In un futuro imprecisato, un drastico cambiamento climatico ha colpito duramente l'agricoltura. Un gruppo di scienziati, sfruttando un "whormhole" per superare le limitazioni fisiche del viaggio spaziale e coprire le immense distanze del viaggio interstellare, cercano di esplorare nuove dimensioni. Il granturco è l'unica coltivazione ancora in grado di crescere e loro sono intenzionati a trovare nuovi luoghi adatti a coltivarlo per il bene dell'umanità.
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Attesissimo ritorno al cinema "vero" di Christopher Nolan che finalmente lascia la fascinosa calzamaglia di Batman ( ma pur sempre una calzamaglia) per dedicarsi a quel cinema d'autore che solo Hollywood e i suoi pochi uomini giusti, riesce a coniugare con le esigenze del mainstream.
Interstellar può essere visto come un ideale continuo di Inception, quest'ultimo infatti era un viaggio sulla relatività soggettiva della percezione del tempo mentre Interstellar ci parla della relatività oggettiva Eisteniana. Nolan sembra essere quasi ossessionato dal tempo e dai ricordi e cerca di costruire un grande film epico di fantascienza che riesca ad essere maggiormente aderente alla realtà scientifica. Il rischio Prometheus era dietro l'angolo e non si può dire che il film riesca a filare scientificamente ma ci riesce dal punto di vista narrativo. I detrattori dalla penna rossa hanno, giustamente , sottolineato una debolissima parte iniziale, denunciando come non solo il discorso scientifico mostrasse spesso il fianco ma anche la semplice plausibilità dei personaggi e della storia.
Andando con ordine Cooper è un padre di famiglia vedovo che cresce con l'aiuto del suocero i suoi due figli. Un giorno, tramite misteriosi segnali "esterni" captati dalla figlia, viene a conoscenza di un luogo segreto nel quale si è rifugiata la Nasa per condurre l'ultimo esperimento, ultimo tentativo di salvare l'umanità che nel frattempo è alle prese con una terribile piaga che sta distruggendo la vita vegetale sulla terra. In questa fase iniziale Nolan si lascia prendere un pò la mano e dopo una lunga introduzione sui protagonisti, nel giro di cinque minuti Copper scopre la base Nasa e si trova a viaggiare in un'altra dimensione. Visto la durata fiume del film è palese che si siano dovute fare scelte in fase di montaggio e soprattutto la fase iniziale risente di un brutto montaggio e di tagli pesanti. Effettivamente emergono delle ingenuità veramente palesi, segno che Nolan ha preferito "sacrificare" la parte più squisitamente narrativa per non incorrere nel rischio di tagliare alcune scene nella seconda parte più "tecnica" mettendo a rischio la plausibilità scientifica del tutto.
La seconda parte è quella del viaggio e della scoperta dei nuovi pianeti, Nolan gioca molto su tutti i clichè del genere, dice di ispirarsi al 2001 di Kubrick ma in realtà Interstellar è una versione matura di Contact di Zemeski. Sempre i detrattori dalla penna rossa sottolineano alcune ingenuità scientifiche, se da un lato sono comprensibili visto la complessità dell'argomento, dall'altro non sono palesi per uno spettatore di media cultura e comunque non riguardano mai aspetti fondamentali della trama, per questo motivo non meritano di essere rilevati se non per un discorso squisitamente dialettico.
E' evidente che nel momento in cui ci si incammina in un discorso così complesso è difficilissimo riuscire a trovare una coerenza narrativa al 100% e quindi Nolan non solo è perdonato ma addirittura elogiato. Veramente crediamo che l'improvvisa virata filosofica dei vari Kubrick o Tarkovskij sia stata dovuta solo a scelte squisitamente artistiche e non anche a difficoltà di sceneggiatura? Nolan ha il coraggio di entrare in quel buco nero, ha il coraggio mostrarci un mondo di dimensioni diverse, prova senza abbandonarsi a visioni o presenze oniriche, di rimanere nel piano della realtà e facendolo presenta allo spettatore una realtà inedita, mai pensata, una realtà veramente fantascientifica.
Il coraggio di osare dove nessuno ha osato, di rimanere nella scienza senza abbandonarsi alla metafora fanno questo film coraggioso e straordinario, in un puzzle che non ha la perfezione di Inception ma dove comunque tutto combacia ed anche se manca qualche tassello è difficile notarlo a colpo d'occhio. Solo due aspetti restano abbastanza oscuri nel finale ma anche in questo caso o almeno nel primo, la motivazione è più data dal montaggio che da un vero buco narrativo
1) Verso il finale è di difficile comprensione come mai Cooper dopo aver rincontrato la figlia dopo alcuni anni per lui ed una vita per lei, decida di ripartire subito. E' effettivamente una scelta molto scenica per la conclusione però è anche umanamente sgradevole. Idem con patate il fatto che restiamo totalmente all'oscuro delle sorti dell'altro figlio, anche se fosse morto resta difficile pensare che il padre non abbia fatto nemmeno una domanda e che comunque non fosse minimamente interessato su cosa avessero fatto nella vita i suoi figli. Anche qui si è proceduto per tagli quindi urge la Director's cut 2) Non si capisce quale sia la connessione tra il buco nero e il Warmhole dal quale esce a fine film, veramente una trovata attaccata con lo scotch, una pezza a colori di sceneggiatura che si sarebbe potuta ovviare........non era meglio che Copper morisse dentro a sto benedetto buco nero? A meno che non ci sia l'intento di un sequel...
Perdersi nel contenuto senza citare la grandezza dell'intrattenimento di Interstellar sarebbe un vero delitto. Nolan confeziona 3 ore di adrenalina pura, ci lancia nello spazio senza mai dare tregua, mantiene l'attezione dello spettatore in un vortice emozionante dove il grandissimo Zimmer gioca un ruolo attento ma stavolta più defilato. Splendido il cast ma merita un applauso il cameo di Ellen Burstyn, purtroppo dimenticata da troppo tempo dal cinema che conta e che fa piacere rivedere anche se per poche battute.