estasi di un delitto regia di Luis Buñuel Messico 1955
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estasi di un delitto (1955)

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locandina del film ESTASI DI UN DELITTO

Titolo Originale: ENSAYO DE UN CRIMEN

RegiaLuis Buñuel

InterpretiErnesto Alonso, Rodolfo Landa, Andrea Palma, Miroslava Stern, Ariadna Welter, Rita Macedo

Durata: h 1.29
NazionalitàMessico 1955
Generedrammatico
Al cinema nel Settembre 1955

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Trama del film Estasi di un delitto

Dal romanzo di Rodolfo Usigli: Archibaldo de la Cruz (Alessandro nella versione italiana) è un uomo ricco, distinto e feticista con l'hobby della ceramica. Ha un solo difetto: è un assassino di donne che, però, non ha mai ucciso le sue vittime. S'è limitato ad augurarsene la morte, azionando un carillon. Al resto provvede il caso.

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Voto Visitatori:   8,08 / 10 (30 voti)8,08Grafico
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Voti e commenti su Estasi di un delitto, 30 opinioni inserite

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JOKER1926  @  04/06/2015 03:33:46
   6 / 10
L'impressione sottile e silenziosa è che Luis Bunuel sia stato applaudito smodatamente nel corso del tempo; la nostra resta un'impressione che si basa su un relativo, ma reale, empirismo.

Un film che vorrebbe consegnare alla storia tale regista è "Estasi di un delitto", il titolo richiama ovviamente il mondo e il sottobosco delle manie del fatidico killer, nella fattispecie di questa produzione, il killer è un ricco borghese; traspare immediatamente la critica al contesto "malato".
Luis Bunuel vede nella borghesia e nella chiesa i punti di non ritorno di una società che decade in vizi e degenerazioni; anche in Italia abbiamo avuto virtuosi del genere, fra caos ed eccessi (Pasolini è così lontano?).
"Estasi di un delitto" parte sui binari di una storia che è etichettabile come commedia nera, parlare di surrealismo, ci appare un po' fuori luogo.
Da queste basi di tagliente commedia si passa poi ad una elaborazione scialba e nel suo anche (inevitabilmente) ripetitiva; la sceneggiatura come la storia soffrono di una mancata fase di decollo; i personaggi si schiacciano e la loro proiezione decade nell'ambiguità; il finale salverebbe il personaggio che è stato criticato (velatamente) nel corso del film. Tutto a cuor leggero, critica morsicata e ritmi bassi, Luis Bunuel ha prodotto qualcosa di più interessante.

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Ultima risposta 06/06/2015 12.39.43
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dobel  @  11/01/2010 15:18:18
   9 / 10
Grottesco, graffiante, ironico, cinico, sadico, in anticipo sui tempi, sincero, provocatorio, morboso... Tutto questo e anche altro è il film di Bunuel. Non è un giallo, non è un noir, non è un thriller, non è un poliziesco e non è molte altre cose; ma è un grandissimo film. Assolutamente da vedere! La libertà del grande regista messicano ha sempre fatto paura e disturbato parecchio. Io credo che l'arte, quando è tale e pertanto è intelligente, non debba fare paura anche se non la condividiamo nei suoi contenuti. La stupidità fa paura!!

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Ultima risposta 11/01/2010 20.34.12
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Invia una mail all'autore del commento wega  @  15/05/2009 20:23:50
   8 / 10
Tra il 1950 e il 1953 Bunuel girò ben dieci pellicole, per poi girarne una sola nel 1954. E' l' anno questo di "Ensavo de un Crimen", un film che il regista non voleva nemmeno fare per incopatibilità di tematiche, e che è insolito nella sua filmografia solo per rimanere in bilico tra commedia nera e giallo, e anche perché è l' unico ad avere un tema ricorrente - il carillon - a risvegliare dal terpore reale il protagonista oer catapultarlo nei suoi desideri repressi legati all' "amour fou" e all' immaginazione, e che anticipa ogni "delitto" (ebbravo Argento, manco il leitmotiv di "Profondo Rosso" è stata un' idea tutta tua, applausi!!). Ma pur non essendo il soggetto bunueliano in alcun modo, Luis è riuscito comunque a riscrivere un plot col quale riesce efficacemente nei suoi intenti blasfemi e nell' attacco di una borghesia incapace di provare soddisfazione alcuna, non riuscendo mai a portare a termine l' obiettivo prefissato ("Il Fascino Discreto Della Borghesia"). Personalmente la fotografia, a contrario dell' Egregio compà qui sotto, mi ha colpito molto soprattutto per il contrasto che riesce a dare la scelta di un sangue nero pece cromaticamente uguale a tutto il restante nero scelto dal fotografo (Augustìn Jiménez, e va beh pure lo scenografo et costumista), e attenzione alla struttura narrativa; definirlo falshback nel flashback sarebbe forse riduttivo. Finale ironico e grande Luis Bunuel, tra i più grandi di tutti.

4 risposte al commento
Ultima risposta 07/10/2011 22.04.34
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Gruppo COLLABORATORI ULTRAVIOLENCE78  @  21/04/2009 19:47:25
   7 / 10
“Conosco le mie debolezze e mi faccio paura […]. Talvolta desidero ardentemente di essere un santo, altre volte sento con certezza che potrei diventare un criminale”.

Un film imperfetto sotto il profilo formale (qualche pecca nel montaggio e una fotografia non eccelsa), ma assolutamente apprezzabile nella sostanza. Certo, i picchi, tanto nell’apparato visionario quanto in quello sarcastico, di opere quali “Un chien andalou”, “L’angelo sterminatore” e “Il fascino discreto della borghesia” sono ancora distanti; tuttavia non può lasciare indifferenti il modo in cui Luis Bunuel rappresenta, con salacità e uno spiccato humor nero, il gioco di contrasti e chiaro-scuri che connotano il soggetto esemplato, qui, da un rappresentante di quell’alta società da sempre bersaglio delle invettive e degli sbeffeggiamenti del regista spagnolo.
Attorno al personaggio principale gravita una schiera di nefaste “dark-lady” che, irretendolo puntualmente, non faranno che infondergli un senso di vendetta sempre crescente (memorabile la sequenza del forno crematorio), che però verrà frustrato da un Destino altrettanto beffardo.
Il finale, a prima vista affrettato e raffazzonato, lascia l’amaro in bocca; salvo non doverlo interpretare come l’ennesima burla ai danni del protagonista, ma anche nostri…

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Ultima risposta 15/05/2009 21.01.21
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