I re e le regine, i principi e le principesse, i boschi e i castelli di tre regni vicini e senza tempo; e poi orchi, animali straordinari, draghi, streghe, vecchie lavandaie e artisti di circo: sono i protagonisti di tre storie liberamente ispirate ad altrettante fiabe de "Il racconto dei racconti" di Giambattista Basile.
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Un film che è contemporaneamente un altrove e un "qui e ora": un perfetto tempo antico dipinto da un fantasy che ha una innovazione eccezionale nel calarsi in posti reali (tutti italiani) talmente belli da sembrare finti: se Sorrentino aveva fatto uno spot alla città eterna, chissà se verrà riconosciuto a Garrone di aver tentato uno spot di straordinarie e spesso sconosciute bellezze architettoniche italiane. Tre storie accattivanti e dal ritmo perduto, passioni indicibili e guizzanti fantasie mediterranee per un film che - è vero - forse non ha un finale, ha alcuni punti appesi
Esempio: la regina che si affida per la seconda volta al mago - per quale risultato? Se qualcuno lo ha capito, a me è parso un passaggio appeso.....
ma riassume ed esaurisce la propria bellezza in sè stesso, nei troppi momenti di perfezione stilistica, in una insperata estatica ricostruzione di una fantasia seicentesca, eterna. Infine, Garrone: ma quant'è poliedrico questo nostro regista?