In un villaggio ucraino all'inizio del secolo un lattaio ebreo si trova coinvolto nelle prime persecuzioni del regime contro la sua razza. Per sfuggire ai pogrom decide di emigrare negli Stati Uniti e il suo viaggio si trasforma in una vera e propria odissea.
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FIDDLER ON THE ROOF è uno di quei casi di iper-tradizionalismo cinematografico americano capace non solo di sopravvivere ma proprio di imporsi sul proprio panorama anche qualora nasca fuori dal suo tempo di appartenenza, perché trattasi di un musical, in costume e pompato fino a diventare un semi-kolossal. Difficile dire se questo film sia vecchio di 20 o 30 anni rispetto alla sua uscita ma capiamo che non è una novità per il regista Norman Jewison quella di raccogliere il gusto del pubblico più vecchio, accademico e conservatore nonostante le mode stiano traslando verso altre direzioni. Mette un misto di tenerezza e imbarazzo nel sentire questi personaggi affrontare sentimenti di vita comune in un contesto rurale e "di clan" in maniera così finta, talmente macchiettistica da sembrare quasi una commedia piuttosto che un film storico. Non c'è epicità e non c'è potenza e si capisce perché questo tipo cinema sia scomparso di lì a poco.