Giovane ebreo, appassionato della corsa, s'imbatte in criminale di guerra nazista che torna dall'Uruguay a New York per entrare in possesso di diamanti, custoditi per lui dal fratello ora defunto. Duello mortale.
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Il maratoneta è sicuramente uno di quei film che hanno lasciato una traccia indelebile nel panorama del cinema pur non essendo dei veri e propri capolavori.Alcune scene di questo thriller sono infatti indimenticabili,in particolar modo quelle podistiche della corsa a Central Park e dell’inseguimento notturno,anche se a onor del vero su tutte si staglia quella della tortura che sicuramente fara’ provare raccapriccio e tensione a tutti coloro che odiano andare dal dentista(e non solo). Schlesinger,firma un buon film,seguendo la miglior tradizione del thriller,dissemina la trama di personaggi,storie ed indizi,spezzetta il tutto fuorviando lo spettatore e dona a quest’ultimo la possibilita’ di ragionare su cio’ che sta vedendo sino a trascinarlo al completamento del puzzle che trovera’ il suo inevitabile climax nel finale ad alto tasso drammatico. Non tutti i meccanismi sono perfettamente funzionanti, causa una sceneggiatura che ruota intorno a molti personaggi e si basa su sviluppi risolti in alcune occasioni un po’ troppo velocemente. Il film comunque a mio avviso seppur imperfetto è sicuramente godibile,visto che si presta anche a qualche approfondimento non banale,tanto per cominciare è interessante notare la denuncia per nulla velata di eventuali collusioni tra criminali ed autorita’,poi il regista mostra come a tanti anni di distanza l’incubo del nazismo e dell’olocausto siano ancora vivi e si celino nelle coscienze e nei ricordi degli uomini,mostra inoltre che l’ingordigia e la sete di denaro siano spesso la causa della distruzione di un uomo. Hoffman fornisce una delle sue prove migliori,ben supportato dall’inquietante Laurence Olvier e da Roy Scheider.