere su cosa è diventata oggi, per me è solo un luogo della memoria"

"C'è un delitto senza castigo, Luigi deve fare i conti con una giustizia molto ambigua che si basa sulla legge degli uomini e non su quella dello Stato. Avvicinandosi alla terra, deve misurarsi con i costumi di quel luogo primitivo e della tribù. L'identificazione di quel modo di farsi giustizia con il modo del sud un po' c'è e, sulla carta, è una provocazione"

Ecco ora il mio commento:

avrei tante cose da dire che neppure so da dove cominciare. Prima di tutto devo dire che, non solo sono un pugliese, ma che si dà il caso che io viva più o meno negli stessi luoghi in cui il film è stato ambientato.

Le critiche principali che ho letto su questo film possono riassumersi in tre parole:
1) folcloristico
2) meridionalista
3) superficiale

Credo che Rubini avrebbe potuto evitarsi molte critiche ambientando il film una quarantina di anni fa. Lui stesso dice che è emigrato dalla Puglia tanti anni fa. Penso che la sua memoria di questi luoghi sia troppo remota per poter dare una descrizione realistica di quanto sia cambiata in questi anni.
Oltretutto Rubini è originario di un altro luogo della Puglia. Sì perché secondo le regole di questa mentalità (tipica dell'emigrande incolto della grande migrazione di anni passati) i luoghi non hanno una loro precisa identità ma viene tutti riversato in un calderone generico chiamato SUD. Come se all'interno di questo non ci fossero differenze che vale la pena sottolineare. In realtà ci sono spesso differenze anche profonde. Ma tant'è, dobbiamo rassegnarci all'idea di essere "meridionali" e non di Mesagne o di Manduria, Andria, Corato, Lecce, ecc. Ma di contro, i posti che godono di maggiore prestigio hanno tutti una loro ben precisa identità, non importa quanto piccoli essi siano: Bardonecchia, Bassano del Grappa, Merano ecc.

Rubini sbaglia fin dalla primissima scena: stazione desolata, paesaggio quasi da film di Sergio Leone, canicola (il film è ambientato in primavera ma girato in estate). Il film è ambientato nel 2005, ma stranamente il personaggio (professore universitario) arriva in treno (i treni della memoria di emigrante di Rubini), mancava solo la valigia con lo spago per completare il quadretto. Per chi non lo sapesse, l'aeroporto dista appena 10 minuti da Mesagne e guarda caso (potete controllare) ha ben 9 voli giornalieri proprio con Milano (la città da cui proveniva il nostro protagonista). Ma certo, Rubini doveva rappresentare la solita immagine del sud.

Aspetto linguistico:
Lo sapevate? I posti che non hanno un loro idendità, non hanno neppure una loro lingua. Così come si usa il termine generico di "marocchino" per indicare tutti quelli che provengono dal nord africa, ma anche da altre zone dell'africa, perché anche in questo caso si tratta di luoghi di scarso prestigio (agli occhi dei più, non miei), anche nel caso dei personaggi del film, il nostro regista non si è preso la briga di far recitare gli attori con l'accento del luogo. Sembrava la parodia povera della babele. La lingua prevalente era il barese (inteso come provincia), ma ho sentito anche il campano e qualche altro accento non identificabile. Nessun accento brindisino. Nessuno. Ma tanto il luogo non ha identità, non ha importanza.

Il film sembra il racconto che del sud fa l'emigrante incolto di 50 anni addietro.

La storia in sé non era male, ecco perché il mio giudizio e sulla quasi sufficienza, ma erano troppo irritanti gli altri aspetti per poter apprezzare il resto.

Ah Rubini....sappia che a Mesagne, in ogni periodo dell'anno, le strade brulicano di gente (le sue erano desolate) e soprattutto, anche in questi centri piccoli (non troppo) della provincia, il traffico a volte ci impedisce di trovare parcheggi e spesso si resta invischiati nel traffico. Nella sua immagine stantia del SUD, sembra quasi che i mezzi di locomozione non esistano. Lei ha raffigurato una realtà falsa. Ha ragione lei quando dice che ha ripescato nella memoria, ma allora lo doveva ambientare 40 o 50 addietro. e la prossima volta non confonda i dialetti e le lingue, che sono diversissimi. Un buon film va anche studiato. Lei non lo ha fatto, mi spiace.

Aspetto il suo prossimo film nella speranza che possa riflettere se mai leggerà queste righe

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Ultima risposta 20/12/2008 02.15.10
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Gruppo COLLABORATORI gerardo  @  26/02/2006 18:09:35
   5 / 10
Ebbene sì, ecco l'ultimo, solito film di Sergio Rubini. Si dice che un regista faccia sempre lo stesso film; Rubini lo fa in maniera spudorata e mediocre.
La terra del titolo è la proprietà al centro della disputa tra fratelli, fulcro della storia, o meglio, uno dei motivi da cui si dipana la trama sempre piuttosto scialba e debole di quest'ennesima cartolina pro-Apulia.
Inutile soffermarsi sull'intreccio pseudo giallo, o noir - per chi preferisca vedere cotanta grazia -, che sta su con lo sputo e che lascia veramente poco.
I personaggi sono così inconsistenti da vagare per le assolate terre salentine con apparente mancanza di senso: le beghe familiari legate alla vendita della “terra” appaiono più che altro uno sfondo all’illustrazione macchiettistica di personaggi tipicamente alla Rubini, cioè folkloristicamente pugliesi, di una Puglia da vendere alla BIT insieme al (o ai) Negramaro e al Primitivo di Manduria, folkloristica come, d’altronde, la malavita - i delinquenti o i mafiosetti di paese - che Rubini spesso rappresenta nei suoi film. Anche qui Bentivoglio appare vagamente spaesato, non tanto per il ruolo che recita, ovvero dell’emigrato che ritorna dal nord “alieno” e ripulito al paese d’origine ostile nella sua famiglia malmessa, ma piuttosto per la povertà della trama. Gli altri personaggi non hanno sostanza. Claudia Gerini è imbarazzante, ma forse non è solo colpa sua. Un’altra biondina sconosciuta (Giovanna Di Rauso) portata alla ribalta con delle belle quanto inutili – per il film – tet.te al vento e un corpo da urlo. Il personaggio di Solfrizzi pare si siano dimenticati di completarlo…
Per il resto, paesaggi e suggestioni folkloristiche salentini – come le processioni pasquali – dal sapore trendy poco funzionali alla storia, ma molto ruffiani per stuzzicare il palato radical-chic settentrionale: promozione turistica in attesa della Notte della Taranta ediz. 2006.
Happy end da depressione.

Prodotto furbo, ma decisamente mediocre.

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Ultima risposta 05/09/2007 00.04.20
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