La vita dell'imprenditore italiano che ha dato il nome alle celeberrime automobili di lusso, in un biopic che si concentra più sulla sua figura di uomo, dal punto di vista privato, che su quella pubblica.
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Mann fa un lavoro strepitoso nel raccontarci uno spaccato della vita di Enzo Ferrari. Colpisce soprattutto la rappresentazione dello stesso fondatore della famosa casa automobilistica. Difficile capire se sia più merito dell'ottantenne regista, della sceneggiatura di Kennedy-Martin o della superba interpretazione di Driver (ovviamente tutti e tre ci mettono il loro tocco), fatto sta che ne esce un ritratto dell'uomo Ferrrari molto più che credibile: l'apparente impassibilità di fronte a tutto, il dolore per la morte del figlio sempre nel cuore, il mito che non viene mitizzato, il poco "corretto" rapporto con la moglie Laura e quello con Lina Lardi (bravissime anche la Cruz e Shailene Woodley) e il piccolo Pietro. E dopo averci raccontato le ambizioni dell'uomo, Mann fa parlare anche la strada, perché un film su Ferrari non può essere tale senza un po' di sana, spettacolare, adrenalina, culminante, in questo caso, nella tragedia.
"Ferrari" è un film che, a mio avviso e contrariamente ai pronostici, piacerà più ai profani di storia automobilistica che agli appassionati, perché per i primi ciò che viene raccontato sarà tutto una sorpresa, e un narratore come Mann è quanto di meglio ci si possa aspettare.