Inverno 1898, quattro famiglie vivono in una cascina nella provincia di Bergamo. Periodicamente devono versare parte dei raccolti al padrone della fattoria. Un giorno un bambino torna da scuola con uno zoccolo rotto e il padre ne intaglia uno nuovo. Ma per farlo ha tagliato un albero senza chiedere il permesso. La punizione è severa...
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Un atto d'amore per la terra e per il ritmo che aveva la vita ormai più di un secolo fa nella campagna lombarda. Tutto vi è compreso. Un capolavoro assoluto. Le musiche sono, non solo meravigliose, ma adattissime... anche se un po' di Donizetti non avrebbe guastato. Ossia: la cadenza linguistica lombarda, il dialetto e il latino misto al dialetto di certe funzioni possiede quella metrica musicale che fa subito pensare al Donizetti e al primo Verdi. Curioso come in una scena si senta il grammofono del padrone intonare un'aria dal Don Giovanni di Mozart. Che scelta strana! Oltretutto quel grammofono riproduce anche gli archi dell'orchestra, cosa assolutamente impossibile per i sistemi di registrazione dell'epoca. Ma queste sono quisquilie. Si tratta di un capolavoro di altissima poesia e sensibilità, ecco tutto.