All’inizio del XX secolo, la scoperta del petrolio trasformò l’esistenza degli Osage che diventarono da un giorno all’altro immensamente ricchi. L’improvviso benessere di questi nativi americani attirò l’interesse dei bianchi che iniziarono a manipolare, estorcere e sottrarre con l’inganno i beni degli Osage fino a ricorrere all’omicidio. Una storia d’amore e tradimenti, delitti e misteri in un intrigo avvincente per la scoperta della verità.
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Martin Scorsese firma il suo primo capolavoro degli anni 2000, trattasi in effetti del suo miglior film da tempo di... "Casinò". "Killers of the Flower Moon" è il funerale, la ballata funebre di una nazione intera; Cimino, con il capo d'opera "I cancelli del cielo", aveva seppellito il mito della frontiera... Scorsese ne celebra la totale dipartita, acuendo e accuminando ancora di più la feroce critica politica, sociale e storica: gli USA sul banco degli imputati, insieme ai suoi cowboys, i suoi 'pre-capitalisti', i suoi padroni bianchi colonizzatori, genocidiari e razzisti. Scorsese, con incedere gravoso e senza speranza, mette in scena il genocidio finale, la sostituzione umana, etnica, storica e culturale di una tribù nativa, quella degli Osage, che ha avuto la tremenda (s)fortuna di divenire temporaneamente ricchi per la prodigiosa scoperta del petrolio nella loro riserva confinata e recintata; fortuna temporanea distrutta e fatta deflagrare con cinica, spietata, beffarda e centellinata violenza dall'uomo bianco colono e colonizzatore. Nessun uomo bianco razzista e capitalista si salverà dalle responsabilità: NESSUNO, neanche la neonata FBI di J.Edgar Hoover. Scorsese elimina qualsiasi epicizzazione ed eroicizzazione narrativa dei suoi bianchi lupi gangsters, nessuna gigioneggiata, nessun acuto, nessun climax, niente: pura e scarna storia reiterata di violenza, sopruso e morte... un incedere gravoso e spietato nell'abisso più oscuro e senza ritorno: grandiosa la sceneggiatura dello stesso Scorsese e di Eric Roth. Alla fine solo i personaggi nativi Osage si 'salvano' e insieme a loro, quindi, Molly... interpretato magistralmente da una gigantesca Lily Gladstone. Enormi anche le prove attoriali di un luciferino De Niro e un ominicchio pavido Di Caprio. Regia immensa di Scorsese, insieme alla fotografia, le scenografie e le musiche del grande Robertson. Cinema come non se ne vedeva da lungo tempo.