Un villaggio protestante della Germania del Nord. 1913/1914. Alla vigilia della prima guerra mondiale. La storia dei bambini e degli adolescenti di un coro diretto dal maestro del villaggio, le loro famiglie: il barone, l’intendente, il pastore, il medico, la levatrice, i contadini. Si verificano strani avvenimenti che prendono un poco alla volta l’aspetto di un rituale punitivo. Cosa si nasconde dietro tutto ciò?
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Già storia del cinema. Un micidiale ritratto della Male intrinseco al monossido di carbonio, con tempi e potenza mai visti prima. Ancora più radicale e senza speranza dei Demoni di Dostoevskij, con coro di personaggi abietti, dal pastore ai Bambini, che con rigore vengono presentati con le stesse malattie congenite dei padri, in più vittima di disumana repressione ideologica, che quasi conferisce loro il Diritto al Male. Tranne i più piccoli, piccolissimi, il figlio del medico e il minore del pastore, che guardano alla morte e alla vita (di un uccellino) con stupore, carità, devozione e che stridono come una sirena, come il grido di dolore di un ragazzino ritardato. Un candore essenziale che sarà perso dopo pochi anni, proprio nell'età del 'nastro bianco', la coercizione morale grottesca del titolo. E' un giallo in cui tutti sono colpevoli; uno paesaggio umano così desolante che ricostruire i veri fatti, volutamente adombrati, sembra irrilevante. La brutale, realistica blasfemia di Haneke porta a chiedersi se sia peggiore un medico che umilia l'amante e violenta la figlia, o una bambina di pura forma, che nel suo intimo cova un rancore drammatico e disprezza qualunque forma di vita. La regia di Haneke è statica, geniale, perversa, violentissima. La sua filosofia è ancora peggio. Ha in mente un universo ostile, senza Dio, privo di scopo, ma anche della possibilità di una fiducia illimitata nell'uomo, che è mal concepito, schiacciato dalla percezione della sua natura, e che la peggiora, con la cultura, fino a renderla disfunzionale, che accetti il male senza nemmeno accorgersene. La prima guerra mondiale arriva senza soluzione di continuità, ed è un sollievo.