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In questo film Miike riprende l'idea del supereroe metà uomo e metà macchina e lo rielabora a suo modo, creando un film piacevole ma limitato da un concept originale che può essere sfruttato fino a un certo punto. La cosa più interessante è il concetto di supereroe nella mente di Miike e il suo confronto con uno dei film occidentali di maggior successo sull'argomento, ovvero lo scioltissimo Robocop. Mentre in America l'eroe è un poliziotto caduto eroicamente in missione, l'eroe Miikeiano è uno yakuza fallito che muore anche se il proprio boss, che dovrebbe essere difeso da lui, fa scudo con il proprio corpo per proteggere un semplice membro (cosa che nel codice d'onore yakuza è inconcepibile). Miike ha il merito di non prendersi troppo sul serio e tutto il film è un susseguirsi di momenti di violenza e momenti veramente demenziali (grazie anche a degli effetti speciali volutamente da b movie). Il concetto uomo-macchina riprende ancora una volta un'elemento costante dei film di Miike, ovvero la mancanza di origini del protagonista: se in alcuni suoi film questa lacuna si riscontra nella famiglia o nella propria etnia, qui la mancanza è dal punto di vista fisiologico con il proprio corpo. Anche se il dichiarato intento del regista era quello di infondere nello spettatore divertimento ma allo stesso tempo tristezza per alcune situazioni che si presentano, il risultato non è quello sperato, in quanto la componente demenziale e di puro intrattenimento ha il sopravvento. Comunque da vedere, pensando a "Vivo o morto, tu verrai con me"..