l'anticristo (1974)

Infilandosi nel solco tracciato da "L'esorcista" Alberto De Martino propone una storia di possessione demoniaca rispettabile anche se di minor impatto se paragonata al capolavoro di William Friedkin.
Anche in questo caso vittima del demonio è una giovane donna, Ippolita, rimasta semiparalizzata dopo un incidente stradale. L'angosciante e mistico incipit mette lo spettatore direttamente a contatto con la disperazione della ragazza, per la quale una cura psichiatrica sembra essere l'unica via praticabile considerata l'origine mentale dell'handicap.
L'ipnosi regressiva la porta a ricordare un passato consacrato al diavolo e speso tra sabba e accoppiamenti infernali. Le lusinghe del demonio vengono ridestate e De Martino dopo aver donato una certa credibilità al personaggio affronta la parte più horror con incisività e scaltrezza.
Sapendo di non poter contare su effetti speciali particolarmente validi estremizza il personaggio dell'indemoniata, reso ancora più volgare e blasfemo rispetto la memorabile Regan interpretata da Linda Blair.
Le scene sanguinose sono praticamente assenti, si punta forte su atmosfere malsane e su un ambiente familiare corrotto, messo in risalto dall' indifferenza paterna e da incesti consumati e non, dunque terreno fertile per le mire diaboliche favorite dall'insoddisfazione della giovane.
Carla Gravina è da applausi nel ruolo della posseduta, più anonimo il resto del cast nonostante la presenza di nomi "pregiati", De Martino è bravo a sfoderare scene di un certo spessore visivo, come quelle del sabba o del rogo, o ambienti inquietanti, su tutti l'indimenticabile corridoio zeppo di busti.
Non male la lunga scena dell'esorcismo, come tutto sommato apprezzabile è il finale girato in una Roma mattutina e spettrale.