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nei suoi precedenti film, avevo ricevuto degli assaggi della pazzesca capacità di lynch nella costruzione dei tempi di attesa. ma quello che riesce a fare nell'impero è davvero pazzesco. la sottile tensione, soffusa e velata dallo stato di semitorpore e incomprensione dello spettatore, riesce a esplodere fragorosa come una bomba H soffocata sotto un cuscino di piume. ci sono due momenti in cui lo stomaco mi si è chiuso e il cuore ha perso un paio di tic-tac. sarà stato sicuramente anche merito delle bordate dell'impianto sonoro dell'arlecco ma, *****, era una vita che non mi spaventavo così tanto.
a proposito di sonoro, la colonna musicale del film è stupenda e, se non ho letto male, mi pare che la canzone che accompagna i titoli di coda della pellicola sia dello stesso david.
però non riesco a dare 10, almeno fino a quando non ritorni banchelli a donarmi la luce. perchè sono sicuro, sicurissimo, che il film sia di senso compiuto. probabilmente con uno sforzo 100 volte superiore a quello necessario per mulholland, ma il sentore che i pezzi fossero tutti lì, pronti ad essere incastrati nel puzzle. un puzzle che si sviluppa su diverse dimensioni spaziali, temporali e certamente anche mentali.
ci sono un altro paio di fattori che mi frenano nel voto. non ho gradito l'esasperato citazionismo di sè stesso che lynch fa. si vede che era partito a priori per fare il suo film cult, la sua summa comprensibile solo dai suoi fan più duri e puri, da rabbits a twin peaks (la frase 'era rosso', pronunciata dai conigli, è molto probabilmente un omaggio alla serie di twin peaks. nell'ultima puntata mclachlan entra in un sotterraneo dominato dal rosso opaco, e la stessa stanza dove vivono i conigli, al pronunciarsi della frase, si tinge dello stesso colore) al cinema inglobante di mulholland drive.
POSSIBILITA' DI SPOILER
quest'ultimo punto è un altro che non ho gradito particolarmente. nell'esasperata esigenza razionalizzante di ogni uomo, anche io nel limite delle mie miserrime capacità ho cercato una spiegazione al bombardamento di immagini sullo schermo e, fra varie elucubrazioni, ho alla fine trovato una possibile rivelazione che ha in grossa parte soddisfatto quest'esigenza. all'inizio del film notiamo la polacca, con lo sguardo fisso e piangente sullo schermo di una televisione. nell'epilogo, la vediamo ricomparire in luogo della dern, di cui abbiamo seguito le vicende, spesso inconsapevoli che si trattasse di un film nel film, per tutta la pellicola. beh, io spero proprio che lynch non abbia voluto esporre la solita teoria sullo sull'immedesimazione osservatore/osservato, la sovrapposizione dei ruoli del cinema, come dicevo prima, inglobante, che trasforma chi guarda in protagonista, come se noi fossimo il vero attore della pellicola. spero di no perchè, se a 'sta cosa ci sono arrivato io, un signor genio come lynch dovrebbe osare qualcosa di più.