il collezionista di ossa (1999)

Tratto dall'omonimo romanzo di Jeffrey Deaver (primo dei numerosi scritti dedicati al detective tetraplegico Lincoln Rhyme) il film, diretto dal robusto mestierante Philip Noyce, perde secco il confronto con il materiale di partenza. Manca di tensione e cupezza, nonostante una New York raramente così decadente, a ciò si aggiunga una sceneggiatura impacciata, a tratti sminuita da dialoghi di basso rango e passaggi importanti per l'inchiesta ridotti a momenti da sbrogliarsi in fretta e furia.
Comunque sia il tema di fondo, pur abusato, tira sempre. Il serial killer offre regolarmente il suo fascino perverso e in questo caso a tenere in scacco la polizia della Grande Mela ci pensa un inafferrabile omicida sul quale indaga un acuto ex poliziotto (il già citato Rhyme per l'appunto) che disperato e depresso per la sua condizione trova gli stimoli per tornare a darci dentro, pronto a catturare l'omicida utilizzando come sua estensione fisica una giovane agente.
Buone le interpretazioni di Denzel Washington e Angelina Jolie, questa agli albori di una carriera che si rivelerà luminosa.
Agli amanti del genere non dovrebbe dispiacere seppur la scarsa plausibilità di alcune sequenze sia indiscutibile, le pellicola è poi inficiata in ulteriore modo da un epilogo poco ispirato in cui a far capolino più che la tensione è il ridicolo. Anche il fatto di rivolgersi con sfacciataggine ad alcuni cult del filone non aiuta, "La finestra sul cortile" balza all'occhio immediatamente insieme all'idea di avvicinarsi a pellicole come "Seven" o "Il silenzio degli innocenti".
Poco interessante e sviluppato banalmente il rapporto tra i due protagonisti principali, e pure l'assassino non se la passa meglio con una definizione psicologica abbastanza inadeguata.