il grande lebowski (1998)

I fratelli Coen.... che dire di più?
Basterebbe già questo incipit.
Eppure i Coen sono i Coen, ormai li si conosce.
I loro film non sono commedie interpretate da persone ... sono commedie umane, nel senso letterale del termine.
Non importa tanto l'ambientazione quanto chi la riproduce.
Paradossalmente, IL GRANDE LEBOWSKI è molto, molto simile a FRATELLO, DOVE SEI? per alcuni semplici motivi: personaggi ai margini della società o, comunque, mal messi ed emarginati ( o per motivi innati o per sciagure varie), dialoghi al limite del surreale (alcune frasi sembrano estratte da "Aspettando Godot" Samuel Beckett) e presenza scenica di molti attori talentuosi che, in questo caso, si sprecano.
A cominciare dal migliore, a mio avviso, in campo, rappresentato dal grandissimo John Goodman qui in veste di ex marine sui generis.
Il suo personaggio è qualcosa di deliziosamente americano puro e semplice, di quelli che hanno fatto i Vietnam, si vestono con lo smanicato da pesca, vestono abiti un pò vecchia moda ed occhiali dalle lenti gialle. Il prototipo di americano medio, secondo la concezione comune, di quelli di una provincia che potrebbe essere tranquillamente Columbine, per intenderci.
Altra grande presenza è, senza dubbio, quella di Steve Buscemi (personalmente non trovo esiste un suo film brutto) anche se qui relegato al ruolo di idiota sempliciotto.
Jeff Bridges dà anima e corpo, infine, ad un Drugo veramente bello quanto indisponente e accidioso.
Commedia umana, fatta di dialoghi comuni al limite del nonsense costruiti per personaggi emarginati dalla società tipica, lasciati in disparte che, grazie ai Coen, trovano il loro quarto d'ora di celebrità (anche se, in realtà, sono 117 minuti).
Bello, interessante e sinceramente accattivanete, una pellicola da non perdere e da rivedere, sicuramente.